(dal 1º maggio al 31 luglio 2023)
Fine stagione con il botto! L’arrivo di Barbie manda all’aria qualsiasi algoritmo e fa andare in tilt ogni più rosea previsione stabilendo record su record e inducendo finalmente all’ottimismo. Facendo anche dimenticare le tante ombre che aleggiano su una stagione complessivamente in forte ripresa ma con ancora problemi da risolvere. Ma vediamo le tendenze emerse nell’ultimo trimestre:
Un’attenzione spasmodica ai dati di incasso. Mai come negli ultimi tempi si parla dell’incasso dei film, come se fosse quello a dare valore a un’opera cinematografica. Nei toni dei tanti articoli che si leggono dedicati al box-office si applica la stessa logica che imperversa nei confronti di ogni notizia: si cerca il clic, l’effetto, la sensazione. Se tutto ciò attira anche l’attenzione sul cinema, lo fa però creando anche mostri e attribuendo patenti di successo e insuccesso che nulla hanno a che vedere con la realtà, magari basandosi su previsioni, giudicando il successo di un film prima ancora che sbarchi nelle sale, oppure considerando solo l’esito del primo giorno di programmazione o del primo week-end. Tutte informazioni che non sono notizie, ma supposizioni che invece vengono urlate come dati di fatto, generando un effetto contagio non sempre positivo. Prendiamo il caso di Elemental. Quanti sono stati i titoloni che si sono letti ovunque e che parlavano del film come flop con toni da tragedia greca? Ebbene, dopo poco più di un mese di programmazione è quasi andato in pari con il solo theatrical a causa di cali limitati di settimana in settimana e di un andamento costante che lo ha mantenuto nell’interesse del pubblico nonostante l’assenza di fuochi d’artificio. Bollarlo invece subito come flop non ne ha di sicuro facilitato la fruizione. Chi vuole andare a una festa dove pensa che non ci sia nessuno? Il percepito è fondamentale e danneggiarlo sulla base di supposizioni spesso farneticanti a chi giova? A chi clicca su quell’articolo sbraitante di sicuro no, a chi riceve quel clic invece di sicuro sì, perché ne fortifica la credibilità anche se si limita a fare rumore. Risultato: un blackout comunicativo.
I blockbuster vissuti come eventi fanno i miliardi mentre i restanti film non li vede nessuno. Si vive di estremi. Se c’è una cosa che l’ultimo trimestre ha dimostrato è come la tendenza di vivere di eventi si sia radicalizzata. In pratica si va in sala solo quando si pensa che ne valga la pena, quando il percepito è di dirigersi verso il centro del mondo, a fare quello che fanno tutti e di cui tutti parlano. Ma cosa diventa evento? Dati del box-office alla mano, unicamente i blockbuster provenienti da oltreoceano. Per questi, e solo per questi, sembra esserci interesse. Forza del marketing? Potere distributivo? Gusto occidentalizzato del pubblico? Le variabili sono di sicuro tante, vero è che di alternative appetibili non ce sono state. Cinema Revolution ha proposto un biglietto a prezzo scontato (3,50 euro) per i film italiani ed europei, ma di film italiani ed europei in sala ce ne sono stati pochi. Solo timidi tentativi caduti rapidamente nel vuoto.
Cinema italiano dove sei? È un dato di fatto. Il cinema italiano nell’ultimo trimestre, ma in tutta la stagione, non ha brillato. Il più visto è Il grande giorno con Aldo, Giovanni e Giacomo, ma anche loro che un tempo incassavano milionate e attiravano tutti-ma-proprio-tutti in sala, si sono dovuti accontentare di poco più di 7 milioni di euro di incasso. Nessun titolo italiano ha raggiunto i dieci milioni di euro. Come mai tale disaffezione? Ognuno ha le sue teorie. Non penso affatto che si facciano solo commedie sovrapponibili, è un discorso che si poteva fare anni fa. Ora la produzione è assai differenziata, solo che non trova spazio nell’interesse del pubblico. A mancare è sicuramente una macchina distributiva efficace, in grado di creare interesse nei confronti dei film proposti, ma la causa più sotterranea e trasversale è l’abitudine che si è data agli spettatori di attendere un certo tipo di film non più in sala ma direttamente in streaming. Una necessità in tempo di Covid, una scelta nel post pandemia. Succede così che i titoli italiani vengano percepiti come non necessari, da non vedere in sala, in qualche modo se non “inferiori” comunque esornativi e per creare interesse non c’è leva che conti davvero se non quella di generare interesse. Lo si è capito nel constatare come nulla sia cambiato proponendo un biglietto di 3,50 euro per i film italiani per tutta l’estate.
