Baro-metro

Il Baro-metro: sguardi dalla sala (10/2016) – 1

(dal 1º agosto al 31 ottobre 2016)

Se volessimo riferirci a un film per descrivere l’andamento del primo trimestre della stagione, Dario Argento, con il suo Profondo Rosso, sarebbe un’ottima ispirazione. Dal 1º agosto al 31 ottobre, infatti, il cinema non pare essere rientrato nelle preferenze del pubblico, almeno non nelle principali.

Ecco i tre mesi nel dettaglio (le percentuali si riferiscono al confronto con il 2015):

agosto: nonostante la povertà dell’offerta, il grande successo di Suicide Squad permette di arginare i danni limitando le perdite a –8,92% negli incassi e -8,19% nelle presenze;

settembre: si entra nel vivo del disastro perché manca un titolo acchiappapubblico. Alla ricerca di Dory non si comporta come Inside Out, molti film deludono e pochi riescono ad aprirsi un varco nell’indifferenza del pubblico, per cui le percentuali sprofondano a -19,18% negli incassi e -14,45% nel numero dei biglietti venduti;

ottobre : migliora, ma di poco, la situazione, con gli incassi che passano a -14,42% e le presenze a -14,73%.

Nonostante l’andamento poco incoraggiante, le percentuali annuali sono ancora positive: incassi a +6,46% e presenze a +7,39% rispetto al 2015. Di questo non si può che ringraziare Checco Zalone e il successo epocale di Quo Vado?, in grado di assestare i conti e coprire le falle, almeno a livello numerico.
Rispetto alle prime dieci posizioni del primo trimestre della stagione precedente mancano all’appello circa 8 milioni e mezzo di euro e più di un milione di spettatori. Dove sono finiti? Il fatto è che Alla ricerca di Dory e Pets non fanno le meraviglie attese. Se, infatti, Inside Out era riuscito a raggiungere, nel settembre 2015, i 25 milioni di euro, il sequel di Nemo perde per strada 10 milioni di euro. Discorso analogo per Pets rispetto al trionfo dei Minions. Per non parlare del fallimento, annunciato visto l’esito americano, di L’era glaciale: in rotta di collisione, punta minima, per riscontro e qualità, della saga di animazione più redditizia di sempre.

Ma entriamo nel dettaglio e analizziamo, come di consueto, le prime dieci posizioni della classifica stagionale. Ricordo, come al solito, le fonti: Cinetel, Boxofficemojo, Giornale dello Spettacolo, BoxOfficeBenful e Anec.

Da tenere a mente, infine, che gli incassi sono calcolati alla data del 31 ottobre 2016.


