TRAMA
Thomas Crawford spara alla giovane moglie dopo averne scoperto una relazione extraconiugale. Dopo il delitto si autoaccusa dell’omicidio e decide di difendersi da solo in tribunale. La soluzione del caso da parte del giovane e brillante Willy Beachum sembra una mera formalità, ma le cose si riveleranno molto più complicate di come appaiono
RECENSIONI
Un ingegnere aeronautico progetta il delitto perfetto: uccide la moglie ma nasconde l'arma del delitto rendendo impossibile confermare l'evidenza criminosa dei fatti. Il mistero non è quindi nell'identità dell'assassino, palese fin dai primi fotogrammi, ma nel modo in cui l'omicida riesce a occultare la prova tangibile della sua colpevolezza. Il coinvolgimento è garantito da un avvocato rampante, assistente alla Procura Distrettuale, che pensa di concludere il caso con rapidità prima di passare a un prestigioso studio legale privato. Il ragazzo ha infatti la stessa conoscenza dei fatti dello spettatore. A dare mordente e progressione alle sue indagini contribuisce una sceneggiatura ben calibrata nell'approfondire i conflitti e nell'impostare quella che diventa una sfida all'ultimo sangue tra due personalità forti e con molto da perdere. L'importante sarà trovare, come suggerisce il titolo originale "Fracture" (più pertinente della ruffiana scelta italiana che rimanda senza motivo, se non di affinità sonora, a Il caso Thomas Crown di Norman Jewison), il punto di rottura, quello in cui il sofisticato meccanismo si inceppa. La regia di Gregory Hoblit (Schegge di paura, Il tocco del male, Frequency - il futuro è in ascolto) non si distingue per personalità, ma impagina con professionalità ed eleganza gli sviluppi della storia, avvincente anche in assenza di picchi di tensione. La sceneggiatura, pur affidandosi a cavilli legali non sempre immediati per gli estranei alla materia, tutto sommato tiene fino alla fine, con solo due cedimenti, uno legato alle capacità previsionali dell'assassino (come poteva essere sicuro che il negoziatore prescelto sarebbe stato l'amante della moglie?) e uno riferito alla redenzione dell'avvocato in carriera. La narrazione fa il possibile per motivare le sue scelte etiche, ma la rigidità delle premesse le rende difficilmente plausibili. Quanto agli interpreti, il giovane Ryan Gosling conferma la grinta rivelata fin da The Believer (esagera solo con mossette e gesti da vincente d'oltreoceano) e non soccombe alla bravura di Anthony Hopkins. Da par suo la star gallese rispolvera tutto l'armamentario di mezze misure, silenzi e affondi che gli hanno dato la notorietà nel ruolo di Hannibal Lecter. Il che non è certo un difetto, ma rende alcuni passaggi più prevedibili delle intenzioni. Da non perdere di vista Rosamund Pike, abile nello sfumare un personaggio antipatico e abbastanza monolitico come l'avvocatessa arrivista senza scrupoli.