Baro-metro

Il Baro-metro: sguardi dalla sala (04/2015)

(dal 1º febbraio al 30 aprile 2015)

Per il terzo trimestre della stagione si può tirare fuori lo spumante e festeggiare. In base ai dati forniti da Audimovie, infatti, nei primi tre mesi dell’anno le presenze al cinema sono aumentate dell’8,4%. Se, poi, aggiungiamo il mese di aprile, il dato migliora sensibilmente, perché il confronto con il 2014 è schiacciante: si parla di un aumento vicino al 30%.

Ma è tutto oro quello che luccica? Ovviamente no! Non è nemmeno tutto nero come le solite cassandre non fanno altro che ripetere a ogni occasione. L’esperienza cinematografica vissuta in sala, infatti, è ancora un importante punto di riferimento. Gli spettatori, quindi, ci sono. Il successo, però, è sempre più legato al trionfo di singoli titoli che hanno finito per monopolizzare i dati di ogni singolo mese. A Febbraio ha trionfato Cinquanta sfumature di grigio, per ora il film più visto della stagione, Marzo ha visto imporsi la versione live action di Cenerentola e Aprile è proseguito nel segno di Fast & Furious 7, un successo eclatante e oltre ogni più rosea previsione, con l’aggiunta del forte debutto di Avengers: Age of Ultron a fine mese.

Numeri importanti per una manciata di titoli (tutti superiori al maggiore successo della stagione precedente, Maleficent, dominatore incontrastato con “appena” 14 milioni di euro) che hanno fatto il mercato. Grande assente il cinema italiano, il cui maggiore successo resta Si accettano miracoli a inizio 2015, in fase di particolare stanca e incapace di trovare quella sintonia con il pubblico che aveva in passato. Ci vorrebbe una ventata d’aria fresca, un nuovo fenomeno in grado di intercettare, magari attraverso il ritorno al “genere” (lo ripetiamo da lustri), un sentire contemporaneo. A soffrire è anche il cinema medio. Attualmente o incassi milioni di euro o non ti vede nessuno. È difficile che riescano a trovare spazio quei film che non nascono come blockbuster ma che sono spinti dalla forza del passaparola. Superare le tre settimane in classifica è sempre più arduo e se non hai alle spalle un grande sostegno da parte della distribuzione, è praticamente impossibile. Riescono nell’impresa The Imitation Game e La teoria del tutto, ma hanno il supporto degli Oscar, e solo pochi altri (L’amore bugiardo con 7 milioni e mezzo di euro in primis). Gli incassi intermedi, quindi, latitano.

Per capire come si concluderà la stagione sono decisivi gli ultimi mesi, quelli storicamente nemici della sala cinematografica per il nostro paese. Come ogni anno le promesse sono tante, il cinema non va in vacanza e bla bla bla. Diventeranno realtà o passeremo l’estate tra i migliori film della stagione a prezzo ridotto nei multiplex, nelle arene estive e con le monosale cittadine chiuse per ferie?

I dati delle successive elaborazioni, che entreranno nel dettaglio dei singoli titoli usciti nel trimestre analizzato, derivano dai siti Cinetel, Giornale dello Spettacolo, BoxofficeMojo, Screenweek, Audimovie e sono aggiornati al 30 aprile 2015.


OSCAR

Il 22 febbraio 2015, con l’apprezzata conduzione di Neil Patrick Harris, si è svolta al Dolby Theatre di Los Angeles l’87ª edizione della cerimonia degli Oscar. Poche le sorprese e molte le previsioni rispettate. Probabilmente è inutile fare una classifica degli incassi dei film vincitori di Oscar, anche perché alcuni appartenenti alla stagione precedente (Grand Budapest Hotel, vincitore per costumi, scenografia, trucco e colonna sonora, e Ida, proclamato migliore film straniero), altri a sfruttamento già concluso (il campione di incassi Interstellar, vincitore per gli effetti speciali, che conferma il poco amore dell’Acamedy per Christopher Nolan, e il trionfatore per l’animazione Big Hero 6 che ricorda invece, casomai ce ne fossimo dimenticati, lo strapotere della Disney), altri ancora rieditati per l’occasione ma senza successo (il sopravvalutato Boyhood, per cui Patricia Arquette vince come non protagonista, uscito a ottobre 2014 e tornato nelle sale a fine gennaio 2015).

Può comunque essere curioso verificare il rapporto tra Oscar e Box-Office:

01 – AMERICAN SNIPER – € 19.018.408

02 – INTERSTELLAR – € 10.720.794

03 – BIG HERO 6 – € 9.586.813

04 – THE IMITATION GAME – € 8.309.361

05 – LA TEORIA DEL TUTTO – € 5.464.234

06 – BIRDMAN – € 4.692.062

07 – GRAND BUDAPEST HOTEL – € 4.590.000

08 – SELMA – LA STRADA PER LA LIBERTÀ – € 1.860.925

09 – WHIPLASH – € 597.819

10 – IDA – € 562.000

11 – STILL ALICE – € 561.195

12 – BOYHOOD – € 541.722

13 – CITIZENFOUR – € 33.640

Birdman, il vincitore dei premi più importanti (miglior film, regia, sceneggiatura originale e fotografia), conferma uno svecchiamento dei giurati (l’inevitabile ricambio generazionale) perché opera complessa e non così facilmente digeribile per il grande pubblico che, comunque, è accorso numeroso: 103 milioni di dollari globali, di cui il 41% dagli Stati Uniti (42 milioni di dollari) e il 59% dagli altri mercati (61 milioni di dollari). Ottimo il risultato italiano, complice anche la buona accoglienza al festival di Venezia, dove è stato film di apertura (scandalosamente a bocca asciutta di premi), e, soprattutto, lo strategico posizionamento da parte della 20th Century Fox a ridosso degli Oscar (è uscito il 5 febbraio). Il debutto è al quinto posto in 191 sale con, però, la migliore media per schermo del box-office (€ 4.297). L’ottimo andamento è confermato da un calo limitato al 20% nella seconda settimana, quando le sale diventano 206, e il trend si conferma alla terza settimana, con una diminuzione degli incassi pari al 19%. La settimana post Oscar aumentano gli schermi (321), e Birdman risale al quinto posto. Resta in top-10 fino a metà marzo, e in top-20 fino a inizio aprile continuando, anche nelle retrovie e in poche sale, a destare interesse e curiosità nel pubblico. Budget di 18 milioni di dollari ampiamente ripagato.

Discreto il riscontro per Selma, premiato con l’Oscar a John Stephens e Lonnie Lynn per la migliore canzone (“Glory”). Il debutto è il 12 febbraio e nel primo week-end conquista la settima posizione in 271 sale (media per sala € 2.423). Calo limitato alla seconda settimana (-33%), parallelamente a una contrazione degli schermi (che passano a 257) e della media per sala (€ 1.751). Il post Oscar non sfrutta la vetrina: le sale si riducono a 100 e il film crolla al 16° posto. Ormai il più è fatto e la quarta settimana si riducono ulteriormente sia gli schermi a disposizione (48), che gli incassi (-50%) e la posizione in classifica (19sima). Considerando il discreto debutto, con un maggior sostegno avrebbe potuto ambire a qualcosa di più. Negli U.S.A. incasso di 52 milioni di dollari che copre già integralmente il budget di 20 milioni di dollari.

Destino analogo per Whiplash, vincitore morale con ben tre Oscar: J. K. Simmons migliore attore non protagonista, miglior montaggio e miglior sonoro. Esce con ottima pianificazione il 12 febbraio, ma solo in 25 sale e debutta al 18° posto con 83 mila euro e una media per sala di € 3.321. Alla settimana successiva le sale diventano 30 e il film sale al 16° posto, incrementando dell’11% gli incassi. 40 le sale nel post Oscar, ma l’andamento è stabile: 17° posto    e media per sala (intanto passate a 40) di € 2.176. Calo moderato del 25% alla quarta settimana, del 26% alla quinta e del 35% alla sesta, ma diminuiscono anche gli schermi, riducendo la presenza del film alle sole città capozona e poco più. Peccato, perché una distribuzione più generosa da parte della Warner Bros avrebbe garantito sicuramente numeri più significativi. Uscita limitata anche negli Stati Uniti (567 schermi), per un incasso di 13 milioni di dollari. Tra gli altri paesi supera il milione di dollari solo in Gran Bretagna (2 milioni 446 mila dollari) e ottiene numeri significativi solo in Corea del Sud (11 milioni 600 mila dollari). Il film è in attivo (grazie al budget minimale di 3 milioni e 300 mila dollari), ma, come già evidenziato, una maggiore diffusione lo avrebbe ulteriormente premiato. In fondo non si tratta di un’opera così ostica e sperimentale, anzi, pur con una forma suadente e di grande efficacia, i valori trasmessi sono gli stessi (un poco rancidi) di sempre.

Il film che ha consegnato l’Oscar meno inaspettato, quello (finalmente) a Julianne Moore come migliore attrice protagonista, è Still Alice. La malattia è molto cara all’Academy (vedi anche il premio al migliore attore) e il morbo di Alzheimer consente a Julianne Moore un’interpretazione strepitosa. Che fosse il suo anno lo si era capito anche dalle pedine abilmente giocate durante la stagione: premio a Cannes per Maps to the Stars e abbraccio definitivo del grande pubblico come new entry nella saga “Hunger Games”. Unico passo falso il flop Il settimo figlio, ma in pochi se ne sono accorti e la sua presenza ha contribuito ad accendere i riflettori sul film. Comunque sia l’aura indipendente non ha trasformato Still Alice in un film da non perdere: 18 milioni 656 mila dollari l’incasso negli Stati Uniti (uscita in 1.318 schermi) e neanche 10 milioni di dollari dagli altri mercati, senza punte particolarmente significative (superano i 3 milioni di dollari solo Danimarca e Gran Bretagna). In Italia arriva il 22 gennaio in 82 schermi e nel primo week-end conquista la decima posizione, ma la media per sala non brilla (€ 1.976). Alla settimana successiva perde 19 schermi e scende in 15esima posizione. Cala anche la media per sala (€ 1.668). Vivacchia tra il 20º e il 30º posto nelle settimane successive e non rialza la testa nemmeno dopo la vittoria della Moore, anche perché la Good Film ne centellina la presenza privilegiando la distribuzione di Black or White. A beneficiare della visibilità della Moore è più che altro Il settimo figlio, che esce proprio in prossimità del verdetto dell’Academy.

Grazie a I Wonder Pictures arriva nelle sale Citizenfour, il documentario premiato con l’Oscar di Laura Poitras sull’informatore Edgard Snowden. L’uscita è il 16 aprile, in sole 23 sale. Nel primo week-end non va oltre il 28° posto, con una media per sala particolarmente modesta (€ 668). Calo del 34% nella seconda settimana, ma la media non decolla (€ 692), a dimostrazione di un interesse limitato del pubblico. Negli Stati Uniti raggiunge 105 schermi e incassa 2 milioni 800 mila euro. Briciole dagli altri mercati (poco più di 200 mila dollari, pari al 6,7% del totale di 3 milioni di dollari).
Abbiamo già parlato nel numero precedente di The Imitation Game, Oscar alla migliore sceneggiatura non originale e grande successo internazionale (220 milioni di dollari worldwide), La teoria del tutto (Oscar a Eddie Redmayne come migliore attore protagonista e 121 milioni di dollari di incasso globale) e American Sniper di Clint Eastwood (Oscar per il miglior montaggio sonoro), vero outsider della stagione, capace di decuplicare i costi di 58,8 milioni di dollari e campione di incassi a sorpresa anche nel nostro paese.