BOX OFFICE DAL 1ºAGOSTO AL 31 OTTOBRE 2016

Posizione – Film – Incasso – Presenze

1        ALLA RICERCA DI DORY – € 15.024.759 – 2.375.693

2        SUICIDE SQUAD – € 12.099.722 – 1.794.531

3        PETS – VITA DA ANIMALI – € 11.812.486 – 2.025.280

4        INFERNO – € 10.546.166 –  1.559.597

5        L’ERA GLACIALE: IN ROTTA DI COLLISIONE – € 8.698.334 – 1.433.038

6        IO PRIMA DI TE – € 7.049.461 – 1.199.336

7        BRIDGET JONES’S BABY – € 5.717.744 – 942.764

8        IL DRAGO INVISIBILE – € 3.517.853 – 576.643

9        CAFÈ SOCIETY – € 3.479.027 – 604.592

10      DOCTOR STRANGE – € 2.928.301 – 404.405

Vincitore annunciato, domina la classifica il film Disney / Pixar uscito il 15 settembre. Come abbiamo sottolineato un buon risultato, ma non eccezionale. E perché doveva essere eccezionale? Beh, prima di tutto perché il film Disney / Pixar uscito il settembre 2015, Inside Out, aveva fatto faville, ma anche perché Alla ricerca di Dory è il sequel di Alla ricerca di Nemo, per anni, con 940 milioni di dollari globali, il film di animazione con il maggior incasso di sempre, e terzo incasso italiano nella stagione 2003 / 2004 con 21,9 milioni di euro. Insomma, il sequel di un classico. In Italia esce dopo avere trionfato in tutto il mondo: 485 milioni di dollari negli Stati Uniti (ha sorpassato il primato di Shrek 2 diventando il maggiore incasso di sempre per un film di animazione) e oltre 1000 milioni di dollari globali, con riscontri più che positivi ovunque. Nel nostro paese domina il box-office settimanale per tre settimane consecutive, ma in ottobre deve cedere lo scettro a Pets. Ciò evidenzia il primo problema del periodo autunnale: l’affollamento di titoli che si rivolgono allo stesso target di pubblico. Problema che danneggia i colossi ma di cui fanno le spese soprattutto i film minori che, lo vedremo nelle altre sezioni del Barometro, non fanno in tempo ad affacciarsi sulla scena che già devono essere smontati. A questo occorre aggiungere che Alla ricerca di Dory vive soprattutto di rendita, perché è visivamente ricco e coloratissimo, tecnicamente ineccepibile, ma la storiella latita assai, le risate si accovacciano e la lacrimuccia è attaccata con lo scotch, insomma, carino ma niente di che. Poi, è anche vero che dalla Pixar siamo stati viziati e ci attendiamo soltanto capolavori o spruzzate di genio, ma, per restare al 2016, un film come Zootropolis della consociata Disney, è molto più brillante e riuscito. Per farla breve, il passaparola non è stato probabilmente così contagioso. Se a questo si aggiunge il numero nutrito di papà furbacchioni che pensano di fare il bene dei propri figli scaricando maldestramente film dalla rete, il gioco è fatto.

Discorso analogo anche per Pets che, in cerca di superlativi dopo i consensi mondiali conseguiti (868 milioni di dollari non sono uno scherzo!), si è dovuto accontentare di un riscontro più modesto, derivante anche da una carineria di superficie che non scalda il cuore e manda il pubblico a casa più frastornato che estasiato. Debutto al primo posto, nella prima settimana di ottobre, ma già in seconda posizione alla seconda, con un calo del 37%, dove cede il comando a Inferno. E dopo due settimane già deve vedersela con Cicogne in Missione e dopo poco con Trolls. Negli U.S.A., con 366 milioni di dollari, ha fatto meglio di Minions (336 milioni di dollari), ed è a un soffio da Cattivissimo me 2, con 368 milioni di dollari il film della Illumination che ha incassato di più nel mercato nordamericano.

In mezzo ai due colossi dell’animazione, il film che ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli esercenti italiani durante l’estate, il tanto discusso Suicide Squad, risposta DC Comics allo strapotere della Marvel. Uscito il 13 agosto, ha ravvivato il botteghino nazionale a colpi di 600, 700 mila euro al giorno, incurante della canicola, e ha confermato la validità del motto “purché se ne parli!”. Critiche al veleno e il dilagare di sfottò in rete hanno infatti, paradossalmente, attirato le masse anziché respingerle. Conseguenza: 745 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un budget di 175 milioni di dollari, di cui 325 milioni di dollari negli U.S.A. Quanti dovremo sorbircene ancora di questi filmacci inguardabili?

