TRAMA
Di ritorno dalla guerra un rappresentante malmaritato incontra per caso una ragazza incinta terrorizzata all’idea di tornare dalla sua famiglia senza un marito. Il giovane decide allora di aiutarla fingendo si averla sposata.
RECENSIONI
Remake di Quattro passi fra le nuvole, film italiano anni Quaranta di Alessandro Blasetti (stesso titolo in lingua originale), Il profumo del mosto selvatico ne riprende il canovaccio ma non lo stile. Il film essenziale e realista con Gino Cervi diventa una romantica commedia degli equivoci. L’ambientazione passa dall’Italia rurale all’incantevole vigneto di una famiglia messicana, ed è proprio questo uno degli elementi di fascino del film. La ricchezza delle tradizioni, il senso profondo dell’unità familiare, tramandato di generazione in generazione e nel rispetto della saggezza degli anziani, sono i temi insistiti che fanno da contorno alla storia d’amore. La sceneggiatura gioca molto sulla contrapposizione tra gringos e messicani, modernità e tradizione, città e campagna, mettendo in risalto l’importanza del legame con la terra e del rapporto di ogni uomo con le sue radici, radici che non sono solo il suo passato ma anche la base più solida per il suo futuro. Per questo è praticamente fatale che l’orfano idealista Paul rimanga irresistibilmente attratto non solo dalla giovane Victoria, ma anche dal suo mondo e dal calore della sua casa. Riuscendo più sul piano brillante (il nonno Anthony Quinn, le conseguenze della menzogna iniziale) che su quello drammatico (i convenzionali incubi di guerra del reduce), il film funziona soprattutto quando vola leggero sulla commedia e sul romanticismo. Si pensi alla scena in cui il nonno si ubriaca col falso genero sulle note di una canzone messicana ed a quella della serenata vera e propria (A walk in the clouds, dello stesso regista). Al contrario, il momento peggiore è proprio quello più tragico, cioè il disastroso incendio del vigneto, al limite del ridicolo (le piante sembrano cosparse di benzina!).
Presa come favola, la pellicola può risultare gradevole, grazie anche ad un cast vivace e multietnico, in cui spicca il nostrano Giancarlo Giannini nei panni di un messicano. Keanu Reeves si conferma attore di poco talento ma ha il viso angelico richiesto dal ruolo, più brava ed altrettanto in parte Aitana Sánchez-Gijón. Bellissima la fotografia.