Catastrofico, Recensione

LA FINE DEL MONDO (1931)

Titolo OriginaleLa fin du Monde
NazioneFrancia
Anno Produzione1931
Durata105’
Scenografia

TRAMA

Il poeta Jean Novalic è dedito alla sofferenza e rifiuta l’amore di Genevieve. Suo fratello, astronomo, scopre che una cometa si sta dirigendo verso la Terra e la distruggerà: Jean, ormai pazzo, gli lascia in eredità i suoi scritti, affinché la catastrofe porti a una nuova pace mondiale.

RECENSIONI

Dopo il magniloquente Napoléon, Abel Gance firma la prima pellicola sonora francese, che non è da meno per ambizioni: raffigura se stesso, con un corto circuito fra autore e personaggio presente anche nel capolavoro citato, come un nuovo Messia, da subito travestito da ‘cristo in croce’ per poi, andando sopra le righe con enfasi inappropriate (alla Griffith), interpretare “l’ultimo romantico” che sogna invano un mondo migliore, viene “lapidato” (figurativamente e non) e finisce col perdere la ragione. Ma quando il poeta Jean Novalic esce di scena (in istituto psichiatrico) e lascia il posto alla “scienza” (il fratello), l’opera, catastrofica e apocalittica, avvince ed è all’avanguardia per stilemi, tecnici e non (di pathos): lenti deformanti, sonoro ampiamente sfruttato ricorrendo alle stereofoniche “ondes Martenot”, collaborazione (anche al montaggio) dello sperimentatore Walter Ruttmann, una drammaturgia che narra la vicenda con modi che saranno utilizzati per decenni a seguire. Nella parte finale catastrofica c’è chi si dedica alle orge (scena che fece scalpore), chi fa finta di niente, chi ne approfitta: il sogno di una repubblica universale, profetico nell’immaginarsi l’avvento di una Seconda Guerra Mondiale, cavalcava l’onda emotiva di un mondo abbruttito. Gance disconobbe l’opera per i tagli fatti dal produttore K. Ivanoff al suo montaggio originale di tre ore ma, superato l’empasse melodrammatico della prima parte e chiudendo un occhio sugli evidenti stacchi con accetta, si può intuire la grandiosità dell’opera, anche nella riflessione ideologica sottesa, dove si vuole (di)mostrare che il Male è il capitalismo (rappresentato da un ricco e piacente speculatore che violenta la protagonista) e viene combattuto in Borsa (il crollo di Wall Street lasciava i suoi segni), pur con poche speranze di successo (Gance era pessimista sul destino umano: vedere anche il precedente Per la patria). Ispirato al romanzo “I mondi immaginari” dell’astronomo Camille Flammarion.