Sono usciti in questo trimestre anche Foxcatcher (il 12 marzo), candidato a ben cinque Oscar, e Wild (il 2 aprile), con due candidature, entrambi bocciati dall’Academy. Nemmeno gli incassi sopperiscono alla mancata vittoria. Il film di Bennett Miller debutta in 137 schermi, ma non va oltre l’undicesima posizione, con una media piuttosto bassa di € 1.363 che scoraggia la BIM a sostenere il film. Già alla seconda settimana, infatti, le sale dimezzano e la media ha un ulteriore tracollo (€ 819). Alla terza settimana resta solo in 17 schermi e a fine aprile limita gli incassi a 326 mila euro. Che cosa non ha funzionato? Il trailer? Troppi superlativi nelle frasi di lancio? Steve Carell irriconoscibile? L’atmosfera solenne incline al mattone? Difficile dirlo, perché al di là dell’ottimo riscontro critico il pubblico non ha premiato l’opera in nessun mercato: 12 milioni di dollari negli U.S.A., 2 milioni e mezzo di dollari in Gran Bretagna e briciole dagli altri paesi in cui è uscito.

Nemmeno Wild di Jean-Marc Vallee, prodotto e interpretato da Reese Witherspoon, riesce a ritagliarsi uno spazio significativo. A coprire il budget di 15 milioni di dollari è sufficiente il mercato americano (37 milioni 874 mila dollari l’incasso in patria), minore il risalto negli altri mercati, che incidono sul totale nella misura del 27,9% (14 milioni 621 milioni di dollari). In Italia esce forse troppo tardi rispetto alla vetrina degli Oscar, sta di fatto che finisce per destare poco interesse. Ad essere cauta è anche la distribuzione della 20th Century Fox, che limita l’uscita a 91 schermi (il debutto è al 14° posto), ridotti a 64 già dalla seconda settimana. Anche l’andamento della media per schermo (parte da € 1.218 e scende subito a € 641) indica un notevole disinteresse: poche sale con poco pubblico. Peccato, perché meritava maggiore attenzione e una distribuzione più studiata avrebbe potuto valorizzarlo. A fine aprile è fermo a 250 mila euro.


ANIMAZIONE E FILM PER FAMIGLIE

NOTTE AL MUSEO 3 – IL SEGRETO DEL FARAONE

DATA DI USCITA 29 GENNAIO 2015 – INCASSO € 5.779.637

Era il 2007 quando in Italia arrivò Una notte al museo. E fu subito trionfo. Un debutto da record (3 milioni 642 mila euro) e un totale di ben 11 milioni 480 mila euro (dodicesima posizione nel box-office stagionale). Il successo fu planetario, con 250 milioni di dollari in U.S.A. e 574 worldwide, in grado di ripagare ampiamente l’alto budget di 110 milioni di dollari. Al di là dello scintillio dei dollaroni il film era davvero poca cosa: la simpatia di Stiller, discreti effetti speciali, un’idea di partenza geniale ma sviluppi sotto il minimo sindacale. Inevitabile, dato il risalto ottenuto, ipotizzare un seguito. Una notte al museo 2 – la fuga arrivò nel 2009, proponendo la new entry di Amy Adams, un budget in crescita (150 milioni di dollari) e un ulteriore abbassamento, se possibile, dell’età del target di riferimento. Risultato: un calo di interesse generalizzato (177 milioni di dollari negli U.S.A., 413 worldwide e in Italia 6 milioni 930 mila euro). Con il terzo capitolo, già in fase di studio dal 2010, e con la scomparsa di Mickey Rooney e Robin Williams in corso d’opera, si scomoda il British Museum e la relativa ala egizia, ma i risultati calano ancora: “solo” 113 milioni di dollari negli U.S.A. e 354 globali. L’Italia perde circa un milione 200 mila euro. Diminuisce anche il budget, che “scende” a 127 milioni di dollari. Il trend non premia l’operazione che risulta comunque in attivo. Arriverà un quarto episodio? Ancora presto per dirlo, ma non è da escludere, di musei celeberrimi al mondo ce ne sono a bizzeffe, il brand è ormai affermato, un ritorno comunque c’è stato, e l’originalità non è mai stata il fine ultimo del cinema commerciale made in U.S.A.

MUNE – IL GUARDIANO DELLA LUNA

DATA DI USCITA 5 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 1.683.014

Tema ecologico, mistero dell’ineluttabile, personaggi evocativi, ambizioni poetiche. Questi gli ingredienti del film di animazione di Alexandre Heboyan e Benoit Philippon distribuito da Notorius. Un’opera derivativa (Miyazaki è ben presente) ma anche personale nel trattare fuori dagli schemi una storia di grande fascino (l’alternanza del giorno e della notte) accarezzando il mito e solleticando il sogno. Non tutto è a fuoco nella visione dei due registi, ma forse è proprio ciò che vogliono. Ai bambini piace, gli adulti ne restano più spiazzati che affascinati. Finora è uscito solo nel nostro paese, con un discreto riscontro considerando l’assenza di rimandi e la forza della sola novità. Il debutto è al settimo posto con 635 mila euro in 277 sale (media discreta di € 2.292). Alla seconda settimana il calo è del 39% e il film scende in nona posizione, mentre alla terza perde un ulteriore 44%. Come per molti film a target famiglia, è nei fine settimana che si intensificano le presenze e questo consente una lunga tenitura. Per dire, a metà aprile è ancora in 67 sale e nel box-office settimanale è 25esimo. Una politica dei piccoli passi impensabile per altri generi. In Francia uscirà ad agosto 2015.

SHAUN, VITA DA PECORA

DATA DI USCITA 12 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 2.405.298

In origine fu la serie televisiva, realizzata in stop-motion dalla britannica Aardman Animations e trasmessa sul piccolo schermo a partire dal 2007. All’origine dell’origine ci sono però Wallace & Gromit, l’inventore appassionato di formaggio e il suo fido cane, perché la pecora Shaun compare per la prima volta nel 1995 nel corto Una tosatura perfetta. Il successo crescente della serie, che deve la sua forza a un umorismo sottilmente british e all’assenza di dialoghi, spinge la Aardman a progettare un intero lungometraggio dedicato alla sua nuova eroina. Il risultato entusiasma i nuovi fan ma delude un po’ i vecchi, perché altro non è che una rimasticatura di gag ed episodi già visti in tv. In Gran Bretagna è grande successo, con un incasso di circa 20 milioni di dollari, nel resto del mondo esce tra marzo e aprile, ad eccezione degli U.S.A. dove è stato presentato al Sundance senza che sia stata prevista una release su grande schermo. In Italia esce una settimana dopo la Gran Bretagna, in contemporanea con Cinquanta sfumature di grigio, con cui non condivide certo lo stesso pubblico. Il debutto nel primo week-end è al quinto posto: 724 mila euro in 299 schermi, con una discreta media per sala (€ 2.423). Nella seconda settimana Koch Media lo sostiene, aumentando il numero delle copie (che passano a 350), e il botteghino aumenta dell’1%, consentendo al film di restare stabile in quinta posizione (media per sala € 2.158). Alla terza settimana comincia il calo (13° posto e media per sala in caduta libera a € 938), anche perché arriva il ciclone SpongeBob – Fuori dall’acqua. La fase discendente continua alla quarta settimana, dove perde un ulteriore 56%. Ormai il più è fatto.

SPONGEBOB – FUORI DALL’ACQUA

DATA DI USCITA 26 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 5.119.623

SpongeBob – il film incassò, nel 2005, 140 milioni di dollari, ripartiti tra U.S.A. (85 milioni di dollari) e resto del mondo (55 milioni di dollari), a fronte di un budget di 30 milioni di dollari. In Italia non fece scintille limitando l’entusiasmo a 445 mila euro. Dopo dieci anni poteva essere molto rischioso rinverdire il mito della simpatica spugna gialla, invece l’operazione è stata un grandissimo business, superiore a qualunque aspettativa: 162 milioni di dollari in America e 148 milioni 600 mila dollari nei mercati extra-americani (è record in Brasile con ben 17 milioni di dollari), per un totale di quasi 311 milioni di dollari. Il budget è più che raddoppiato, lievitando a 74 milioni di dollari. Anche in Italia debutta direttamente al primo posto con 2 milioni 304 mila euro e la migliore media per sala, e sono 566, della top-20 (€ 4.071). Perde il 51% degli incassi alla seconda settimana e scende al terzo posto, è quinto alla terza settimana e nono alla quarta, con un trend in fisiologica discesa che però conferma un interesse per il film superiore alle aspettative. Come mai tanto successo? Grande merito è sicuramente del marketing, con un trailer irresistibile, disponibile parecchi mesi prima dell’uscita nelle sale, che ha esaltato i più piccini evitando di allontanare gli adulti; ammiccare ai supereroi, inoltre, ha sicuramente aiutato, ma bisogna anche dare merito al film e alla sua capacità di osare, puntando più che mai sul nonsense. Una scelta che ha nettamente diviso, senza però creare un passaparola negativo e penalizzante per gli incassi, che dei detrattori non hanno affatto risentito.

HOME

DATA DI USCITA 26 MARZO 2015 – INCASSO € 2.845.550

Dopo il mancato Oscar per Dragon Trainer 2 e il flop di I pinguini di Madagascar, era fondamentale per la Dreamworks Animation tornare a scalare le classifiche. Anche perché i precedenti Turbo e Mr. Peabody e Sherman non è che abbiano fatto scintille. E successo, almeno in patria, è stato: debutto superiore a qualunque aspettativa con un primo week-end a 54 milioni di dollari. Immediato, nel lunedì successivo, un +7% delle azioni Dreamwoks a Wall Street, segno di una rinnovata fiducia nei confronti di una società che sembra destinata a riprendersi dopo un momento di difficoltà. Mettendo da parte i numeri e le azioni, però, l’operazione, al di là quindi del buon esito commerciale, in gran parte dovuto all’effetto Rihanna (su cui la protagonista è ricalcata) e a un marketing che evidentemente ha toccato le corde giuste, mostra chiaramente le difficoltà della ricetta Dreamworks. Gag e stanchezza creativa, infatti, rischiano di offuscare lo sberluccichio dei dollari e di penalizzare la società nel lungo periodo. Ciò che manca sono sceneggiature organiche, in grado non solo di stupire nell’immediato, prediligendo gli effetti alle cause, ma anche di lasciare un segno nell’immaginario. A fine aprile gli incassi U.S.A. raggiungono i 162 milioni di dollari, a cui si aggiungono 150 milioni di dollari dagli altri mercati, per un totale di 312 milioni di dollari, in grado di ripagare abbondantemente il budget esorbitante di 135 milioni di dollari. Più tiepido, come si diceva, il riscontro globale: 13 milioni di dollari in Australia, 17 milioni di dollari in Russia e 30 milioni di dollari in Gran Bretagna, per il resto numeri modesti. Tra questi anche l’Italia, dove il film di Tim Johnson non decolla mai, nonostante l’uscita durante le festività pasquali baciate dal cattivo tempo, e segna il record negativo come incassi per un film Dreamworks. Il debutto è al terzo posto del box-office in 415 schermi, con una media non esaltante (€ 1.643). Al secondo posto L’ultimo lupo incassa di più in molti meno schermi (316). La situazione migliora la seconda settimana, dove il film scende in quinta posizione ma vede gli incassi aumentare del 16%. È un fuoco di paglia però, perché alla terza settimana resta in 264 sale, con una media in netto calo (€ 947), e scende in settima posizione. La quarta settimana va un po’ meglio, la riduzione negli incassi è pari solo al 5%, ma all’andamento altalenante corrispondono comunque numeri modesti.

