Commedia, Recensione

JUNO

TRAMA

Minnesota. Juno MacGuff, sedici anni, non guarda The Blair Witch Project in Tv e sceglie un altro modo per ravvivare il noioso pomeriggio: intrattenere un rapporto sessuale con l’amico Paulie Bleeker. Quando scopre di essere incinta, però, iniziano i problemi e bisogna trovare una coppia perbene a cui affidare il nascituro.

RECENSIONI

If I could just have the thing and give it to you now, I totally would. But I'm guessing it looks, probably like a sea monkey right now, and I should let it get a little cuter.
(Juno)

Famiglia & Società americana ancora a riflettere su sé stesse: Juno è il dipinto libero e sottilmente anarcoide dell’ennesimo yankee freak di questi nostri anni. Lo era Bob Thorton in Bad Santa, irresistibile anche per le perfide sottigliezze che incorniciavano la storia – la mitica sparatoria a colpire le statuine del presepe -, lo è l’intera galleria umana paradossale e fuori luogo di Wes Anderson, lo sono certamente i membri sballati della famiglia in Little Miss Sunshine; e oggi si aggiunge Juno MacGuff, tra le declinazioni più complesse e convincenti della teoria. Continua dunque a svilupparsi un impianto cinematografico che strofina in casa i panni sporchi e, sotto l’involucro imballato del quotidiano, scava la fossa liberando un’amara risata a crepapelle: vedi la sequenza, onestamente irresistibile, della bambina asiatica a fare propaganda anti-abortista, per segnare il punto del dissidio su un tema scabroso di cui sarebbe meglio non parlare. Tale è il procedimento: con registro esteriormente ironico (ovvero: sorridente solo nella forma, per suggerire beffardamente “cose importanti”) Jason Reitman – 30 anni, indipendente, controcorrente: insomma, un uomo che è lecito apprezzare – non si fa pregare e affronta piaghe dolorose con inusuale levità problematica. Non c’è dubbio che Juno sia un mostro: lineamenti dolci, ma look sciatto e noncurante, non ha il privilegio di una madre naturale (e l’abbandono di questa è risolto con un'altra scelta memorabile: inquadrare inquietanti dettagli estetici nei pargoli del secondo matrimonio), sventola una rapida parlantina – dove la solidità della forma nasconde, naturalmente, una fragile sostanza – e si pone contraddittoriamente “contro” i dettati sovrimposti della propria età. Così la routine studentesca, le schermaglie di classe e il ballo della scuola (niente di più classico) si prestano vorticosamente a doppia lettura: Juno respinge tutto ma non fino in fondo, vi è poi fattivamente coinvolta e conferma le complessità sottotraccia, le superfici multiple e autoriflettenti che vivono felicemente nel plot. Merito della scrittura: la prima ora di film è splendidamente sceneggiata da Cody Banks con dialoghi taglienti, domande scomode e risposte fumantine, spassose citazioni assolutamente plausibili (inquadrando età, estrazione e interazione tra i protagonisti) e delicate aperture al nonsense, sotto l’egida di una voce off che affonda il dito nella piaga. I genitori non sono belli come vorremmo, i desideri intimi (di maternità, di normalità…) scontano la realtà effettiva, la coppia non è rifugio dai mali ma piuttosto loro concentrazione in quattro mura, l’attrazione (quella tra Juno e Mark, imbarazzante nella sua verità) è sempre irrimediabilmente segnata da fattori sociali; la vita è più merda di quanto sembra.
Juno dice tutto questo e Reitman lo mette opportunamente sullo schermo: attraverso soluzioni nitide e pulite, osando dove si presentano i margini – l’apertura, che allude al rapporto con ripresa dal basso per riprodurre divano e piedi dei ragazzi; la sequenza in camera di Bleeker, che ne racconta l’isolamento e si conclude con zoomata sulle mutandine di lei, chiuse nel suo pugno -, valorizzando dilemmi adolescenziali (cosa c’è di peggio dei sedici anni?) con tenerezza partecipata, si distingue inoltre nella direzione degli attori: verrà ricordata la prova della bellissima Ellen Page, ma nondimeno l’alter ego Michael Cera e il notevole congresso di comprimari. Peccato per la parte finale: venti minuti che sembrano deporre le armi e chiudere americanamente la faccenda, affievolendo le potenziali profondità sopracitate per concludersi stonatamente bene, nei pressi del mainstream; resta però la dolce alterità di fondo per dire che l’autore di Thank you for smoking, se libero da certi legacci, domani potrà davvero girare un filmone. Anche così, però, il discorso fila interamente e suona profondo alle sue corde. Sequenza cult: Juno si avvicina a Bleeker e, fissando la sua faccia da pollo, gli annuncia candidamente di essere stupendo facendoci piangere dal ridere. Il film vince la Festa di Roma 2007; risultato non contestabile, data la qualità di un concorso dove Juno si iscrive certamente tra i prodotti migliori.