Al quarto posto, ma potrebbe migliorare la sua posizione, Inferno, il ritorno del professore di simbologia Robert Langdon, sempre interpretato da Tom Hanks, sempre diretto da Ron Howard e sempre tratto da un romanzo di Dan Brown. Ah, e sempre bruttarello. L’ambientazione nel nostro paese gli ha creato non poca pubblicità indiretta in Italia che, infatti, gli riserva uno dei migliori incassi al mondo. A bruciare è soprattutto il flop americano dove, nel primo week-end a fine ottobre, si ferma a 14,86 milioni di dollari. Ma il minore appeal era nell’aria già a partire dal tiepido riscontro del romanzo nonostante il successo editoriale, e la produzione deve averlo captato visto il budget di 75 milioni di dollari, dimezzato rispetto ai 150 milioni di dollari di Angeli e demoni e ai 125 milioni di dollari di Il Codice da Vinci. Il progetto, con un incasso globale ormai superiore ai 150 milioni di dollari, è già in attivo, ma i 758 milioni di dollari worldwide de Il Codice da Vinci e i 485 milioni di dollari di Angeli e Demoni sono un miraggio lontano e decisamente fuori portata.

Quinto posto per il quinto episodio della saga de “L’era glaciale”. Parlare di flop è sbagliato, costato 105 milioni di dollari ne ha infatti incassati globalmente 407 milioni, ma ha più che dimezzato i numeri rispetto al quarto capitolo. Va detto, però, che il quarto era orribile. E ciò ha inciso non poco sulla voglia di tornare in sala per l’ennesima rimasticatura scombiccherata e ripetitiva. Come dire, fregati una volta ci si pensa due volte prima di ripetere l’errore. Il titolo che uscendo il 25 agosto doveva segnare la fine del periodo estivo e il ritorno delle masse al cinema si è così rivelato molto meno contagioso e, di conseguenza, remunerativo del previsto, nonostante le 758 sale a disposizione.

Una vera sorpresa, se non l’unica, la sesta posizione di Io prima di te, il dramma sentimentale che traspone l’omonimo romanzo di Jojo Moyes. Si pensava a un possibile successo del target adolescenziale, invece il film si è imposto in modo trasversale superando ogni più rosea aspettativa. La cosa più curiosa è che si tratta di uno dei pochi casi in cui il posticipo rispetto all’uscita americana, avvenuta il 3 giugno, ha giovato al risultato, confermando l’imprevedibilità degli eventi. Meglio della Francia, dove è stato un flop con 856 mila dollari, e della Spagna, dove l’incasso si è limitato a 4 milioni di dollari, ma peggio della Germania in cui il film ha raggiunto i 20 milioni di dollari. Anche negli States successo medio da 56 milioni di dollari. Decuplicato, comunque, il budget di 20 milioni di dollari, a conferma della riuscita dell’operazione.

Settima posizione per il ritorno di Bridget Jones che segna, nel complesso, una notevole battuta d’arresto rispetto al trionfo del primo capitolo (282 milioni di dollari globali) e alla più debole seconda puntata (262 milioni di dollari worldwide). Del resto sono passati 12 anni, il mondo è cambiato, noi siamo cambiati, Renee Zellweger è diventata addirittura un’altra persona! A livello mondiale sono circa 175 i milioni di dollari incassati dal film e se l’operazione è in attivo (budget 35 milioni di dollari) si deve soprattutto alla fedeltà dei sudditi di Sua Maestà. In Gran Bretagna il film incassa infatti 60 milioni di dollari, piazzandosi al secondo posto nella classifica del 2016. Anche l’Italia mostra un interesse superiore alla media. Il film pare destinato a uscire dalla top-10, quindi in calo rispetto a Il diario di Bridget Jones (settimo posto stagione 2001/2002) e Che pasticcio Bridget Jones! (undicesima posizione stagione 2004/2005), ma è stato uno dei pochi titoli di questo fiacco autunno ad attirare il grande pubblico nelle sale. E quasi un milione di spettatori confermano l’appeal nel nostro paese di un personaggio ormai entrato nell’immaginario collettivo. Si pensava anche uscito, ma tant’è!