OOOPS! HO PERSO L’ARCA…

DATA DI USCITA 9 APRILE 2015 – INCASSO € 306.027

Dopo il Noah di Darren Aronofsky ci si mettono in quattro paesi (Germania, Belgio, Lussemburgo e Irlanda) per raccontare diluvio universale e problematiche annesse attraverso un film di animazione destinato ai più piccini. Esce il 9 aprile, subito dopo Pasqua (anticipare di una settimana gli avrebbe giovato) in ben 274 schermi, ma debutta in decima posizione con un risultato piuttosto mediocre (114 mila 647 euro) amplificato dalla media per sala scarsissima (€ 418). La seconda settimana perde 50 schermi ma pochissimo come incassi (solo il 12%), però la media resta bassa (€ 455). Alla terza inizia a uscire di scena perdendo altri 106 schermi e riducendo il già debole appeal (è 15°). Un maggiore promozione avrebbe aiutato. L’Italia è il primo paese in cui esce e raggiungerà altri territori (Corea del Sud, Gran Bretagna, Irlanda, Polonia, Germania, Russia) nei prossimi mesi.

STRANGE MAGIC

DATA DI USCITA 16 APRILE 2015 – INCASSO € 17.269

Anche in casa Disney non tutte le ciambelle riescono col buco. Anche se in pochi se ne sono accorti. Il primo film nato dalla Lucasfilm dopo essere stata acquistata dalla Disney, attraverso una collaborazione tra Lucasfilm Animation Singapore e Industrial Light & Magic, è un flop mondiale. Pare che George Lucas abbia lavorato allo sviluppo del progetto per 15 anni ispirandosi a “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare e contaminandolo con canzoni famose riarrangiate per l’occasione. Il film, stroncato dalla critica, ha avuto un necco rifiuto anche dal pubblico diventando, negli Stati Uniti, il peggior debutto nelle sale per un film di animazione uscito in più di 3.000 sale. Nel primo week-end incassa, infatti, solo 5 milioni e 500 mila dollari, finendo poi la sua breve corsa a 12 milioni 429 mila dollari. Irrecuperabile il budget modesto di 12 milioni 500 mila dollari. In Italia uscita tecnica in 16 sale di cui nessuno si accorge. 5,5 il voto attribuito al film su IMDB e 3,8 su Rotten Tomatoes. Ma è davvero così brutto? Che faccia parte dei vincoli di cessione richiesti dalla Lucasfilm alla Disney? Chissà! A questo punto la curiosità di vederlo è forte.

LE VACANZE DEL PICCOLO NICOLAS

DATA DI USCITA 16 APRILE 2015 – INCASSO € 315.086

“Il piccolo Nicolas” è un personaggio della letteratura per ragazzi, molto celebre in Francia, ideato da René Goscinny e illustrato da Jean-Jacques Sempé. La sua principale caratteristica è quella di raccontare il mondo dagli occhi di un bambino che frequenta le scuole elementari. Tutto è filtrato dal suo punto di vista. Nel 2009, in occasione del 50º anniversario della creazione del personaggio, esce il film Il piccolo Nicolas e i suoi genitori che in Francia è un grandissimo successo, quarto posto nel box-office annuale con 48 milioni di dollari di incasso e 5 milioni e mezzo di spettatori. In Italia si ferma a 700 mila euro, ma la sua fama, comunque di nicchia, cresce nel tempo grazie al passaparola. Il nuovo capitolo è incentrato sulle vacanze estive del giovane protagonista (inevitabilmente un nuovo attore) insieme alla famiglia. In Francia è ancora grande successo (ma incassa la metà del capostipite), in Italia debutta al 9º posto in 150 schermi con una media per sala modesta (€ 1.259), in linea con i tiepidi risultati di un week-end soleggiato. Seconda settimana con incassi in calo del 47%. Un risultato sottotono per un film gradevole che si configura per le famiglie come simpatica variante all’animazione.

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I FILM DEL TRIMESTRE

JOHN WICK

DATA DI USCITA 22 GENNAIO 2015 – INCASSO € 1.639.957

Quando comincerà la rinascita di Keanu Reeves? Hollywood ama molto le cadute e le risalite e per ora siamo in piena fase “giù dal dirupo”. Una vita privata particolarmente sfortunata (la figlia morta prima del parto, la ex deceduta in un incidente) e dopo Matrix un flop dietro l’altro, L’ultimo, in ordine cronologico, è 47 Ronin, costato una follia (175 milioni di dollari) e ben lontano dalla parità con un incasso worldwide di “solo” 150 milioni di dollari. Interessante anche il tentativo di colonizzare il mercato cinese dirigendo e interpretando un film incentrato sulle arti marziali, ma Man of Tai Chi in Cina ha incassato solo 4 milioni 280 mila dollari, negli U.S.A., in 110 sale, ha raggiunto appena i 100 mila dollari e nel resto del mondo è uscito con il contagocce (in Italia manco in dvd). La domanda è: qualcuno è ancora interessato a vederlo menar le mani? Probabilmente, abbassando le pretese, sì. John Wick, con un budget di 20 milioni di dollari, fa,  in questo senso, il suo sporco lavoro, in quanto, con una storia scritta su un francobollo, non è altro che una serie estenuante di botte da orbi date dall’ormai bolso/dolente Keanu a chiunque gli capiti a tiro, e sono tanti. 43 milioni di dollari negli U.S.A., 35 dal resto del mondo, senza punte significative. In Italia debutta nel primo week-end in settima posizione con una buona media (€ 3.515 in 223 sale), alla seconda settimana perde il 50% degli incassi e scende al 10° posto e alla terza settimana, smaltiti buttafuori, bodyguard e campioni di wrestling, crolla del 73% e precipita in 16esima posizione, avviandosi a una rapida scomparsa. Solo due le sale che lo programmano ancora alla quarta settimana. Qualcosa cambierà nell’imminente Knock Knock di Eli Roth, con il  povero Keanu sedotto e torturato da due bad girls, già presentato al Sundance 2015? Le prime recensioni lasciano sperare di sì! Forza Keanu!!

UNBROKEN

DATA DI USCITA 29 GENNAIO 2015 – INCASSO € 3.320.917

Angelina Jolie affronta, per la sua seconda regia, la storia vera di Louis Zamperini, atleta olimpico durante la Seconda guerra mondiale, dal libro del 2010 di Laura Hillenbrand “Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e coraggio”. L’occasione pare sia scaturita, tra le altre cose, anche dal fatto che Zamperini e la Jolie erano vicini di casa (Zamperini è morto nel luglio del 2014). Alla Jolie viene dato ampio credito (un budget di 65 milioni di dollari, una sceneggiatura a cui collaborano anche i fratelli Coen), lei sogna l’Oscar, ma la critica storce il naso (troppi cliché e celebrazioni del mito a stelle e strisce) e le stagioni dei premi non considerano il film (solo tre candidature tecniche agli Oscar). Il gossip si scatena quando la Jolie diserta la premiere a causa della varicella (è lei a confessarlo in un video cliccatissimo), in mezzo ci sono anche le dichiarazioni hackerate dei produttori Sony non propriamente celebrative (“è una mocciosa viziata e senza talento”). Se l’importante è che se ne parli, la cosa ha funzionato, perché negli U.S.A. Unbroken incassa ben 115 milioni di dollari. Come spesso accade, American Sniper a parte, la retorica americana attecchisce soprattutto in patria e il riscontro nei mercati extra-americani è molto più tiepido, con solo 46 milioni di dollari (il 28,4% del totale). In Italia il debutto è al terzo posto con più di un milione di euro è una solida media nelle 361 sale in cui è programmato (€ 3.037). La Universal, probabilmente incoraggiata dal buon esordio, aumenta gli schermi (che diventano 398), ma il calo al box-office della seconda settimana è consistente (-42%) e, soprattutto, la media per sala dimezza. Alla terza settimana è già oblio: 15° posto, 107 sale a disposizione e crollo negli incassi dell’81%.

NON SPOSATE LE MIE FIGLIE!

DATA DI USCITA 5 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 3.937.119

È il film più visto del 2014 in Francia, con un incasso record di quasi 105 milioni di dollari, ma è andato molto bene anche in Germania (34 milioni di dollari) e ha superato i 3 milioni di dollari anche in Austria e Belgio. Buono il riscontro pure in Italia, dove debutta al secondo posto in 319 schermi con un milione 119 mila euro e un’ottima media per sala di € 3.508. Stabile la seconda settimana, dove perde solo il 17%, calo del 31% alla terza, dove scende al sesto posto, ma media per sala ancora discreta (€ 2.320). Alla quarta settimana perde parecchie sale (rimane su 157 schermi) e scende all’undicesimo posto, ma la media per sala continua a premiarlo (€ 2.025) e, infatti, alla quinta settimana torna in top-ten in nona posizione. Esce di scena la settima settimana per fare spazio a Latin Lover, altra commedia distribuita da 01 Distribution. Come mai tanto successo? Pare che il segreto sia la trasversalità. Parlare di temi forti (razza, religione, integrazione, immigrazione, giudizi e pregiudizi) cavalcando i tabù, toccando sia la destra che la sinistra e risolvendo tutto tra gag e risate. Remake italiano in vista?

TAKEN 3 – L’ORA DELLA VERITÀ

DATA DI USCITA 12 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 1.560.985

Taken fu un successo a sorpresa del 2008. A fronte di un budget di 25 milioni di dollari, negli U.S.A. ne incassò 145 e nel mondo 227. Il genere è quello “per vendicarmi vi prendo e vi spacco le ossa” a cui Liam Neeson si è poi abbonato. Inevitabile, dato l’exploit, un secondo capitolo fotocopia che replica il successo sul suolo americano (140 milioni di dollari) e aumenta il suo appeal nei mercati extra-americani grazie all’impennata in Gran Bretagna (37 milioni di dollari), Francia e Australia (entrambe con incassi superiori ai 20 milioni di dollari), arrivando a raggiungere un risultato globale pari a 376 milioni di dollari. In aumento anche il budget che passa a 45 milioni di dollari. Con il terzo capitolo la formula non cambia, ma la serie comincia a mostrare segni di cedimento, soprattutto negli U.S.A. (89 milioni di dollari). Anche in molti altri paesi, ma il contributo della Cina (32 milioni 200 mila dollari), permette ugualmente il raggiungimento di numeri considerevoli (325 milioni di dollari il dato globale a sfruttamento ancora in corso). L’Italia resta abbastanza defilata da tutta la serie. Il primo film, nel nostro paese incautamente intitolato Io vi troverò, si ferma a un milione 376 mila euro; il sequel propone il titolo originale (Taken 2 – La vendetta), ma in assenza di un numero 1 la scelta inevitabilmente disorienta; i numeri, comunque, migliorano e sfiorano i 2 milioni di euro. Il terzo episodio, invece, non lascia particolare traccia: dopo un debutto in quarta posizione, alla seconda settimana è già decimo e alla terza esce dalla top-20.

