TRAMA
Costretto a scendere in città per fare scorta di provviste in pieno periodo natalizio, il Grinch si ricorda di quanto odiosa e sofferta gli risulti tale festività. Con l’aiuto del fido cane Max decide così di rubare il Natale e cancellarlo una volta per tutte dal calendario. Nel mentre, sempre in città, la bimba Cindy Chi Lou è determinata a incontrare Babbo Natale per parlargli di una questione molto personale.
RECENSIONI
“Il Grinch odiava il Natale e tutte le feste natalizie. Non chiedete perché, non abbiamo altre notizie. Era forse perché le sue scarpe gli eran strette ai piedi? O la testa non era per caso ben avvitata? Forse un motivo c'è per una mente tanto malata. Vediamo un po'. Il suo cuore a quanto pare era di due taglie più piccolo!”
Così Dr. Seuss descriveva il Grinch nel racconto How the Grinch Stole the Christmas! del 1957, che vedeva un minuscolo universo proliferare all'interno di un singolo fiocco di neve. Dopo l'amatissimo special natalizio animato diretto da Chuck Jones (1966) - riproposto ogni anno dalla tv statunitense - e il vilipeso film di Ron Howard (2000), ecco arrivare il boss della Illumination, Chris Meledandri, che si accaparra i diritti e ne produce una nuova versione per rettificare le parole dell'autore e scavare un po' nel passato del protagonista. Chi ha lodato la presunta fedeltà del remake allo spirito dell'opera originaria non deve aver considerato che è proprio il cuore della storia ad essere cambiato. Il Grinch da meschino farabutto dai felini occhi gialli diventa un adorabile misantropo, orfano solitario che, sin da quando era bambino, veniva puntualmente abbandonato durante le festività natalizie. Il particolare del cuore piccino è mantenuto - ci si chiede perché a questo punto – rivelando il problema di base di un film che, privo di qualsiasi ispirazione, è in bilico tra pedissequo adattamento e insipida rilettura. Ad essere incriminata non è semplicemente la natura ossimorica di questo esperimento (che, probabilmente, in mani più salde avrebbe trovato una valida ragion d'essere), quanto la totale pigrizia nello sviluppo di una storia che procede stanca e stiracchiata in un dilatato lungometraggio animato. Non aiuta il fatto che a produrlo sia la Illumination, lo stesso studio dietro i fortunatissimi franchise di Cattivissimo Me e Pets, di cui Il Grinch sembra quasi un innesto: la sua supposta cattiveria ricorda molto quella di Gru, così come tutti i suoi gadget (semplicemente meno hi-tech); il cane Max, da vittima consapevole, diventa fidato minion, mentre la madre single di Cindy Chi Lou, oberata di impegni, ricorda moltissimo la maialina Rosita di Sing. Insomma, dietro le zuccherosità e le rime del Dr. Seuss si nasconde un altro film Illumination dalla formuletta conclamata e acclamata, che si adagia sui punti forti di un universo già noto nel vano tentativo di impreziosirlo e arricchirlo finendo però per minarne le fondamenta (perchè il Grinch dovrebbe avere a casa sua un libro sul Natale se lo odia così tanto? Giusto per fare un esempio). Il tutto nel tentativo di gonfiare un racconto che ben si prestava ad uno special di 25 minuti, sfilacciandolo in diverse storyline ininteressanti e slapstick stantio esattamente come in Minions, ma al contrario di Cattivissimo Me 3 che, pur condividendo simili problematiche, aveva dalla sua delle gag brillanti e inaspettate.
Tutt'altra storia sul versante prettamente tecnico. Il punto di forza dello studio parigino è sempre stato il design, ammiccante e appealing che – senza raggiungere i livelli Disney – si distingue per un tocco decisamente europeo e più caricaturale. In questo caso il Grinch ne fa le spese e perde il suo sorrisone mefistofelico (tipico poi dei disegni di Chuck Jones) della sua controparte in 2D e gli occhi rotondi e verdi addolciscono e rendono innocue le sue fattezze bestiali. Cindy Chi Lou è adorabile, innocente e risoluta come la Agnes di Cattivissimo me. Tutto è tondo e paffutello (il vicino Mr. Bricklebaum e la renna Fred) e i vivaci colori contribuiscono a creare una perfetta atmosfera natalizia. Animazioni e virtuosismi di macchina fanno impallidire, per ovvie ragioni, lo special del '66, e a trarne vantaggio è soprattutto la sequenza della razzia di regali, alberi e dolciumi dalle case e dai camini dei poveri Chi Sà, dove il Grinch fa sfoggio di tutto il suo armamentario, anche se, a ben vedere, tali gimmicks ricordano molto quelli degli special animati degli elfi ninja di Prep and Landing della Disney, andati in onda sulla ABC tra il 2009 e il 2011. Insomma, la Illumination ormai stenta a uscire dalla stessa formula che l'ha lanciata nell'olimpo dei grandi studi hollywoodiani, annaspa nel cercare qualcosa di nuovo, finendo per citare involontariamente se stessa, senza però andare oltre il più facile e becero intrattenimento per famiglie. Magari i più piccoli si divertiranno ma quest'ultimo Grinch – punto più basso della loro filmografia insieme a Minions- lungi dal diventare un beniamino delle feste e puntuale protagonista della programmazione natalizia USA, rischia di passare presto nel dimenticatoio e di sciogliersi come un fiocco di neve al sole (con buona pace dei Chi Sà che vi abitano all'interno).