COSA IL PUBBLICO NON HA VISTO
Concludiamo la carrellata sui titoli dell’ultimo trimestre della stagione con un’analisi, inevitabilmente parziale, dei meno visti. Poco interesse, prevedibile, per alcuni titoli, usciti in poche copie, senza alcun supporto promozionale e nomi noti a sostenerne la visibilità. Per altri, invece, il fatto che il pubblico non sia accorso in massa è più difficile da comprendere. Tra parentesi, come al solito, la data di uscita in Italia.
Una doppia verità (15/6) – € 424.606
Bedevil – Non installarla (dal 28/06) – € 398.497
Nocedicocco – Il piccolo drago (1/6) – € 344.830
Richard – Missione Africa (dal 10/05) – € 321.733
Quando un padre (8/6) – € 289.251
Quello che so di lei (1/6) – € 287.507
Song to Song (25/5) – € 267.633
Aspettando il Re (15/6) – € 265.663
Wish Upon (13/7) – € 262.753
Parigi può attendere (15/6) – € 225.288
I peggiori (18/5) – € 222.000
Black Butterfly (13/7) – € 221.078
Codice Criminale (28/06) – € 203.310
Cuori Puri (24/05) – € 189.099
Ritratto di famiglia con tempesta (25/5) – € 185.106
Lady Macbeth (15/6) – € 173.295
Parliamo delle mie donne (22/6) – € 125.941
On The Milky Road – Sulla via lattea (11/5) – € 105.731
Savva (20/7) – € 103.695
INCASSI SOTTO I 100 MILA EURO (ordine alfabetico):
Cane mangia cane (13/7)
The Childhood of a leader (29/6)
CHiPs (20/7)
Girotondo (22/6)
I figli della notte (31/5)
Il tuo ultimo sguardo (29/6)
Io Danzerò (15/6)
L’infanzia di un capo (29/6)
Maria per Roma (8/6)
Orecchie (18/5)
Sette minuti dopo la mezzanotte (18/5)
Shin Godzilla – EVENTO
Sicilian Ghost Story (18/5)
Sieranevada (8/6)
Sognare è vivere (8/6)
Un appuntamento per la sposa (8/6)
Una Vita (1/6)
Che da Una doppia verità non ci si potesse aspettare granché era prevedibile. È infatti chiaro fin da subito che i volti noti, ma un po’ bolliti, di Keanu Reeves e Renée Zellweger tendono ad ammantare di lucido il classico fondo di magazzino: uscita direttamente in internet in U.S.A. e in home video in molti paesi (tra cui Spagna, Norvegia, Svezia e Polonia), recensioni negative (29% Rotten Tomatoes), voti del pubblico altrettanto bassi (sempre su Rotten Tomatoes solo il 33% lo ha apprezzato). In Italia lo distribuisce con generosità la Videa in 220 sale, ma il film non ha la grinta e l’appeal per imporsi: debutto al sesto posto con media trascurabile (€ 791), seconda settimana in discesa al settimo posto e terza già in caduta libera al 16°.
Più inatteso l’abbandono del pubblico nei confronti di un regista un tempo di culto come Emir Kusturica, anche perché nel periodo di uscita di On the Milky Road la protagonista Monica Bellucci ha riempito di bellezza ogni possibile copertina. La distribuzione parca (38 copie) non ha di certo aiutato, e la media per sala (€ 872), in linea comunque con la bassa affluenza del periodo, non lascia spazio a grandi slanci. Il debutto è quindi in 18esima posizione e la settimana successiva il film scivola al 26esimo posto. Che cosa non è andato? Un po’ tutto, forse soprattutto il film. Il tempo è passato (otto anni dall’ultima opera di fiction) e girare sempre lo stesso film, o comunque venderlo come tale, non ha di sicuro invogliato il pubblico.
Non sfonda nemmeno l’animazione, anche perché i titoli presentati sono privi di particolare appeal, oltre che di qualunque supporto promozionale, e si dovrebbe decidere di andare al cinema per vederli più che altro sulla fiducia. Ergo, vengono bellamente ignorati. Succede al tedesco Nocedicocco – Il piccolo drago, alla co-produzione tra Lussemburgo, Germania, Belgio e Norvegia Richard – Missione Africa e al russo Savva. Opere tanto deboli che risulta più conveniente riproporre Baby Boss per tutta l’estate.