KINGSMAN – SECRET SERVICE

DATA DI USCITA 25 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 2.205.608

Matthew Vaughn, mettendo in scena il fumetto di Mark Millar e Dave Gibbons, unisce James Bond con Kick-Ass e crea un agente segreto sui generis e pop. Il risultato ha momenti di brio, ma fatica a trovare un’organicità di intenti, anche nel target di riferimento. L’operazione si rivela un successo: 396 milioni di dollari worldwide a fronte di un budget di 81 milioni di dollari. Il riscontro positivo è ben distribuito: 125 milioni 630 mila dollari negli Stati Uniti, 70 milioni 690 mila dollari in Cina, 45 milioni di dollari in Corea del Sud, 24 milioni di dollari in Gran Bretagna. Unico neo, l’Italia. Nel nostro paese, infatti, non decolla e nonostante un marketing piuttosto aggressivo (trailer diversi in fasi successive, affissioni) ll film non riesce mai a imporsi definitivamente. Il debutto si avvicina al milione di euro in quarta posizione, con una buona media di € 3.304 in 281 schermi. Calo del 46% alla seconda settimana, dove il film scende di una posizione, ma è dalla terza settimana che, come accade per la maggior parte dei titoli, Kingsman comincia a cedere: ulteriore diminuzione al box-office del 49% e media per sala meno complice (€ 1.493). Una debolezza che la 20th Century Fox vede evidentemente come irrecuperabile. Alla quarta settimana, infatti, perde la maggior parte delle sale (rimane solo in 33 schermi) e viene catapultato in 18esima posizione. Fine della corsa.

FOCUS – NIENTE È COME SEMBRA

DATA DI USCITA 5 MARZO 2015 – INCASSO € 5.321.447

C’era un tempo in cui qualunque cosa facesse Will Smith, il seguito era incredibile (diciamolo, anche di gran lunga superiore alla qualità dei progetti a cui partecipava). Ecco, quel tempo è passato. Il declino al botteghino è cominciato con il tiepido riscontro di Sette anime (70 milioni di dollari al box-office americano e 168 milioni di dollari worldwide), ma il vero colpo di grazia è stato il flop di After Heart (60 milioni di dollari in U.S.A. e 244 milioni di dollari in tutto il mondo), anche a causa del budget spropositato (130 milioni di dollari). Con Focus si limitano ambizioni e aspettative, attraverso un budget di 50,1 milioni di dollari e l’operazione si dimostra in attivo: 52 milioni di dollari negli States a cui si aggiungono altri 82,4 milioni di dollari dai mercati extra-americani per un totale di 135 milioni di dollari. L’Italia si uniforma agli esiti globali tributando a Will Smith una buona accoglienza: esordio al primo posto con un milione 845 mila euro e un’ottima media per sala (€ 4.869), la migliore della top-20, calo limitato al 31% nella seconda settimana e permanenza in top-10 per quattro settimane. Un chiaro segnale di affezione del pubblico che però sottintende come la star funzioni se abbinata a un film che funziona. Determinante, per il definitivo rilancio di Will Smith, il riscontro del dramma sportivo Concussion, in uscita a Natale negli U.S.A. e da noi non ancora pianificato (del resto, in Italia il football americano non è propriamente una priorità).

THE DIVERGENT SERIES: INSURGENT

DATA DI USCITA 19 MARZO 2015 – INCASSO € 3.037.649

Hollywood, come abbiamo più volte segnalato, cerca disperatamente una nuova saga che catalizzi l’attenzione mondiale al pari di “Harry Potter”, “Twilight”, “Il Signore degli anelli” e annesso “Lo Hobbit”, ormai ricordi lontani, e “Hunger Games” agli sgoccioli. Tra i nuovi tentativi, hanno fallito, tra gli altri, Beautiful CreaturesThe HostShadowhuntersEnder’s GameLa bussola d’oroIl settimo figlioThe Giver, mentre hanno raggiunto livelli sufficienti solo Maze Runner e Divergent. Nulla di apocalittico, ma risultati che indicano curiosità ancora solleticabili, interrogativi ancora in cerca di risposte sul grande schermo, insomma, possibilità di ulteriore sfruttamento (o spremitura che dir si voglia). Ecco quindi arrivare Insurgent, secondo capitolo della saga di fantascienza distopica tratta dagli omonimi tomi di Veronica Roth. Come ormai vuole il copione, sulla scia del modello “Hunger Games”, il secondo episodio cerca di incrementare i numeri al di fuori dell’America, sedimentando la popolarità della saga nel mondo per favorire il successo del terzo romanzo, “Allergiant”, piuttosto prevedibilmente trasposto in due puntate in modo da ottimizzare il rapporto costi benefici. Sul piano artistico la già cedevole prima parte non sembra trovare nuova linfa nel secondo capitolo (dove le immancabili new entry sono Naomi Watts e Octavia Spencer), anche perché siamo ormai nell’ambito di caratteri, situazioni e scenari ampiamente dibattuti e piuttosto omologati, ergo, sti giovinetti con personalità forti e conformati nelle modalità di distacco dal gruppo e dagli affetti, in grado di dare speranza al mondo, stanno cominciando a stancare, e anche il target primario di riferimento (i teenager) mostra segni di cedimento. Comunque sia, nonostante la evidente stanchezza del filone, e della strategia di marketing sottesa, i risultati ci sono stati. Se Divergent aveva superato 150 milioni di dollari negli States e 137 milioni di dollari nei mercati non americani (per un totale di 288 milioni di dollari a fronte di un budget di 85 milioni di dollari), Insurgent si ferma a 116 milioni di dollari in patria e a 135 milioni di dollari al di fuori dell’America, mentre i costi lievitano a 110 milioni di dollari. In Italia Divergent si era fermato a 2 milioni 373 mila euro, mentre Insurgent dimostra che l’obiettivo di allargare la base è raggiunto, grazie anche al 3D, invero sempre più bollito. Siamo comunque dalle parti di un sottoprodotto che fatica a imporsi come fenomeno di massa.

LA FAMIGLIA BELIER

DATA DI USCITA 26 MARZO 2015 – INCASSO € 2.473.254

Continua l’invasione di commedie francesi. Film che in patria sono successi clamorosi (al 31 marzo 2015 gli spettatori paganti erano 7.336.297) arrivano da noi e riescono comunque a ottenere risultati più che dignitosi. Sarebbe bello succedesse anche il contrario, se solo la produzione italiana uscisse dallo stallo di commedie sovrapponibili incapaci di originalità e di farsi specchio della contemporaneità. Il film di Éric Lartigau debutta al sesto posto in 225 schermi con la terza media per sala della top-10 (€ 2.427). Nella settimana di Pasqua aumenta le sale (che passano a 292) e, caso più unico che raro, incrementa anche gli incassi del 21%, mantenendosi stabile in sesta posizione. Alla terza settimana sale addirittura al quinto posto e alla quarta è ancora in top-10 (8° posto e calo limitato al 35% negli incassi). L’ultima settimana di aprile è nono in classifica, con una riduzione degli incassi del 38%. Un ottimo risultato, dovuto in gran parte al favore del pubblico che ha espanso il suo gradimento a macchia d’olio.

L’ULTIMO LUPO

DATA DI USCITA 26 MARZO 2015 – INCASSO € 3.026.542

Dopo orsi (L’orso) e tigri (Due fratelli), l’ondivago Jean-Jacques Annaud passa ai lupi, confezionando un altro film spettacolare e di intrattenimento. Co-produzione tra Francia e Cina, con un budget di 38 milioni di dollari, il film esce prima nei due paesi che hanno investito nel progetto ottenendo un discreto riscontro in Francia (8 milioni 811 mila dollari), ma un successo stratosferico in Cina (110 milioni di dollari). In Italia debutta al secondo posto del box-office settimanale (901 mila euro) con, però, la migliore per sala della top-10 (€ 2.853 in 316 schermi). Posizione che mantiene anche alla seconda settimana, dove il calo è infinitesimale (3%) e il film incassa altri 890 mila euro. Nella settimana di Pasqua scende in sesta posizione e plana al 10° posto alla quarta settimana. Esaurito il target di riferimento (famiglie, adolescenti, amanti degli animali) non riesce ad estendere il suo raggio di azione. Il successo stratosferico della Cina salva la baracca e avvia nuove redditizie sinergie.

DATA DI USCITA 2 APRILE 2015 – INCASSO € 2.070.461

È dagli anni ’90 che è nell’aria una trasposizione cinematografica dell’omonimo musical rimasticatore di favole di Stephen Sondheim e, dopo varie false partenze, è stata la Disney, nel 2012, a prendere le redini del progetto affidando la regia a Rob Marshall, coreografo di Broadway e regista del sopravvalutato Chicago, vincitore di 6 premi Oscar (non la regia, però). La Disney recluta anche Meryl Streep come temibile strega e Johnny Depp come Lupo e punta su un marketing piuttosto aggressivo (le immagini della Streep in abiti da strega cominciano a circolare già nei primi mesi del 2014). Il film esce a Natale negli U.S.A. ed è un successo: 128 milioni di dollari. Negli altri mercati il riscontro è decisamente più tiepido: 76 milioni 300 mila dollari, con i picchi maggiori in Gran Bretagna (15 milioni di dollari) e Australia (9 milioni di dollari). Del resto il genere musical ha un seguito di fedelissimi ma fatica a imporsi globalmente, soprattutto nei paesi in cui impera il doppiaggio, come il nostro, dove esce a Pasqua, penalizzato anche dalla concorrenza di Cenerentola (due Cinderelle in contemporanea sono decisamente troppe). Il debutto è in terza posizione con 870 mila euro in 288 schermi e la seconda media per sala della top-ten (€ 3.027), dopo quella monster di Fast & Furious 7 (€ 9.532). Scende di una posizione alla seconda settimana, ma la media ha un tracollo (€ 1.272). Alla terza è settimo (ulteriore calo del 44%) e continua a perdere intensità nella media (€ 1.079). Il passaparola evidentemente non lo premia. L’incasso globale di 204 milioni di dollari (dovuto per il 62,7% dal mercato U.S.A.) ripaga comunque ampiamente il budget contenuto di 50 milioni di dollari.


