TRAMA
WikiLeaks è una piattaforma web creata da Julian Assange, dove le “gole profonde” possono postare documenti segreti che rivelano crimini in modo anonimo. Julian gestisce tutto da solo, finché non si fida di Daniel Domscheit-Berg ed il mondo inizia a tremare davanti alle loro rivelazioni scottanti.
RECENSIONI
Lo sceneggiatore Josh Singer (i serial West Wing e Fringe) fornisce a Bill Condon, reduce dalla Twilight Saga (e tornato alle biografie, in cui si distingue), un resoconto a caldo sulla figura controversa, quanto la sua creazione, di Julian Assange. Si basa su due libri, uno redatto dal suo “socio” Daniel Domscheit-Berg, l’altro opera di due giornalisti del Guardian. Per quanto, con un bel tocco, Condon riporti anche un’intervista in cui Assange dichiara che entrambe le fonti sono piene di menzogne e che, quindi, il film sarà anti - WikiLeaks (“Nessuno dice la verità: se la vuoi, te la devi cercare”), in realtà quello del regista è un osanna all’operato di un hacker che ha fatto tremare il mondo, concedendo che il personaggio, bigger-than-life, ha le sue ombre ed ottusità (“Ossessionato dai suoi segreti, ha trovato un modo per dire quelli degli altri”). Per lo meno, esalta il suo strumento che garantisce l’anonimato: “Dategli una maschera e vi dirà la verità” (Oscar Wilde). Il cruccio etico presente nell’opera è risolto in modo condivisibile: è giusto proteggere le fonti, è giusto verificarle, è giusto pubblicarle integralmente, sempre che ciò non rechi danno ad innocenti. Il ritmo, la messinscena, il pathos, l’argomento, riportano a Tutti gli Uomini del Presidente (Julian e Daniel sono paragonati a Bob Woodward e Carl Bernstein), riletto alla velocità di internet e con sprazzi surreali - allegorici per restituire la “rete” e i suoi crismi (i cloni di Assange per i vari alias elettronici: “Gli altri sono io”). Il testo è esaustivo e fornisce una miriade di informazioni mentre riesce, anche, a dipingere personaggi convincenti con giuste dosi di ambiguità (immancabile, purtroppo, il pistolotto finale sulla nascita del quinto potere). Ma la linfa vitale della pellicola è la prova di Benedict Cumberbatch, che riesce, com’era nell’intento del regista, a indossare il protagonista con la giusta aura mitica, misteriosa, aliena.