TRAMA
Polonia, primi anni Trenta. Giovane fabbro viene convinto ad esibirsi come forzuto in un cabaret berlinese il cui proprietario si spaccia per profeta dell’impero nazista.
RECENSIONI
Lo sconfitto
Werner Herzog ha toppato? Purtroppo sì.
“Invincible” è fatto d’ingredienti pregiati, inesorabilmente corrotti da “corpi estranei” che si sono introdotti clandestinamente (come?) per sabotare il film. Ce l’hanno fatta, purtroppo. Molti bei momenti (le serate nel locale notturno, il sogno di Zishe), moltissima bella gente (Udo Kier, unico nei panni del gelido e raffinatissimo conte Helldorf), musiche di pregio (tra cui tre incisioni originali degli anni Venti, una chicca), la performance ipnotica di Tim Roth non bastano ad arginare il mare di melassa che si propaga ad ogni apparizione del loquace fratellino del protagonista, così come il senso di gratuità che inquina tutta l’ultima parte, quella “messianica”. Gli attori non professionisti, con la loro imperturbabilità, non aiutano a risollevare le sorti del film.
Poteva uscirne un ritratto efficace dei cabaret berlinesi, è venuta alla luce (o meglio, al buio della sala) l’ennesima miniserie pronta per il riciclaggio televisivo. La storia di questa forzuta Cassandra non mancherà, comunque, di far sentire tutti un po' commossi.