Nonostante il gran parlare, e l’uscita in concomitanza con il Festival di Cannes dove sono stati presentati, vengono bypassati anche Cuori puri (50 copie) e Sicilian Ghost Story (38 copie), sulla carta non così allettanti, va riconosciuto. È poco visto anche un altro film di cui si è parlato molto, Lady Macbeth (46 copie), con fior di articoli su molti magazine, recensioni mediamente positive e un titolo suadente. I numeri, però, sono piccoli piccoli. Teodora fa quel che può per sostenerlo, ma alla seconda settimana, dopo il debutto all’ottavo posto in 46 schermi, le copie diventano 60 ma la media per sala passa da € 996 a € 612, segno di una tenuta non propriamente solida.
Terrence Malick con Song to Song ottiene invece il suo maggior successo dai tempi di The Tree of Life. Per lanciare il film la Lucky Red fa le cose in grande (261 copie), ma il tentativo di camuffare lo stile del regista facendo leva sull’appeal del super cast (Ryan Gosling, Rooney Mara, Michael Fassbender, Natalie Portman, Cate Blanchett) e vendendo il film per ciò che non è, cade presto nel vuoto. Il debutto è al nono posto con la media per sala più bassa della top-10 (€ 558) e la seconda settimana perde buona parte delle sale (rimane in 92) e crolla al 20° posto. La media per sala si abbassa ulteriormente (€ 291) e l’uscita di scena è inevitabile.
Per restare alle brusche cadute, va molto male anche I peggiori, debutto alla regia di Vincenzo Alfieri, anche interprete, che ha raccolto buoni consensi critici. Grazie alle 253 sale in cui viene distribuito dalla Warner Bros, l’esordio è al nono posto, ma la media (€ 584) è la più bassa della top-10. La seconda settimana resta in 174 schermi, ma la media dimezza (€ 212). Alla terza settimana scompare quasi dalla programmazione (resta in 20 sale) e gli incassi, già minimi, calano di un ulteriore 87%.
Tanti i fondi di magazzino proposti: il drammone con Gerard Butler Quando un padre, l’horror(accio) al passo coi tempi Bedevil, il modesto thriller Black Butterfly con l’ormai bucolico Antonio Banderas, il bocciatissimo Il tuo ultimo sguardo di Sean Penn e il floppissimo made in U.S.A. CHiPs che rispolvera invano i due famosi agenti dell’omonima serie televisiva.
Tra tanti film già dimenticati e dimenticabili, escono però anche alcune opera interessanti, ma si tratta per lo più di apparizioni, lanciate allo sbaraglio in pochissime sale: Ritratto di famiglia con tempesta (41 copie), The Childhood of a leader (numero copie non pervenuto, comunque poche), I figli della notte (54 copie), Io danzerò (46 copie), Sieranevada (22 copie), Un appuntamento per la sposa (56 copie), Una vita (18 copie).
A livello di incassi se la cavano un po’ meglio una manciata di altri titoli, ma solo perché hanno un po’ più sale a disposizione: Quello che so di lei (101 copie) e Parigi può attendere (75 copie).
Parliamo delle mie donne, invece, un Claude Lelouch più senile che mai, è unanimemente stroncato e viene completamente bypassato nonostante le 66 copie a disposizione.
Singolare il caso di Sette minuti dopo la mezzanotte: è l’adattamento di un romanzo abbastanza noto, ha un cast all star (Sigourney Weaver, Liam Neeson, Felicity Jones, Geraldine Chaplin), gode di buone recensioni sia al di là che al di qua dell’oceano, unisce il fantastico al dramma, ha avuto una distribuzione discreta (113 copie), eppure è passato come una meteora. Il primo week-end debutta al 14° posto con una media per sala disastrosa (€ 479) e la seconda settimana è già fuori dalla top-20. Strano il destino anche a livello internazionale: negli U.S.A. solo 3,7 milioni di dollari in 1.523 sale e nonostante la distribuzione capillare l’unico risultato degno di nota è quello spagnolo, dove il regista J.A. Bayona è una star nazionale e Sette minuti dopo la mezzanotte è il film più visto del 2016 con ben 28 milioni di dollari. Budget di 43 milioni di dollari impossibile da recuperare. Restando al regista, grande è l’attesa per il nuovo Jurassic World: Il regno distrutto, in arrivo a giugno 2018.
Può poco anche Tom Hanks, in questa stagione abbonato allo scrittore Dave Eggers (di The Circle abbiamo già parlato), per la trasposizione a opera di Tom Tykwer del romanzo “Ologramma per il re”. Che il film perda i lettori intitolandosi Aspettando il re è scelta discutibile. Di flop globale si tratta nonostante la distribuzione capillare: 7,8 milioni di dollari worldwide a fronte di un budget di 35 milioni di dollari. La Lucky Red ci prova sfoderando la consueta aggressività (208 copie), ma il film segue il trend mondiale e non decolla neanche da noi.
