Le cinéma selon Ozon

Gli anni Novanta

Alla rinfusa e senza ordine di preferenza, ecco quello che mi ha segnato e mi ha aiutato a fare cinema durante tutto il decennio: la bellezza semplice e brutale diKids di Larry Clark; l’emozione causata dalle collusioni ‘accidentali’ di corpi in Crash di Cronenberg […]; i piani sequenza e l’uso della musica in Principio y fin di Ripstein; lo sguardo e il corpo emaciato di Dutronc in Van Gogh di Pialat; il silenzio, l’abito di un ragazzo e le lacrime interminabili di una donna taiwanese in Vive l’amour di Tsai Ming-Liang; l’attrazione per la diabolica macchina cinematografica in Close up di Kiarostami; l’addio crudele di Chabrol a Stéphane Audran in Betty; la gioia della narrazione in Raising Cain di De Palma; i vagabondaggi e il corpo di un criminale in J’ai pas sommeil di Claire Denis; la ciocca ribelle di Igor ne La promesse dei Dardenne; l’umanità mistica e le inquadrature piene di odori de L’humanité di Bruno Dumont; […] il ricordo degli amici così vicini e troppo presto scomparsi in I’ll be your mirror di Nan Goldin.