I FLOP

JUPITER – IL DESTINO DELL’UNIVERSO

DATA DI USCITA 5 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 1.929.392

Dopo il disastro di Speed Racer (un budget di 120 milioni di dollari per un incasso U.S.A. di 44 milioni di dollari e worldwide di 94 milioni di dollari) e il flop di Cloud Atlas (budget di 102 milioni di dollari, incassi globali pari a 130 milioni di dollari, di cui solo 27 milioni negli States), si profilava per Andy & Lana Wachowski la prova definitiva per essere dentro o fuori dall’industria. Di credito ne hanno avuto parecchio (budget di 176 milioni di dollari), ma un po’ incautamente. Il pubblico, infatti, non ha premiato il risultato, fermo a 179 milioni di dollari, di cui 46 milioni dagli U.S.A. e 45 dalla Cina. La critica mediamente si scaglia con ferocia contro il film, tranne un gruppo ristretto che lo sostiene (illuminati  o snob?). La Warner Bros non ha modo di accorgersi della patata bollente che ha tra le mani (l’uscita è day-and-date) e fa le cose in grande mettendo a disposizione del film ben 451 schermi. Se la grandeur nel primo week-end produce risultati dignitosi (3º posto, 963 mila euro e media per sala di € 2.135), la seconda settimana la discesa è del 52% (8º posto, 285 schermi e media per sala di € 1.659), ma è dalla terza che il destino del film si compie (14esima posizione, crollo degli incassi pari al 73%, media di € 1.666 in 79 sale).

ROMEO & JULIET

DATA DI USCITA 12 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 53.423

C’era bisogno di un’altra versione del classico shakespeariano? Probabilmente l’idea di Carlo Carlei era quella di contaminare il testo celeberrimo con l’estetica di Twilight in modo da far vibrare le corde emotive dei giovanissimi e convincerli a pagare per quel tremore. Qualunque fossero gli intenti, il flop è stato unanime: un milione 162 mila dollari negli Stati Uniti, con un’uscita limitata a 461 schermi, e circa la stessa cifra dagli altri mercati (punta massima in Russia con, però, solo 870 mila dollari). Il recupero dei 24 milioni di dollari di budget resta un miraggio lontanissimo. In Italia la Good Film lo propone in 96 schermi, ma debutta al 20° posto con una media per sala sconfortante di € 556. La scomparsa di scena è immediata.

MORTDECAI

DATA DI USCITA 19 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 1.600.865

Johnny Depp pare volerci ricordare a ogni film quanto sia sopravvalutato il suo mito, dovuto principalmente al successo strepitoso ottenuto dalla saga “Pirati dei Caraibi”. Senza quei film  sarebbe un attore bizzarro e trasformista, non una celebrity in grado di attirare le masse. La sua carriera in discesa ce lo ricorda costantemente: The TouristThe Rum DiaryThe Lone RangerTranscendence, sono stati (in)aspettati flop commerciali. Non fa eccezione Mortdecai, basato sulla serie di quattro romanzi di Kyril Bonfiglioli con protagonisti un ricco mercante d’arte e i suoi avventurosi traffici. Nonostante il sostegnoi anche di Ewan McGregor e Gwyneth Paltrow, il flop e stato inequivocabile in tutto il mondo: solo 7 milioni 696 mila dollari negli Stati Uniti (nonostante la disponibilità di 2.648 schermi) e 22 milioni 722 mila dollari dagli altri mercati, per un totale (30 milioni 418 mila dollari) ben lungi dal budget notevole di 60 milioni di dollari. In Italia va meglio che altrove: debutto in quarta posizione con 758 mila euro (media nelle 284 sale di € 2.669), calo a perpendicolo alla seconda settimana (ottava posizione e media passata a € 1.710) e terza settimana già al dodicesimo posto (resta in 89 sale con una media di € 1.551). Esce di scena alla quarta settimana dove vaga in 22esima posizione in soli 37 schermi. Che cosa non ha funzionato? Forse l’assenza di un target di riferimento preciso e un trailer che lasciava già intravedere i limiti dello spasso. Che dire, c’è baffo e baffo!

IL SETTIMO FIGLIO

DATA DI USCITA 19 FEBBRAIO 2015 – INCASSO € 1.548.431

Ci sono opere che nascono sotto una buona stella. Non è il caso di questo film diretto da Sergej Bodrov, dove a incuriosire è più che altro lo spreco di talenti coinvolti nel progetto. È il primo capitolo di una saga piuttosto lunga (13 volumi), ma gli esiti modesti lasciano presupporre che si tratterà di un caso isolato. Il pubblico, richiamato dai nomi altisonanti e dall’etichetta fantasy, che qualche fedelissimo ce l’ha sempre, ha comunque risposto all’appello più del previsto. Non tanto in America (17 milioni 220 mila dollari), quanto nei mercati extra-americani (93 milioni 400 mila dollari) grazie soprattutto a Cina (27 milioni 560 mila dollari) e Russia, patria del regista, (15 milioni di dollari). Ma i 95 milioni di dollari di budget (ricordo che la metà degli incassi va giustamente agli esercenti, quindi per essere in pari occorre duplicare almeno il budget) sono un miraggio lontano. In Italia debutta al 3° posto con 821 mila euro in 362 sale (media per schermo discreta di € 2.268), ma alla seconda settimana passa in nona posizione riducendo sale a disposizione (261) e relativa media (€ 1.359). Alla terza settimana perde un ulteriore 72% rimanendo solo in 86 sale. 12 gli schermi in cui resta alla quarta settimana. La strategia della Universal, considerando la patata bollente che si è trovata tra le mani, è stata comunque abile: uscire a ridosso degli Oscar sfruttando la visibilità di Julianne Moore (vincitrice come Migliore Attrice per Still Alice) e raccogliere il più possibile nelle prime giornate. La carenza del prodotto e l’assenza di ulteriore sostegno ne hanno segnato la rapida scomparsa.

BLACK OR WHITE

DATA DI USCITA 5 MARZO 2015 – INCASSO € 64.199

Uno di quei film che punta tutto sul nome del protagonista coinvolto, la star Kevin Costner (anche produttore), ma lì si ferma. La tematica (conflitti familiari e di razza) si barcamena a fatica tra i luoghi comuni e affronta con andamento televisivo pro e contro fino al prevalere del buon senso. Un approccio didascalico e senza picchi che pare destinato per lo più al mercato americano (vedi anche l’interpretazione sopra le righe di Octavia Spencer) dove, infatti, incassa 21 milioni 500 mila dollari in 1.823 sale. Solo briciole dal resto del mondo. In Italia la Good Film, dopo la presentazione al Festival di Roma, gli mette a disposizione 70 schermi, ma il debutto è poco incoraggiante: 21esima posizione e media per sala di € 715. Alla seconda settimana crolla al 40° posto in 11 sale. I 9 milioni di budget sono comunque ripagati.

BLACKHAT

DATA DI USCITA 12 MARZO 2015 – INCASSO € 368.751

Immaginiamo, così, per gioco, Blackhat proposto identico ma con la firma di un regista sconosciuto. Tutte le sbrodolate di superlativi, ipotesi, tesi, parallelismi, illuminazioni, trasfigurazioni, rimandi e congetture, sarebbero state le stesse? Si parlerebbe di giovane talento o il regista sconosciuto sarebbe destinato a restare tale? Impossibile verificarlo, purtroppo, ed è un peccato perché sarebbe mooolto divertente. Eh, sì, perché Michael Mann appartiene alla categoria degli intoccabili, quelli che qualunque cosa facciano, anche le meno riuscite, come in questo caso, riescono a trovare estimatori, già adoranti a prescindere. Che dire, sarà il tempo a decidere cosa resterà di Blackhat. Per ora il pubblico se l’è data a gambe. In Italia (debutto al nono posto in 123 sale e crollo in 19esima posizione già alla seconda settimana), negli U.S.A. (7 milioni 889 mila dollari in 2.568 schermi), come nei mercati extra-americani (9 milioni 863 mila dollari, con nessun paese sopra il milione di dollari). Irraggiungibile il budget di 70 milioni di dollari.

CHI È SENZA COLPA

DATA DI USCITA 19 MARZO 2015 – INCASSO € 159.796

Sceneggiatura di Dennis Lehane, dalle cui opere letterarie sono stati tratti film importanti (Mystic RiverGone Baby GoneShutter Island), in regia il belga Michaël R. Roskam, candidato all’Oscar per Bullhead, interpreti del calibro di Tom Hardy, Noomi Rapace e James Gandolfini (alla sua ultima interpretazione). Eppure il mix non attira le masse e gli incassi globali (18 milioni 658 mila dollari) non ripagano il budget modesto di 12,6 milioni di dollari. In Italia debutta in 110 schermi al 12° posto, ma la media per sala non lascia presagire nulla di buono (€ 1.020). Alla seconda settimana perde il 93% degli incassi, anche perché scompare praticamente dalla programmazione. Resta, infatti, solo in 11 sale. Ci si domanda perché la 20th Century Fox abbia previsto un’uscita moderata, ma non così piccola, per poi abbandonare immediatamente il film al suo destino.

THIRD PERSON

DATA DI USCITA 2 APRILE 2015 – INCASSO € 374.557

Girato nel 2012, presentato al Festival di Toronto nel 2013, uscito negli Stati Uniti con scarso successo nel 2014 e solo ora nelle sale del nostro paese. Uhmm, qui c’è sentore di sòla!! E in effetti i riscontri critici sono prossimi al disastro e il pubblico ha bocciato il film senza appello, nonostante si tratti di un progetto internazionale di Paul Haggis (già premio Oscar per Crash) e con un cast stellare (tra gli altri James Franco, Liam Neeson, Kim Basinger, Adrien Brody, ma anche i nostrani Riccardo Scamarcio e Vinicio Marchioni). Le ambizioni di raccontare l’evoluzione delle storie d’amore di tre coppie tra Roma, Parigi e New York si arenano quindi nell’insuccesso più totale: un milione di dollari negli U.S.A., dove è uscito in 227 sale, e molto meno nel resto del mondo. Per dire, l’Italia è il paese dove il successo è stato maggiore. La distribuzione della M2 Pictures è stata piuttosto generosa, con 169 sale a disposizione del film che permettono un debutto al 10º posto, ma la media è piuttosto scarsa (€ 1.234) e alla seconda settimana Third Person è già in 19esima posizione (crolla anche la media a € 658). Ulteriore caduta alla terza settimana dove passa al 30º posto.

SECOND CHANCE

DATA DI USCITA 2 APRILE 2015 – INCASSO € 26.388

Esce in contemporanea con Third Person, di cui sembra il capitolo precedente. L’effetto confusione per lo spettatore è inevitabile. Non è solo per questo, probabilmente, che l’ultima fatica di Susanne Bier in Italia si rivela un flop. I riscontri critici sono infatti senza mezze misure: o si ama o si odia. Il debutto non è dei migliori: 21esima posizione in 37 schermi con una media piuttosto bassa (€ 704). La scomparsa dalla programmazione è pressoché immediata. A sfruttamento ancora in corso (in molti paesi uscirà tra maggio e giugno) è difficile ipotizzare il destino del film, ma le premesse commerciali non sono certo incoraggianti. Che dire, dopo il flop di Una folle passione (fermo negli U.S.A. a 175 mila dollari nonostante Re Mida Jennifer Lawrence), il ritorno in patria non sembra avere portato maggiore fortuna alla brava regista danese. Le andrà meglio con la televisione? La attendiamo al varco nel 2016 con i sei episodi di The Night Manager, trasposizione del romanzo di John le Carré “Il direttore di notte” e con un cast che comprende Hugh Laurie e Tom Hiddleston.

