Video

IL VIDEO DELL’ANNO 2018

#1

A$AP Forever
(A$AP Rocky feat. Moby)
diretto da Dexter Navy

Gang! Gang!

Come nella musica, anche sul fronte video A$ap ha sempre evitato strade consuete trovando in Dexter Navy un complice ispiratissimo. La sua ansia sperimentale ha finito per far sottovalutare il suo lavoro sia nell’uno che nell’altro versante (Testing è un album bellissimo, questo è un video bellissimo).
A$AP Forever se concentra una serie di luoghi comuni della videografia hip hop (la strada, la presentazione della gang-famiglia del rapper, la A$ap Mob), li sovverte con una scelta di stile tanto radicale quanto efficace. Alle rotazioni iniziali che, partendo dal sottosuolo risalgono in superficie, si abbinano una mitragliata di quadri infilati l’uno nell’altro e che emergono da dettagli imprevisti, secondo prospettive sbilenche o punti di vista capovolti. Green screen, manipolazioni digitali e un editing prodigioso per rendere il ribaltamento delle dimensioni spazio-temporali e far esplodere situazioni e figure in una stordente spirale di sipari.

Flyin’ out womens to boring shows/ I pray to God I don’t overdose

 

We kiss to Frank Ocean and Blond/ Convincin’ my bitch to go blonde

Di questo video ho sentito dire solo sul piano tecnico, come se la questione fosse esclusivamente virtuosistica: ebbene, non rileva quanto nuove siano le soluzioni utilizzate (non lo sono) o come vengano applicate (molto bene), ma quali allacciamenti semantici determinano, quali convergenze, quanto aderiscano al brano, a quello che esprime. Questo fa la differenza, per esempio, tra un Dexter Navy e i BRTHR: bravi, bravissimi, ma sempre un po’ prigionieri di una maniera che rimane più importante del senso che veicola. E qui ci sarebbe da dire anche del modo in cui le immagini assecondano puntualmente le suggestioni del testo, del montaggio commovente che cuce i segni in un mondo che combina emozione e ricordo. A guardar bene, quelli di A$ap sono sempre trip allucinati/ allucinogeni (un’occhiata alla sua videografia): la seconda parte (che campiona Moby anche nelle immagini – la sua effigie si mostra all’improvviso -) lo esplicita (quel fluttuare), l’universo liquido che si agita nell’iride dell’artista ci parla di un trip lisergico e il finale, che lo suggella, impone la rilettura di ogni singolo fotogramma del clip (e degli altri ad esso collegati). Del resto lo splendido Fukk Sleep (diretto da Diana Kunst) non è anch’esso un viaggio in una dimensione immaginaria, una sorta di Matrix/Wonderland nella quale, però, alla fine non entra soltanto la mente, ma il corpo stesso dei due protagonisti (Rocky e FKA twigs)?
Se L$D (ancora Dexter Navy, con la complicità dello stesso Rocky) era già un video sbalorditivo (gli dedicammo una delle copertine dello speciale 2015), ma denunciava spudoratamente la sua derivazione (Enter The Void, il film di Gaspar Noé), qui il regista sembra scrollarsi di dosso ogni suggestione palese per viaggiare sull’onda sonora, creando un flusso di immagini che, su un terreno realistico, crea una plausibile architettura dell’inconscio.

 

In my dreams, I’m dying all the time

 

COMMISSIONING ARTIST

Non sorprende allora che il commissioning artist del 2018 sia proprio lui, A$ap Rocky, con una trionfale batteria di video che sbaraglia il campo per compattezza tematica, coerenza nella resa del personaggio, lucidità nell’utilizzo dei linguaggi. Per tutti:  Sundress, diretto dal regista rivelazione del 2017 Frank Lebon, è un capolavoro in cui il congelamento dei contesti, con parallela paralisi delle persone che li abitano, restituisce lo sguardo interiore e analitico di un personaggio (la ragazza del protagonista) di fronte all’ovvio risultato della sua indagine sulla verità dei sentimenti in gioco. Video di una tale brillantezza tecnica, associata alla profondità dell’intento narrativo, che basterebbe da solo a mandare a casa pretendenti al trono grandi e piccini.

A$AP Forever
diretto da Dexter Navy

Praise The Lord (Da Shine)
diretto da Dexter Navy

Fukk Sleep
diretto da Diana Kunst

Sundress
diretto da Frank Lebon

Gunz N Butter
diretto da James Mackel

Tony Tone
diretto da Hidji Films for Awge

REGISTA


David Wilson
Sempre vario, di taglio visivo alto, concettualmente seducente, puntualmente divertente, linguisticamente ardito, con un occhio di riguardo all’animazione, in questi anni Wilson ha disegnato un percorso impeccabile che, a causa di contingenze varie, non ho mai consacrato nella sezione dedicata. Il 2018, allora, è l’anno in cui mi sembra lecito celebrare il suo operato. Progetti ambiziosi, ai limiti del salto al grande schermo, ma che mantengono un’aderenza alla specificità del mezzo che ce lo rendono ancora più caro. Acutissimo sempre, che si cimenti in una riflessione sulla mercificazione dell’arte (il long visual Money + Love per gli Arcade Fire, con Toni Collette) o nel glamouroso, fatuo musical per Dita Von Teese.

Oscar Hudson
In un’epoca in cui il videoclip o si consacra allo standard (coreografie, performance, icone) o al contenuto (idea, racconto, documentazione del reale), Hudson continua a sperimentare, a sondare i limiti del mezzo, a considerare eticamente la tecnica da utilizzare. Un’opera-riflessione di enorme valore teorico.

AG Rojas
Impossibile non nominarlo, soprattutto in una anno in cui ha sfornato Sky Full of Song e Hunger per Florence + The Machine e in cui ha sfoderato un’inedita ironia in Street Fighter Mas per Kamasi Washington, video che, coerente con l’austero registro che gli conosciamo, parte dal titolo per costruire,  su un percorso a metà strada tra i Coen e Jim Jarmush, una divertente parabola su un maestro dell’omonimo videogioco.
Un lavoro, il suo, che si muove parallelo a quello del sodale Vincent Haycock (si guardi il suggestivo Shades of Blue di Kelsey Lu).

Grant Singer

Dexter Navy

Anton Tammi
Rivelazione dell’anno.

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