Fa meglio da noi che altrove anche Il drago invisibile, che nel primo trimestre della stagione conquista l’ottava posizione del box-office. Per un film Disney non si tratta di un grande risultato, ma le ambizioni erano medie, per non dire mediocri, già in fase produttiva, con un budget di 65 milioni di dollari (già completamente ripagato) e l’arginamento di qualunque pericolo narrativo indirizzando il film verso il target “famiglie di bocca buona”. Chissà perché buona parte della critica lo ha lodato. In ogni caso successo medio in U.S.A., con 75 milioni di dollari, come nel resto del mondo: 2,3 milioni di dollari in Germania, 5,2 milioni di dollari in Francia, 3,8 milioni di dollari in Spagna, 6,5 milioni di dollari in Gran Bretagna, 5,3 milioni di dollari in Australia. In Italia esce il 10 agosto e, praticamente senza rivali, si ritaglia uno spazio considerevole nel box-office, sia giornaliero che settimanale. Destinato inevitabilmente, da qui a fine luglio 2017, a perdere posizioni, farà sicuramente meglio dell’originale Elliott il drago invisibile da cui trae origine che concluse la sua breve tenitura piazzandosi al 99° posto del box-office nella stagione 1977 / 1978.

Al nono posto il film che ha aperto il festival di Cannes, tra il torpore di chi ormai, amante tradito, l’ultimo Woody Allen lo stronca a priori, e il sorriso malinconico di chi invece continua a godere delle sue ossessioni, che sono sempre le stesse, è vero, dette sicuramente in modo più incisivo in altre opere, ma che sono ormai un appuntamento imprescindibile. Café Society è stato accolto come un grande successo, ha avuto 420 sale a disposizione, è in top-10, se ne parla, in realtà è uno dei pochi film di Woody Allen destinato a chiudere in passivo. Il motivo è presto detto: è costato un sacco di soldi, ben 30 milioni di dollari, rispetto ai consueti 15, 20 milioni di dollari. Ma ha anche incassato molto meno. A sfruttamento ormai concluso, infatti, si limita a sfiorare i 25 milioni di dollari. È andato bene in Francia, dove ha raggiunto i 7 milioni di dollari, ma ha stentato negli U.S.A., dove si è fermato a 11 milioni di dollari. E anche in Italia è sui livelli di Irrational Man (3,2 milioni di euro) e Magic in the Moonlight (3,4 milioni di euro). I fasti di Midnight in Paris (8,8 milioni di euro) e To Rome With Love (7,7 milioni di euro) sono quindi lontani, ma anche i 5,1 milioni di euro di Basta che funzioni e i 4,5 milioni di euro di Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, non certo uno degli Allen più memorabili. Insomma, anche il pubblico di Woody Allen si sta assottigliando. Mancanza di un ricambio generazionale nei fan del regista, calo fisiologico, ripetitività, minore curiosità? Forse l’intreccio di tutte queste ipotesi.

A dimostrazione di un inizio di stagione tragico, conclude la classifica un film uscito il 20 ottobre, quindi nell’ultima settimana del nostro periodo di riferimento. In dieci giorni Doctor Strange riesce a entrare in top-10 ed è destinato a scalare ulteriori posti in classifica a dimostrazione, ce ne fosse bisogno, che è ancora supereroi-mania. Il pubblico pare quindi decidere di investire nella sala cinematografica solo per le opere sulla carta più spettacolari, arrivando anche a spendere 16 euro per il 3D nelle multisale. È questo il futuro della sala? Un grande e scoppiettante divertimentificio tra effetti digitali a profusione, botte da orbi e tinozze di popcorn? Chi può dirlo, certo è che molto, se non tutto, dipende da noi, quindi dalle scelte che facciamo e dai film su cui decidiamo investire i soldi del biglietto. Non dimentichiamolo mai!

L’andamento al box-office degli altri film usciti nel trimestre sarà analizzato attraverso un nuovo approccio. Non più una suddivisione per generi, ma il tentativo di capire cosa ha funzionato e cosa invece no partendo dai numeri. Non avete capito nulla? Continuate a leggere i capitoli successivi e tutto vi si rivelerà.

Buona lettura.


A seguire:

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