HUMANDROID

DATA DI USCITA 9 APRILE 2015 – INCASSO € 1.141.142

Si può intitolare un film con il nome di un cibo per cani? Tutto è possibile, ma è consigliabile non farlo. È anche per questo, probabilmente, che Chappie è stato un sonoro flop, negli Stati Uniti in primis (31 milioni e mezzo di dollari). Al di fuori dei confini americani è andata un po’ meglio (53 milioni di dollari, il 62,7% del totale), ma senza picchi degni di nota (miglior risultato quello russo con circa 8 milioni di dollari). In Italia stenta più che altrove, nonostante una distribuzione generosa in 242 sale e, soprattutto, un titolo meno parodistico. Nel week-end di esordio incassa 499 mila euro, con una media per sala decorosa (€ 2.063), e resiste bene anche la seconda settimana, perdendo solo il 30% degli incassi. Alla terza settimana, però, perde 121 schermi e nei restanti la media ha un crollo (€ 753). Il più ormai è fatto e ulteriori allunghi sono impensabili.

BLACK SEA

DATA DI USCITA 16 APRILE 2015 – INCASSO € 939.651

Lo scozzese Kevin Macdonald alterna documentari (nel 2000 ha ricevuto l’Oscar per Un giorno a settembre) a fiction. Deve la notorietà, Oscar escluso, al successo di L’ultimo re di Scozia. Con Black Sea si butta nel film d’avventura prossimo al B-movie puntando al mero intrattenimento. Il risultato, premiato come Miglior Film al Courmayeur Noir in Festival, non suscita entusiasmi ma nemmeno riottosità. Nelle sale, però, non fa faville. Negli Stati Uniti esce in 353 schermi ma gli incassi si fermano a 1 milione 171 mila euro. In Gran Bretagna, patria del regista e della produzione, non va oltre i 384 mila dollari. L’Italia, in cui esce in 284 sale, è attualmente il paese con il maggior incasso del mondo. Il che, vista l’esiguità dei numeri, la dice lunga.


ITALIA

In un trimestre baciato dal segno + è l’Italia a rappresentare il punto debole del box-office. Al di là dei titoli sui giornali, spesso incautamente altisonanti, e delle interviste agli addetti ai lavori improntate all’ottimismo, siamo in una fase di stallo creativo, probabilmente in attesa di una novità che ci catapulti in una nuova era. Una cosa è certa: così non si può andare avanti. È il pubblico a dare concretezza a tale sentire: nei primi tre mesi del 2015, infatti, rispetto agli stessi del 2014, il calo di affluenza nelle sale per i titoli italiani è stato pari all’8%.

Che qualcosa non vada è evidente, lo capiamo anche scorrendo l’elenco dei titoli usciti nel trimestre che faticano a evocare immagini e storie: La prima volta di mia figlia di Riccardo Rossi (esce il 19 marzo in 171 sale e incassa € 156.234), Soldato semplice di Paolo Cevoli (in 78 sale dal 2 aprile arriva a € 282.244), Uno, anzi due di Francesco Pavolini (dal 9 aprile in 205 sale con un incasso di € 158.005), Ci devo pensare di Francesco Albanese (sempre dal 9 aprile, ma solo in 16 sale, con un incasso di € 134.520). Opere che escono più o meno allo sbaraglio puntando su una comicità che non riesce a fare breccia nell’interesse del pubblico, ancorata a formule ormai usurate.

L’insuccesso colpisce molti dei titoli usciti nel terzo trimestre. Non c’è due senza te punta su Fabio Troiano e Dino Abbrescia (già coppia in Cado dalle nubi) con l’aggiunta di Belen Rodriguez, ma pare figlio di un maschilismo nazional popolare che non rappresenta più nessuno e il pubblico non accorre (dal 5 febbraio in 187 sale si ferma a 910 mila euro). Fanno flop I soliti idioti con La solita commedia – Inferno (768 mila euro in 358 sale dal 19 marzo) e Giorgia Farina con Ho ucciso Napoleone (522 mila euro in 286 sale a partire dal 26 marzo), dopo il discreto successo di Amiche da morire nel 2013 (un milione 785 mila euro). Sembra avere perso il suo pubblico anche Silvio Muccino (dal 26 febbraio) che con Le leggi del desiderio tenta di cavalcare una moda del periodo (il coaching) in chiave brillante, ma ottiene risultati disastrosi (solo 572 mila euro con una distribuzione in 337 sale e un calo, alla seconda settimana, dell’81%).

Gode di un’ottima promozione (affissioni, interviste a profusione, il traino del Premio del Pubblico al Festival internazionale del film di Roma) e distribuzione da parte di Microcinema, che lo immette in 95 sale a partire dal 19 marzo, Fino a qui tutto bene di Roan Johnson, ma alla seconda settimana perde già il 74% degli incassi e non riesce a raggiungere la cifra di 250 mila euro che avrebbe garantito un ritorno economico a chi ha collaborato al progetto. Si tratta, infatti, di una realizzazione in partecipazione che prevede il compenso per attori e tecnici solo in percentuale sugli incassi.
Non ce la fa nemmeno un film sulla carta più originale, a partire dal titolo, come Tempo instabile con probabile schiarite di Marco Pontecorvo, dal 2 aprile in 85 schermi. La commedia sociale con Luca Zingaretti, John Turturro, Carolina Crescentini e Lorenza Indovina non supera i 250 mila euro.
Anche sul fronte più prettamente autoriale le cose non vanno meglio: Meraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani debutta al 14° posto dal 26 febbraio con una media per sala discreta (€ 2.539), alla seconda settimana perde il 40% e alla terza il 55%, finendo la sua corsa a 670 mila euro. Va anche detto che i riscontri critici positivi sono stati distrutti dal trailer agghiacciante, in grado di allontanare anche i più volenterosi.

Era grande l’attesa per Mia Madre di Nanni Moretti, ma i risultati finora non premiamo l’opera (a fine aprile 2 milioni 130 mila euro). Esce il 16 aprile, quindi la strada è ancora lunga (l’inserimento in concorso al Festival di Cannes gli darà ulteriore visibilità), ma il debutto, pur positivo, non brilla, (primo week-end al 2° posto con un milione 110 mila euro e la migliore media per sala, e sono 416, del box-office, pari a € 2.670). Calo contenuto alla seconda settimana (-36%), ma le sale aumentano (diventano 442) e la media si riduce (€ 1.644). I 5 milioni 860 mila euro di Habemus Papam sembrano fuori portata, così come i 6 milioni 786 mila euro de Il caimano. Un eventuale premio a Cannes potrebbe fare la differenza e la distribuzione internazionale, Francia in primis dove Moretti è molto amato, aiuteranno a far quadrare i conti.

Grazie alla partecipazione alla Berlinale, unico titolo italiano in Concorso, ottiene visibilità Vergine Giurata, l’opera prima di Laura Bispuri con Alba Rohrwacher. I numeri sono piccoli (109 milioni di euro  fine aprile), come la distribuzione in 33 copie dell’Istituto Luce, ma si tratta di un film non certo destinato a sbancare il botteghino e si può considerare già positivo il fatto che sia arrivato nelle sale (data di uscita 19 marzo).
Considerando gli autori più marcatamente commerciali, nessun risultato eclatante. Sergio Castellitto, nella terza trasposizione di un romanzo della moglie Margaret Mazzantini, con Nessuno si salva da solo, uscito il 5 marzo, si ferma a 3 milioni 378 mila euro. Oggettivamente un dato positivo, ma considerando le 390 sale a disposizione, il richiamo del romanzo, e la presenza di due attori piuttosto amati dal pubblico come Jasmine Trinca e, soprattutto, Riccardo Scamarcio, era lecito attendersi qualcosa di più. Sono lontani i tempi di Non ti muovere, vero e proprio successo (8 milioni 443 mila euro), ma anche Venuto al mondo (4 milioni 943 mila euro) che però beneficiavano dell’appeal internazionale offerto dalla presenza come protagonista di Penelope Cruz.
Non sfonda nemmeno un altro film che sembrava destinato a grandi numeri: Il nome del figlio di Francesca Archibugi, con un cast di all star nostrane (Alessandro Gassman, Micaela Ramazzotti, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo). Esce il 22 gennaio e il debutto è al quinto posto in 311 schermi, con una media per sala (€ 3.592) che lascia presagire un buon andamento. Un calo limitato al 31% sembra dare credito all’ottimismo, ma alla terza settimana perde il 58% degli incassi e scivola al decimo posto, con una media per sala in flessione (€ 1.666). Alla quarta settimana è 14°, alla quinta 21°, e il più ormai è fatto. A fine aprile non raggiunge i 3 milioni di euro. Un po’ poco per un film tratto dalla stessa pièce teatrale di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, “Le prénom”, da cui è tratto Cena tra amici, grande successo francese che in Italia, distribuito a luglio 2012 in piena canicola, aveva incassato 827 mila euro. Nonostante il marketing aggressivo, un bel poster (per una volta niente facce sovrapponibili degli interpreti) e le lodi sperticate di buona parte della critica, non è riuscito a diventare fenomeno di costume.

Numeri contenuti anche per l’apprezzato Latin Lover di Cristina Comencini, distribuito in 327 shermi dal 27 marzo. Debutta al quarto posto con una media per sala nella media (€ 2.660), ma perde già il 47% degli incassi alla seconda settimana e alla terza è già fuori top-10, all’undicesimo posto. A fine aprile supera di poco i due milioni di euro.

Ombre anche per Michele Placido con La scelta, nonostante (o, forse, anche a causa di) due attori onnipresenti come Raoul Bova e Ambra Angiolini e una libera ispirazione da un testo teatrale, “L’innesto”, di Luigi Pirandello. La stroncatura della critica probabilmente non lo ha aiutato. Il debutto nella settimana di Pasqua è al settimo posto in 226 schermi, con una media di € 2.102. Seconda settimana in discesa al nono posto con un crollo della media a € 852, chiaro segnale di un passaparola negativo. Fuori top-10 (13° posto), caduta a perpendicolo degli incassi (-71%) e ulteriore calo nella media per sala (€ 520) già alla terza settimana. A fine aprile supera di poco il milione di euro.
Arrivando al cinema più prettamente commerciale la situazione non migliora, evidenziando lo stallo in cui versa il cinema italiano. Non decolla Sei mai stata sulla luna? di Paolo Genovese (€ 2.787.405), uscito il 22 gennaio in più di 400 schermi (il precedente Tutta colpa di Freud aveva sfiorato nella precedente stagione gli 8 milioni di euro). Si aggira sui 3 milioni di euro Se Dio vuole di Edoardo Falcone, con Marco Giallini e Alessandro Gassman.
In netto miglioramento, rispetto al precedente Buongiorno papà (2 milioni 383 mila euro), è invece Edoardo Leo con Noi e la Giulia che si avvicina ai 4 milioni di euro. Il film è ben promosso e sostenuto dalla Warner Bros che lo distribuisce in quasi 400 sale. Il debutto è in seconda posizione dal 19 febbraio, con un milione 237 mila euro e una buona media per sala (€ 3.156). Calo minimale alla seconda settimana (un milione 16 mila euro), dove scende di una sola posizione, ed è ancora al 4° posto alla terza settimana. Il fatto che sia ancora in top-10 alla quarta settimana (ottava posizione, calo del 56%) ne dimostra la buona tenuta, ma ulteriori allunghi sono fuori portata.