Il tramonto dei franchise storici. C’era un tempo in cui essere ancorati a franchise di successo garantiva immediato riscontro da parte del pubblico, aggiungendo spettatori a ogni nuovo capitolo, male che andasse a non perderne. Cosa sta succedendo ora? Perché si parla dei nuovi episodi di Indiana Jones e Mission Impossible come di insuccessi commerciali? Il vero problema non è tanto il calo di pubblico, fisiologico, anche in relazione al target a cui si rivolgono (con protagonisti spesso agée che poco invogliano giovani e giovanissimi), quanto il fatto che per produrre questi giocattoloni occorrono soldi, tantissimi soldi, e per rientrare dei costi con il solo theatrical dovrebbero essere non solo successi, ma grandissimi successi. Non aiutano anche in questo caso le etichette sputa-flop di molta stampa che anziché aiutare il percorso dei film lo castrano bollandoli immediatamente come tremendi flop. Dove sta la verità? Come spesso accade nel mezzo. Si tratta di franchise che hanno subito il passare del tempo e perso spettatori incassando cifre inferiori ai loro predecessori, ma film che incassano 350 milioni di dollari e più non possono essere definiti flop, si può dire che hanno incassato meno del previsto, che dati i costi spropositati non riusciranno a far quadrare i conti solo con la sala, ma i flop sono altri. Tra l’altro per questi giocattoloni l’indotto è maggiore rispetto ad altri film perché oltre alla sala e ai successivi canali di sfruttamento c’è anche il merchandising. Cercasi quindi neologismo che non spacci per flop film che non lo sono.
Il futuro è nelle IP? Lo hanno dimostrato Super Mario Bros e Barbie, prima ancora Lego, GI Joe e Transformers, ma anche i recenti Air, Tetris e Flamin’ Hot. Mentre franchise storici, trasposizioni live action di classici di animazione e supereroi hanno iniziato a stancare dimostrando una certa debolezza (incassi inferiori alle aspettative), c’è tutto un mondo ancora da scoprire dato dalle proprietà intellettuali. Il problema siamo sempre noi: siamo attirati da ciò che conosciamo. L’idea è quindi quella di coinvolgere il pubblico attraverso l’appeal di marchi famosi e dal forte potere d’acquisto non ancora sfruttati, o poco sfruttati, a Hollywood. I prossimi in arrivo sono i giochi Monopoly e Cluedo di Hasbro, ma c’è tutto un mondo ancora da scoprire e Hollywood sembra proprio intenzionata a farlo.
Ma veniamo ai dati del trimestre. Ricordo, come al solito, le preziose fonti: Cinetel, Cineguru, Boxofficemojo, Anec, Cinema in sala e l’esercente Flavio Baldoni. Gli incassi sono al 31 luglio 2023 e sono specificati tra parentesi dopo il titolo del film o nei riquadri riepilogativi. Tra i film del trimestre sono inclusi anche alcuni titoli usciti a fine aprile che hanno avuto pieno sfruttamento nel corso del trimestre successivo. Le percentuali sono calcolate rispetto all’anno precedente, quindi al 2022.
MAGGIO 2023
Incassi +55,78%, biglietti venduti +49,22%.
Il trimestre comincia positivamente grazie al successo di titoli attesi e di grande richiamo che incontrano il favore del pubblico. Guardiani della galassia vol. 3 (€ 10.911.287) e Fast X (€ 11.810.432) monopolizzano l’attenzione degli spettatori e fanno grandi numeri, con un andamento opposto rispetto agli U.S.A., dove il film Marvel incassa 358,9 milioni di dollari contro i 145,9 milioni di dollari della saga di Toretto & friends. Un andamento che si appiana, ma resta sempre a favore di Guardiani della galassia vol. 3, a livello globale (845,3 milioni di dollari contro i 704,7 milioni di dollari di Fast X). Si dirà che l’anteprima romana di Fast X ha aiutato molto l’appeal commerciale del film nel nostro paese, ma allora perché non è successo lo stesso per Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, anch’esso con premiere strombazzatissima e cliccatissima?
A fine mese parte bene anche La sirenetta (€ 11.966.169), che darà però il meglio di sè nel mese di giugno, mentre il cinema italiano prova a difendersi facendo quello che può con La quattordicesima domenica del tempo ordinario (€ 919.480) e Rapito (€ 1.787.037) che gode della vetrina di Cannes in cui era in concorso. Il d’essai propone un doppio François Ozon con due titoli che però ricevono un’accoglienza molto diversa. Arriva prima Mon crime (€ 879.175) che fa scintille nei circuiti d’essai (le soglie sono, ahimé, basse), mentre il successivo Peter von Kant (€ 68.867) non desta interesse.
