
TRAMA
‘Doc’ è un medico pacifista, con moglie indiana e figlio, che vive in un tranquillo paese di campagna. I guai iniziano all’arrivo del padre pistolero e di un brutto ceffo che lo vuole sfidare.
RECENSIONI
Il west è “mio” perché, come sottolinea l’Io narrante del piccolo protagonista (tutto è visto con il filtro del suo sguardo), è mitico, sognato nei giochi “ai cowboy e gli indiani” di tanti bambini. Un west(ern) dove i cattivi (David Bowie) sono veramente cattivi, il papà è un eroe ed il nonno una figura “leggendaria”. Ponendosi vero l’opera con siffatto spirito, è più digeribile il dramma familiare all’acqua di rose, con l’Ovest americano rinvenuto in Garfagnana, nel parco delle Alpi Apuane (e a Vagli, in provincia di Lucca), appesantito da morale pacifista, percorso edificante (il riavvicinamento padre/figlio) ed un carattere protagonista (co-sceneggiatore) dall’accento toscano e con improbabile indole da “santo”. Peccato che Giovanni Veronesi non possegga l’estro lirico e figurativo per trasformare, di fatto e non solo di nome, la sua opera in una fiaba adulta (tòpos tematico del suo cinema). Nella prima parte, insiste troppo sulle corde sentimentali ed, infine, edifica un’epica rustica, un’involontaria recita di mocciosi per mamma e papà, ambientata in un sobborgo di provincia idilliaco, con tanto di scemo del villaggio. Il colpo gobbo (non ripagato, comunque, dal botteghino) è stato quello di ingaggiare Harvey Keitel e David Bowie: il primo ha sempre sorpreso in partecipazioni inusitate; la rockstar inglese, invece, ha accettato perché non voleva farsi sfuggire il divertimento di interpretare un villain pistolero, attorniato da spalle eccentriche (un rasta, un albino e una donna sadica). È il protagonista delle scene più gustose (quando canta “Glory glory hallelujah” o si fa fotografare nel saloon) in una pellicola tutta improbabile (gli indiani inseriti come coro greco…) che, come molti film di Veronesi, avrebbe tutte le carte per essere originale ma fallisce il bersaglio per mancanza di raffinatezza, troppo semplicismo, carenza di talento nella messinscena e nella drammaturgia. Per rendere appetibile un west che di western o spaghetti-western ha ben poco, ci voleva, paradossalmente, più o meno bizzarria. Bellissima Sandrine Holt.