Poteva fare il botto, ma ha ottenuto comunque un risultato piuttosto buono: 4 milioni 75 mila euro. È Maccio Capatonda con Italiano medio. Ottima la promozione, con un trailer che promette scintille, e geniale la strategia di Medusa di rendere indisponibile la prenotazione dei biglietti nel primo week-end (è uscito il 28 gennaio), dando l’idea di un tutto esaurito. Nel primo fine settimana perde al fotofinish con Una notte al museo 3, sfiorando i 2 milioni di euro con una media per sala portentosa (€ 5.462 in 361 schermi). La seconda settimana perde il 55% degli incassi e dimezza la media per sala, mentre alla terza settimana esaurisce le sue risorse perdendo ben il 73% degli incassi e dimezzando ulteriormente la media per sala. Alla quarta è al 25° posto. Un chiaro esempio di film che è in grado di catalizzare nell’immediato l’attenzione del pubblico non riuscendo però ad estendere l’interesse grazie al passaparola, evidentemente penalizzante.

Il film italiano più visto del trimestre è però Ma che bella sorpresa, di Alessandro Genovesi, con Claudio Bisio, Frank Matano e Valentina Lodovini. Esce l’11 marzo e nel primo week-end non può nulla contro Cenerentola, ma supera i 2 milioni di euro e ha un’ottima media di € 4.613 in 437 schermi. La settimana successiva deve vedersela anche con Insurgent, ma limita le perdite al 39% degli incassi, aggiunge un altro milione e 243 mila euro e la media per sala è ancora buona (€ 2.918). Resta per quattro settimane in top-10 ma non riesce nell’impresa di conquistare le masse, fermando la sua corsa a 5 milioni 236 mila euro.

IL D’ESSAI

Le opere di nicchia sono per loro natura destinate a incassi limitati. Ogni tanto può succedere l’imprevisto, ma raramente sono alti i numeri per film con una distribuzione limitata, una forma espressiva non finalizzata al compiacimento dei gusti del pubblico, l’arte se non come fine ultimo comunque come ispirazione. Poi, come più volte ripetuto, capire il confine che segna il passaggio dall’intrattenimento alla sperimentazione è piuttosto difficile e può essere fuorviante e anche controproducente, perché inscatolare un’opera rischia di svilirla, cogliendone solo uno dei tanti aspetti. Per tutelare questa forma non finalizzata esclusivamente al ritorno economico esiste la FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai), associazione che riunisce le sale che programmano film di qualità e realizzano iniziative di tipo culturale (rassegne, incontri con autori, etc.), e una normativa, la legge 153 del 1994.

Come specificato nel sito della Fice, la qualifica di “film d’essai” è attribuita automaticamente dalla Direzione Generale Cinema del Ministero dei Beni e Attività culturali e del Turismo:

– alle opere presentate in concorso ai principali festival internazionali del cinema (Venezia, Cannes, Berlino, Locarno, Roma, Torino, Pesaro, Sundance, San Sebastian);

– alle opere candidate nelle principali categorie dei David di Donatello, Oscar, European Film Awards, César, Nastri d’Argento, Golden Globes: Film, Regia, Film Straniero, Opera Prima, Documentario; Film d’Animazione;

–  ai film dichiarati di interesse culturale nazionale;

e sulla base del parere emesso dalla competente commissione consultiva ministeriale, che può inoltre attribuire la qualifica “Film di Eccellenza” ad opere dall’elevato valore artistico e culturale.

Sono inoltre dichiarate d’essai le opere per le quali sia stata richiesta tale qualifica.

Non sempre si è d’accordo con quanto deliberato dalla Commissione per la Cinematografia (che NoahNon buttiamoci giù o Tutta colpa della musica siano definiti film d’essai stride un poco), ma attribuire etichette rischia sempre di lasciare le dita un po’ appiccicate…

Ma veniamo a questo trimestre cercando di capire come si sono comportati, con estrema soggettività, i film non destinati al consumo di massa.

Gli unici a superare il milione di euro sono Turner (uscito il 29 gennaio in 66 sale) e Suite Francese (dal 12 marzo in 166 sale). Il film di Mike Leigh, vincitore a Cannes del premio per la migliore interpretazione maschile a Timothy Spall, debutta all’undicesimo posto con 344 mila euro e una media per sala portentosa (€ 5.211). Sull’onda dell’entusiasmo, alla seconda settimana la BIM aumenta gli schermi, che passano a 100, il film perde il 21% degli incassi e la media per sala dimezza. Per quattro settimane il film resta in top-20 ed è con il mese di marzo che inizia la sua parabola discendente, concludendo la sua corsa a un milione 189 mila euro. Uscita limitata negli U.S.A a 120 sale (3 milioni 958 mila dollari) e miglior risultato, come prevedibile, data la provenienza di regista e pittore rappresentato, in Gran Bretagna, dove supera i 9 milioni di dollari. Il film è in pieno sfruttamento, quindi è difficile ipotizzare se i 17,8 milioni di dollari di budget saranno recuperati.
Suite Francese debutta al sesto posto con 550 mila euro e una media per sala più che discreta (€ 3.316). Calo negli incassi pari al 38% nella seconda settimana, dove le sale aumentano (171) e la media per schermo si riduce (€ 2.019), facendo scendere il film al 7° posto nel box-office settimanale. È fuori dalla top-10 dalla terza settimana (11esima posizione e calo negli incassi questa volta sostenuto, pari al 62%). La contrazione continua alla quarta settimana, dove le sale restano 50 ed è 17esimo in classifica. Resta nelle retrovie, in poche sale ma con medie significative, per tutto il mese di aprile, a dimostrazione di un certo interesse da parte del pubblico. A livello internazionale gli incassi si aggirano sui 7 milioni di dollari, ma in molti paesi deve ancora uscire. Incerto, anche in questo caso, il recupero del budget (20 milioni di dollari).

Due i titoli tra i 500 mila euro e il milione di euro: Vizio di forma (€ 740.784) e Timbuktu (€ 517.566).

Paul Thomas Anderson rientra tra gli intoccabili. I suoi film sono amati dal cinefilo a prescindere, spesso ancor prima di essere visti. Più cauto il resto degli spettatori. Se però le sue opere più note (Boogie NightsMagnoliaIl petroliereThe Master), hanno trovato modo di raggiungere anche parte del grande pubblico, Vizio di forma, nonostante i 20 milioni di dollari di budget, resta di nicchia: 11 milioni di dollari l’incasso globale, di cui 8 milioni dagli U.S.A. (in cui è uscito in 653 schermi) e 3 milioni dagli altri mercati. In Italia la Warner Bros sembra credere molto nella riuscita commerciale del film, infatti lo distribuisce in 225 schermi dal 26 febbraio, ma il debutto è sottotono (12° posto, 317 mila euro e media per sala modesta di € 1.409). La conferma della tiepida accoglienza si ha alla seconda settimana, dove entra in top-10 al decimo posto ma perde 88 sale e il 54% degli incassi. Abbandonato a se stesso, vaga in sole 31 sale già dalla terza settimana. L’impennata della media per sala (€ 1.898) non spinge la Warner Bros a sostenere il film, anzi, alla quarta settimana le sale restano 15. Che dire, una distribuzione più equilibrata, magari graduale, avrebbe probabilmente aiutato il film a trovare un pubblico più ampio, mentre l’assenza di grandi numeri nell’immediato gli ha subito tarpato le ali.
Sorprende il film del regista mauritano Abderrahmane Sissak che affronta un tema molto attuale e dalla forte valenza politica e sociale (la complessità dell’integralismo islamico): in concorso al Festival di Cannes, candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero, vincitore di sette premi César, tra cui anche Miglior Film. I premi conseguiti gli permettono una distribuzione nel nostro paese, anche se assai limitata. La strategia della Academy Two è infatti improntata alla cautela: debutto al 19° posto in 32 schermi con una discreta media per sala (€ 2.193) che arriva a € 2.600 alla seconda settimana, quando le sale restano 27. Per tutto il mese di marzo si mantiene nelle retrovie, ma a forza di piccoli, solidi, passi finisce per ottenere un risultato impensabile.

Tra i pochi meriti del Festival di Venezia, anche quello di avere permesso la distribuzione di Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza che ha fatto vincere a Roy Andersson il Leone d’Oro. Se non avesse conquistato il premio più ambito difficilmente sarebbe stato distribuito nel nostro paese. La Lucky Red non sfrutta l’eco mediatica del festival e lo fa uscire nelle sale il 19 febbraio. Nel week-end di debutto il risultato è incoraggiante: 12° posto con 186 mila euro e media, nelle 69 sale in cui è distribuito, di € 2.703. Un riscontro inatteso, che si riduce notevolmente nelle settimane successive, in cui però l’interesse del pubblico è dimostrato dalla discreta media del film in poche sale, evidentemente selezionate accuratamente. Incasso a fine aprile di € 428.229.

Inferiori alle potenzialità, invece, i risultati di film che hanno infiammato i cinefili ma non sono riusciti a trovare la strada del pubblico: Il segreto del suo volto di Christian Petzold incassa € 156.861, Una nuova amica di François Ozon si ferma a 266 mila euro (troppa anarchia sentimentale per il Belpaese?), Lettere di uno sconosciuto di Zhang Yimou a € 241.311. L’uscita in contemporanea con il centesimo anniversario del genocidio armeno non desta alcuna curiosità per Il padre, opera fallimentare di Fatih Akim in concorso al Festival di Venezia. Annunciato come uno dei vincitori, dopo la visione ha fatto cambiare parere a molti. La media di € 849 nelle 56 sale in cui è distribuito (18° posto al box-office del 10-12 aprile) è un segnale chiaro, il calo del 67% alla seconda settimana una conferma, l’incasso finale di € 86 mila una inevitabile conseguenza.

Un vero e proprio flop anche The Search, banco di prova per Michel Hazanavicius dopo l’Oscar per The Artist. Il passaggio dalla leggerezza dell’omaggio al mèlo bellico non giova al regista francese, già poco apprezzato nella presentazione al festival di Cannes, dove i dissensi hanno sovrastato le lodi. In Italia esce il 5 marzo e nel primo week-end, nonostante 102 schermi a disposizione, non va oltre il 20° posto, con una media per sala disastrosa (€ 504). Alla seconda settimana gli incassi crollano del 93% e nelle 23 sale in cui rimane la media scende tragicamente a € 166. Per il nostro mercato, considerando che il target di riferimento non erano i giovanissimi, si poteva pensare a una traduzione del titolo. Probabilmente avrebbe aiutato, ma non avrebbe certo fatto la differenza.


IL BOX OFFICE STAGIONALE

Una vera rivoluzione nel box-office stagionale, dove quattro nuove entrate cambiamo completamente l’assetto della classifica. Il dominatore assoluto è Cinquanta sfumature di grigio che detronizza American Sniper. Eccellente il risultato di Fast & Furious 7 che entra diretto al terzo posto e soprendente la Cenerentola di Kenneth Branagh che nel nostro paese supera MaleficentAvengers: Age of Ultron è appena uscito ed è sicuramente destinato a conquistare qualche altra posizione. Lasciano la classifica Hunger Games: il canto della rivolta parte 1Dragon Trainer 2Andiamo a quel paese e I pinguini di Madagascar. Cambierà qualcosa nel IV trimestre? Ci sono altri titoli destinati alla top-10? Speriamo proprio di sì, ma lo scoglio dei 20 milioni di euro sembra difficile da superare e salvo imprevisti Cinquanta sfumature di grigio si avvia a essere il campione d’incassi della stagione.