Non decolla nemmeno l’animazione giapponese con Suzume (€ 640.015), con un incasso in linea con quello di Your Name e Weathering with You che, però, erano usciti solo come eventi di pochi giorni. È una piccola sorpresa invece Ritorno a Seoul (€ 342.743), dalla distribuzione inevitabilmente parca come per tutti i film provenienti dai festival che non hanno traini particolari al di là della qualità, che gode di un’ottimo passaparola che lo mantiene in programmazione per molte settimane. I flop del mese sono Adam Driver in versione action con 65 (€ 622.360 e 60,7 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un budget di 45 milioni di dollari), Nicolas Cage nei panni sulla carta perfetti di Dracula in Renfield (€ 201.708 e 26,3 milioni di dollari worldwide, ben lontani dal budget di 65 milioni di dollari) e l’italiano La caccia (€ 88.786) che arriva fiducioso raggiungendo 223 sale per poi uscire immediatamente di scena.
GIUGNO 2023
Incassi +37,60%, biglietti venduti +56,83%.
La differenza in termini percentuali tra incassi e biglietti venduti è dovuta all’incidenza della Festa del Cinema che per cinque giorni, da domenica 11 a giovedì 15, consente l’ingresso in sala per tutti i film a € 3,50, con l’onere dello sconto, ed è questa la differenza rispetto alle precedenti edizioni, non a carico degli esercenti ma del Ministero della Cultura. Nelle cinque giornate le presenze sono state complessivamente 1.205.710, con un aumento del 187% rispetto allo stesso periodo del 2022. Durante il mese entra nel vivo anche Cinema Revolution che dal 16 giugno al 16 settembre (poi esteso al 21 settembre), consente l’ingresso in sala per i film italiani ed europei pagando solo € 3,50 (anche in questo caso con rimborso automatico di € 3 a carico del MIC). La buona notizia del mese è anche che si segna un aumento degli incassi pari al 17,8% e dei biglietti al 21,4% sulla media dello stesso periodo degli anni dal 2017 al 2019.
Il titolo trainante di giugno è sicuramente La Sirenetta (€ 11.966.169), ma va assai bene anche Spider-Man – Across The Spider-Verse (€ 6.414.272) che doppia abbondantemente i 2,8 milioni di euro del precedente Spider-Man: Un Nuovo Universo. Si difende pure Transformers – il risveglio (€ 2.778.650), settimo capitolo della saga dei robottoni della Hasbro e sequel di Bumblebee, sia in Italia che a livello globale (429,8 milioni di dollari), grazie soprattutto all’incidenza dei mercati internazionali (63,5%), in primis la Cina che supporta il film con un incasso di 91 milioni di dollari.
Tra i blockbuster, parte sottotono Elemental, ma bollarlo come flop è un grande errore (come lo è sempre in via preventiva o dopo appena un giorno o il primo week-end di programmazione), infatti è uno sleeper e tomo tomo quatto quatto resta in programmazione fino ad agosto inoltrato e sempre in top-10. Tra gli altri, illude The Flash (€ 2.665.368), ma dopo la buona partenza cade a perpendicolo (268,3 milioni di dollari globali per un cinecomic sono briciole), per cui l’assenza di promozione a causa dei guai con la giustizia di Ezra Miller non ha di sicuro aiutato, non decolla Fidanzata in affitto (€ 721.605), nonostante la presenza di Jennifer Lawence, che conferma come la comicità sia uno dei generi più difficilmente esportabili, e nonostante sia un horror non brilla The Boogeyman (€ 787.512) che però svolge egregiamente la sua funzione di film medio (budget 35 milioni di dollari, incasso worldwide 82,3 milioni di dollari).
Sempre tragica la situazione italiana, in cui svetta la modesta accoglienza per Denti da squalo (€ 248.691 in 290 sale) e Un matrimonio mostruoso (€ 192.316 in 267 sale), ed è poco brillante anche il d’essai, anche in considerazione degli abbassati standard di incasso per tale tipologia di film; per dire, Emily è premiato da una buona media per sala nella prima settimana di programmazione, ma non va oltre € 305.617 pur essendo arrivato in 142 sale; Spoiler Alert (€ 48.115) e Prigione 77 (€ 38.074), invece, non se li fila proprio nessuno.
LUGLIO 2023
Incassi +138,4%, biglietti venduti +127,4%.
