Commedia, Recensione, Spionaggio

INNOCENTI BUGIE

Titolo OriginaleKnight and Day
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2010
Durata109'
Sceneggiatura
Scenografia

TRAMA

L’agente segreto in fuga Roy Miller entra a gamba tesa nella vita di June Havens, precipitandola in una girandola di azione, inseguimenti e pallottole. Non le dispiacerà.

RECENSIONI

Innocenti Bugie funziona per i primi venti minuti: la sequenza dell’aeroporto è largamente decente, quella dell’aereo anche qualcosina di più. Nel senso che vengono mantenute le pre/omesse dell’operazione, ossia impacchettare un prodottino competente e levigato, un action/romantic/comedy dalla sceneggiatura scaltra, “brillante” per vincolo contrattuale, con la regia in continua, genuflessa adorazione delle due Star linkate da una chimica accettabile e la componente action che deve suonare comunque ricca e à la page perché, insomma, il biglietto del cinema costa e ci vogliamo divertire. Il problema è che di minuti, al momento in cui Tom Cruise si congeda momentaneamente da Cameron Diaz, ne mancano ancora novanta. Novanta minuti nei quali il lettore si incanta e ripete il ritornello ad infinitum, senza verve o variazioni sul tema, alternando azione, romanticismo, commedia dall’ambientazione esotica e spionaggio in proporzioni standardizzate e sclerotizzate, con una prevedibilità imbarazzante. Senza dimenticare massicce dosi di (auto?)ironia presunta “moderna”, che sembra messa lì un po’ perché ingrediente previsto nella ricetta, un po’ come àncora di salvezza dettata dal pudore e dalla decenza. Non è forse un caso che le idee registiche migliori siano all’insegna della sottrazione ellittica – ossia – quando il film è sul punto di “ripetersi” per l’ennesima volta, l’artificio del dormiveglia narcotico dei protagonisti permette al racconto di snellirsi e procedere per quadretti anche simpatici e autoconsapevoli (come a dire: tanto sapete cosa succede, vi bastano tre inquadrature per ricostruire il tutto).   

Ma la verità, che fino ad ora abbiamo cercato di dissimulare dando una parvenza di professionalità alla recensione, è che risulta impossibile parlare di Innocenti Bugie senza fare un discorso, blandamente fenomenologico, su Tom Cruise. Perché si era parlato di due star, ma in realtà (benché la Diaz sia protagonista di una prova complessivamente convincente) è Tom il Cruise ex machina dell’operazione, la Stella Polare di Mangold, il maschio dominante della compagnia. Knight & Day è una cruiseide a tutti gli effetti, una specie di campionario/catalogo nel quale lo Scientologyco Tom ricapitola se stesso e vorrebbe consegnarsi ai suoi (soprattutto, ardiamo, alle sue) fan sopra un piedistallo, col sorriso a 32 denti paresizzato su un volto in lotta contro il decimo lustro incombente, a torso nudo ben tornito ma sabotato dalle proverbiali spalle a gruccetta, imperterrito nella sua corsetta impettita e goffamente jesseowensiana, recidivo nella sua moto-guida seduto sul serbatoio, a gomiti larghi, con la rigidità di chi si ritrova un corpo estraneo incastrato in qualche orifizio. Con un prefinale esplicativo e un po’ patetico, nel quale Tom dà il meglio della sua atletica, superero(t)ica e subdolamente “ironica” (come no...) prestanza, mentre la Diaz, ridotta a mera spettatrice, lo guarda e si eccita sessualmente. Una tragica agiografia, insomma, del Cruise dongiovanneo e populista di Top Gun, Cocktail, Giorni di Tuono,Cuori ribelli e Mission Impossible, l’imposizione sfacciata di un Mito/Icona a un pubblico che forse lo ha dimenticato o forse non esiste proprio più. Pubblico che infatti, almeno in America, sembra aver decretato il sostanziale insuccesso del film.

Ultima, annoiata nota sul titolo originale e sulla sua traduzione. Che la distribuzione italiana sia ormai allo sbando e completamente fuori controllo è un dato di fatto (“La fantasia malata dei titolisti italiani oramai punta decisamente verso le manie suicide”, LP). Innocenti Bugie è un’innocua stupidaggine con scarsissima/nulla aderenza al contesto ma il titolo che – si fa per dire – traduce non gli è forse da meno: Knight and Day è un gioco di parole teoricamente simpatico ma forzato e asintoticamente prossimo al gratuito puro e semplice (la UberPila è chiusa in un cavaliere, ok, e Knight è il cognome sulla cassetta delle lettere dei genitori di Roy, ma insomma…).

Da sempre innamorato di un cinema classico, dopo Kate & Leopold Mangold ritenta la via della commedia e conta su di una discreta sceneggiatura, firmata Patrick O’Neill ma su cui hanno messo mano in molti per virare in passo scanzonato un thriller nato serioso (fra gli altri, Scott Frank, il Simon Kinberg di Sherlock Holmes e lo stesso Mangold). L’opera sa unire, come certi gioielli di Hitchcock e Stanley Donen (Sciarada), lo spy-thriller d’azione alla commedia rosa con True Lies, facendo leva su due dei più bei sorrisi di Hollywood, con Tom Cruise e Cameron Diaz che si seducono continuamente con lo sguardo, testimoniando una chimica perfetta. Lo schema è risaputo e/ma funziona a pieno regime, fatta la tara di due passaggi davvero inverosimili (lei che è certa che Roy sia vivo e si consegna al nemico, convinta che verrà a salvarla; la batteria che esplode proprio quando finisce in mano nemica), l’azione spericolata fa a meno del trucco digitale, sceglie di girare on location (da Salisburgo a Siviglia) e permette a Cruise di rifare Mission: Impossible con molta più ironia, vestendolo da gentleman premuroso come neanche Cary Grant (Intrigo Internazionale). Da un lato c’è il simpatico troppismo di sequenze impossibili (l’inseguimento fra Smart durante la corsa dei tori), dall’altro il divertimento “sofisticato” di un peperino nelle mani di un superuomo, con inventive soluzioni registiche (vedi le soggettive drogate, dove lo spettatore segue gli eventi a sprazzi). Sottovalutato, in generale.