Shin Godzilla, 31º film della serie e reboot del più famoso lucertolone del Giappone, non esce in programmazione normale, ma come evento per sole tre giornate, dal 3 al 5 luglio. In tutte le giornate il film si posiziona al terzo posto grazie soprattutto al prezzo maggiorato, variabile dai 10 ai 12 euro. Come più volte sottolineato la mossa può funzionare nell’immediato (anche se il risultato non brilla particolarmente), ma alla lunga crea una sorta di disaffezione. Soprattutto perché di evento non c’è nulla, è un film normale per cui si deve però pagare un prezzo assurdo. Che senso ha se non quello di battere cassa?
SE IL TITOLO NON AIUTA
Ho impiegato 10 settimane per capire che Tutto quello che vuoi era il film di Francesco Bruni e quando l’ho capito il film era già uscito di scena. Sulla stessa scia la commedia surreale francese Qualcosa di troppo, ma anche, per restare in Francia, Quello che so di lei (in originale Sage femme, cioè La levatrice).
Di assoluta banalità, e di una genericità da slogan delle Scuole Medie, anche Sognare è vivere, debutto nel lungometraggio di Natalie Portman. Pensiamo se si fosse intitolato così La La Land (il concetto alla base del film è un po’ quello), chi se lo sarebbe filato? Sto esagerando, ovviamente, ma il titolo di un’opera è importante e dovrebbe almeno incuriosire. Di Sognare è vivere, invece, sembra già di sapere tutto. Per restare ai film del trimestre e ai titoli scacciapubblico, chi ha la benché minima voglia di sorbirsi Una doppia verità? Non sembra di averlo già visto sullo scaffale di un mercatino dell’usato o in una serie tv in tarda serata?
Per concludere, un appello ai distributori, anzi, una domanda: perché lasciare in originale il titolo di trasposizioni cinematografiche di opere letterarie uscite in Italia con il titolo tradotto in italiano? Succede in questo trimestre con The Dinner (in origine fu il romanzo “La cena” di Herman Koch), ma anche The Circle (di Dave Eggers), ed era successo anche nel trimestre precedente con American Pastoral, trasposizione del romanzo di culto “Pastorale americana” di Philip Roth. Per restare a Eggers, poi, perché tradurre il romanzo “Ologramma per il re” in Aspettando il re, scegliendo di tradurre in italiano ma modificando?
In rapida sintesi:
perché rischiare di perdere i lettori del libro?
Perché non sfruttare l’immaginario del lettore agganciandosi al titolo del testo letterario?
Perché non provare a trasformare i lettori in spettatori?
IL POSTER CHE VERRÀ
Nonostante se ne parli ancora poco è uno dei titoli più attesi della stagione, di quelli per cui tutti, ma proprio tutti, sono già con il fucile puntato pronti a sparare il loro livore. Del resto si tratta del remake (anche se pare si tratti più di una rivisitazione) di una delle vette artistiche di Dario Argento, un’opera divenuta di culto anche per le sue bizzarrie registiche, quindi il rischio di scontentare un’agguerrita fan base è alto. Se poi consideriamo che il regista è Luca Guadagnino, uno dei più amati all’estero ma bersagliati in Italia (non gli si perdonano tante cose, tra cui Melissa P.), il rischio raggiunge vette altissime. Che dire, proviamo a liberarci di qualunque pregiudizio e aspettativa ed entriamo in sala vergini, del resto dovrebbe essere sempre così. Protagoniste saranno Dakota Johnson, che agli sberleffi ci ha già fatto il callo e respira allure e successo dalla culla, e la divina Tilda Swinton (attrice feticcio del regista e di molti di noi). Ci sarà anche Jessica Harper, protagonista dell’originale e con una breve stagione di popolarità (la ricordiamo ne Il fantasma del palcoscenico e Amore e guerra). Non sono ancora previste date di uscita, ma il poster parla del 2017, quindi si suppone arriverà a breve sui nostri schermi.
Pagine precedenti:
ANALISI BOX_OFFICE – IV TRIMESTRE STAGIONE 2016 / 2017 + ESTATE
COSA IL PUBBLICO HA INTRAVISTO
A seguire:
GLI SPIETATI IN TRINCEA: LA VOCE DI UN ESERCENTE