Luglio è il mese dei record, sorprendente perché prima di tutto inatteso o, meglio, non atteso in questo modo e così a senso unico. Si puntava infatti razionalmente su buoni risultati dei franchise rodati, quindi Indiana Jones e il quadrante del destino (€ 5.773.105) e Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno (€ 4.089.523), invece questi hanno funzionato meno del previsto e a brillare è stato soprattutto Barbie che ha segnato vari record catapultando il pianeta, per una volta Italia inclusa, al cinema. Risultati talmente straordinari, per il mese di solito fanalino di coda della stagione, che hanno superato anche quelli di gennaio. Un luglio, insomma, da ricordare. Per trovarne uno migliore bisogna andare indietro fino al 2011, in cui perà era uscito Harry Potter e i doni della morte – Parte II, il capitolo finale di una saga milionaria.
Oltre a Barbie non è il vuoto, ma si estremizza quanto già evidente nei mesi precedenti: gli unici film in grado di attirare spettatori sono i blockbuster americani. Se la cava discretamente anche Insidious – la porta rossa (€ 1.434.439), quinto e ultimo capitolo della saga “Insidious”, mentre fa flop un film di animazione come Ruby Gillman la ragazza con i tentacoli (€ 975.067), non legato ad alcun franchise ma con il marchio Dreamworks e un marketing aggressivo (a sfruttamento ancora in corso, ma parecchio avviato, l’incasso mondiale è di 40,1 milioni di dollari a fronte di un budget di 70 milioni di dollari).
Nonostante l’iniziativa Cinema Revolution il cinema italiano e quello europeo continuano a non attirare spettatori. Le ragioni sono sostanzialmente due. La prima è che non è la leva del prezzo quella su cui puntare per indurre il pubblico in sala, la seconda che di film italiani ed europei arrivati in sala con un marketing decente non ce ne sono stati. Non è quindi un discorso di qualità, ma di modo di proporre i film. I pochi arrivati, infatti, vengono percepiti, anche se non lo sono, più come fondi di magazzino che come film imperdibili. Succede quindi che nulla lasci il segno, né Animali selvatici (€ 101.534), né Cattiva coscienza (€ 153.785)
BOX OFFICE DAL 1° AGOSTO 2022 AL 31 LUGLIO 2023
Posizione – Film – Incasso – Presenze
1 AVATAR – LA VIA DELL’ACQUA – € 44.793.374 – 5.057.087
2 SUPER MARIO BROS – IL FILM – € 20.394.211 – 2.800.312
3 BARBIE – € 19.183.462 – 2.564.974
4 MINIONS 2 – € 14.779.806 – 2.187.883
5 LA SIRENETTA – € 11.966.169 – 1.796.266
6 FAST X – € 11.810.432 – 1521.899
7 GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3 – € 10.911.287 – 1.451.130
8 BLACK PANTHER – WAKANDA FOREVER – € 8.465.232 – 1.141.387
9 IL GRANDE GIORNO – € 7.218.963 – 1.019.006
10 CREED III – € 6.832.324 – 917.311
L’ultimo trimestre della stagione difficilmente riserva grandi sorprese, il più ormai è fatto, invece succede che ben quattro film rivoluzionino il box-office con risultati sorprendenti. Il più eclatante è sicuramente Barbie, che in in soli dodici giorni diventa il terzo film più visto della stagione, ma hanno ottenuto incassi milionari anche La sirenetta, Fast X e Guardiani della galassia vol. 3. Tutto ciò a scapito ovviamente del cinema italiano che resiste in classifica solo grazie ad Aldo, Giovanni e Giacomo e al loro Il grande giorno, mentre Le otto montagne e La stranezza escono dalla top-10.
Dando un’occhiata alla classifica in generale, ci sono sei film legati a franchise importanti (Avatar, Minions, Fast & Furious, Guardiani della galassia, Black Panther e Creed), il rifacimento di un classico Disney (La sirenetta) e la new entry di due proprietà intellettuali (Barbie e Super Mario Bros), nuova miniera d’oro a cui si guarderà nel prossimo futuro. Sta quindi lentamente tramontando l’era dei cinecomic, sempre meno presenti, con solo Guardiani della galassia e Black Panther in grado di entrare in top-10.
Animazione presente con due titoli, ma a dominare non è più la Disney, che sta pagando le conseguenze di una politica poco lungimirante improntata unicamente al sostegno dello streaming, bensì Illumination, a cui si devono i due unici film presenti in top-10: Super Mario Bros e Minions 2.
A seguire:
IL BARO-METRO: SGUARDI DALLA SALA (04/22_23) – PARTE 2
Buona lettura.