BOX OFFICE DAL 01/08/2014 AL 30/04/2015

01 – CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO – €  19.625.340

02 – AMERICAN SNIPER – € 19.018.568

03 – FAST & FURIOUS 7 – € 18.096.649

04 – SI ACCETTANO MIRACOLI – € 15.467.941

05 – CENERENTOLA – € 14.880.974

06 –  LO HOBBIT: LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE – € 13.729.260

07 – IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO – € 13.138.227

08 – INTERSTELLAR – € 10.720.794

09 – AVENGERS: AGE OF ULTRON – € 10.500.440

10 – BIG HERO 6 – € 9.586.813

Quando vendi 100 milioni di copie di un romanzo, la strada della trasposizione cinematografica è inevitabile. E sei nell’occhio del ciclone, perché, qualunque cosa farai, sbaglierai. Certo, se la materia letteraria ha già dei limiti, per il cinema diventa una bella gatta da pelare. Se poi, come nel caso del romanzo di James E. L., il tema è pure piuttosto audace, quindi a rischio censura o divieto, agli evidenti limiti si devono sommare le decisioni difficili sull’approccio da adottare: compiacere un pubblico il più ampio possibile oppure osare l’impensabile, sfidare il buon gusto, sfiorare il porno? Ovviamente, data la quantità di milioni di dollari in ballo, si è optato per il compromesso. Risultato: perplessità da parte di chi ha apprezzato il libro, ma masse in subbuglio. Il film si è quindi trasformato in un gigantesco fenomeno mediatico dove ad essere superfluo è stato più che altro il film. Bello? Brutto? Poco importa! L’importante è che se ne parli, tanto e a tal punto da indurre il pianeta a pagare per verificare di persona. Il trend è diventato andarlo a vedere per poi parlarne male. Un po’ come per il cinepanettone, incassi record ma se chiedevi in giro nessuno ne sapeva niente. I commenti negativi si sono dimostrati esagerati, con grida di sdegno di fronte a un prodotto, anche curato, che ha il solo difetto di essere piuttosto modesto. Comunque sia, complimenti alla campagna marketing che è riuscita nell’impresa grazie ad alcune ottime strategie: un trailer promettente (chi l’avrebbe poi detto che tutto il film sarebbe stato un eterno trailer?), diventato rapidamente il più visto del 2014, e una campagna di vendita dei biglietti cominciata nel periodo natalizio, a due mesi dall’uscita nelle sale. L’Italia soggiace al rito. Il debutto non è record, ma un milione 737 mila euro sono un ottimo esordio per un giovedì feriale e il film conclude il primo week-end con 8 milioni 492 mila euro e una media, nelle 952 sale in cui è distribuito, di ben € 8.920. Calo del 56% alla seconda settimana, con altri 3 milioni 827 mila euro e una media ancora buona (€ 4.656 in 822 schermi). Ci vuole SpongeBob – Fuori dall’acqua per far scendere Cinquanta sfumature di grigio al secondo posto già alla terza settimana, ma le cifre accumulate, prima di un passaparola non proprio compiacente, sono già molto alte. Per i primi sette giorni di programmazione gli incassi superano il milione di euro e il botteghino è completamente assorbito dal fenomeno. Per dire, una giornata feriale come mercoledì 18 febbraio, Cinquanta sfumature di grigio domina il box-office giornaliero con un milione 61 mila euro, mentre il secondo classificato è Birdman con appena 72 mila 537 euro. Un divario folle che dimostra il totale disequilibrio del box-office, in balia di singoli film capaci di fare la differenza e risollevare i numeri complessivi.
La Disney ha trovato la nuova gallina dalle uova d’oro: la versione live action delle favole animate. Ad aprire le porte, più che altro scardinarle, è stato Alice in Wonderland di Tim Burton che, sull’onda del rinnovato entusiasmo per il 3D suscitato da Avatar, ha ottenuto incassi impensabili (ben un miliardo 25 milioni di dollari globali), scatenando una vera e propria caccia alla favola. E le successive trasposizioni hanno cavalcato alla grande il nuovo filone (vedi Maleficent con 758 milioni di dollari). La Cenerentola di Kenneth Branagh ha la novità di attenersi alla tradizione senza punti di vista inediti o particolarmente originali. La favola come tutti ricordano, quindi, puntando sullo sfarzo, le interpretazioni e la buona fattura. Bypassare il “famolo strano” si è configurato come una vera e propria rivoluzione che ha ridotto la presenza dei teenager (infatti in America ha incassato molto, ma meno delle aspettative: 187 milioni di dollari), aumentando invece le presenze di piccoli e famiglie. Non a caso in Italia, in cui ad andare al cinema non sono solo i ragazzini, ha superato i 14 milioni di euro di Maleficent, ma è andato molto bene anche in Cina (71 milioni di dollari), Giappone e Gran Bretagna (circa 30 milioni di dollari) e Australia (17 milioni di dollari). Più tiepido il riscontro in Francia (11 milioni di dollari), Russia (appena 11 milioni e mezzo di dollari) e Spagna (circa 8 milioni e mezzo di dollari). I mercati extra-americani incidono sul totale di 458 milioni di dollari nella misura circa del 60%. La Disney sta in pratica ricolonizzando l’immaginario e il progetto è quello di imporre come nuovi “classici” le trasposizioni live-action presenti e future (in arrivo ci sono Il libro della giunglaMulan, addirittura Dumbo). Considerando anche le acquisizioni di Pixar, Marvel e Lucas Film, gli azionisti Disney possono continuare a dormire sonni tranquilli.
Dopo il successo del sesto capitolo (789 milioni di dollari globali) e l’improvvisa morte di Paul Walker, l’attesa per la settima puntata di una saga come “Fast & Furious”, cresciuta nel tempo, era spasmodica. Le aspettative erano quindi alte, ma non si pensava di infrangere così tanti record e che il film diventasse, oltre al più alto incasso per il franchise, anche uno dei maggiori successi planetari di tutti i tempi. Se in America il riscontro è stato grande ma non folle (338 milioni di dollari a sfruttamento ancora in corso), è dall’estero che la follia impera: ben un miliardo 128 milioni di dollari, il 76,9% del totale. In Cina, dove ci sono 26mila schermi di cui 15mila costruiti negli ultimi 6 anni, ha superato l’incasso americano e qualunque altro record raggiungendo i 371 milioni di dollari. Cifre da capogiro anche in Gran Bretagna (55 milioni di dollari), Brasile (40 milioni di dollari), Russia (33 milioni di dollari), Francia (29 milioni di dollari) e l’elenco potrebbe continuare, perché sono tanti i paesi in cui è record assoluto. L’Italia partecipa ai fuochi d’artificio con entusiasmo. Anteprime il 1° di aprile per 408 mila euro e un milione 357 mila euro nel primo giorno effettivo di programmazione. Incassi superiori al milione di euro (sabato 4 e domenica 5 addirittura 2 milioni) fino al 7 aprile in cui, comunque, il film incamera altri 834 mila euro. Nel primo week-end Fast & Furious 7 incassa 7 milioni 139 mila euro in 749 schermi, con una media per sala di € 9.532. Nel secondo week-end arrivano altri 3 milioni 509 mila euro e il film è ancora in testa alla terza settimana (un milione 468 mila euro). Solo l’arrivo degli Avengers, che attira lo stesso target di pubblico, lo fa scendere in classifica, e alla quarta settimana è quarto in 301 schermi, con una media, comunque, ancora superiore ai 2mila euro. A livello mondiale, a sfruttamento ancora in corso (manca all’appello ancora il Giappone in cui è uscito il 17 aprile), si colloca al quarto posto dei film più visti di tutti i tempi. Non così lontano Avengers, mentre Titanic e Avatar, entrambi superiori ai 2 miliardi di dollari, sembrano fuori portata. Un successo clamoroso, esagerato, come il film. Come mai? La domanda è lecita! Che dire, evidentemente quando un film acchiappapubblico centra il bersaglio, quindi mantiene ciò che promette, la deriva è dietro l’angolo.

Era uno dei titoli più attesi della stagione. Dopo il clamoroso successo del primo capitolo, terzo incasso mondiale di tutti i tempi con un miliardo 518 milioni di dollari (ma Fast & Furious 7 incalza), l’inevitabile seguito, costato 250 milioni di dollari, pare intensifichi dark e azione. Se la critica è meno complice, la risposta del pubblico è altissima. Esce in contemporanea in 44 territori (non in U.S.A., dove debutta il 1º maggio) e incassa nel primo week-end 201,2 milioni di dollari. In Italia raccoglie in 5 giorni 8 milioni 193 mila euro, con una media nel week-end di € 7.909 nelle 901 sale in cui è programmato. Il debutto, il 22 aprile, supera di poco il milione di euro ed è molto lontano da quello del capostipite, che era arrivato a 2 milioni 300 mila euro, ma si trattava di un festivo, il 25 aprile, quindi il confronto non è propriamente significativo. Più appropriato il confronto con Fast & Furious 7, che, escludendo le anteprime, incassava 1 milione 400 mila euro e non aveva nemmeno il sovrapprezzo per il 3D. I dati sono quindi un po’ inferiori alle lecite attese, ma si tratta comunque di risultati sorprendenti, sufficienti a porre il film, appena uscito, già al 9º posto nella classifica dei più visti della stagione. Dato, ovviamente, destinato a crescere.


 GLI EVENTI

Continua la pubblicazione dei maggiori incassi relativi agli eventi, ormai entrati a forza di piccoli passi nella programmazione ordinaria delle sale cinematografiche. Tralasciando di commentare  gli eventi di nicchia ma consolidati, che hanno ormai fidelizzato il pubblico a cui si rivolgono, alcune delle proposte fatte nel trimestre si sono particolarmente distinte, dimostrando una fame di musica e sport anche al cinema. Insomma, non solo film, anche se alcune riedizioni, sostenute anche da un buon marketing, hanno lasciato il segno. È il caso di Non ci resta che piangere, a suo tempo (uscì a Natale 1984) campione di incassi e ancora oggi in grado di divertire grazie all’accoppiata Troisi / Benigni: più di 33 mila spettatori sono accorsi nelle giornate feriali in cui è stato programmato, consentendo un incasso di 280 mila euro. Minore il riscontro per Wim Wenders, di cui è stata proposta, in occasione dell’assegnazione dell’Orso d’Oro alla Carriera alla Berlinale, la versione digitale restaurata di Il cielo sopra Berlino e Paris, Texas.sono due eventi: Queen Rock Montreal, il concerto dei Queen registrato al Forum di Montreal il 24 novembre del 1981, e Cobain, il documentario sul leader dei Nirvana precocemente scomparso che ha l’originalità di essere prodotto dalla figlia di Kurt Cobain, quindi si suppone in grado di affrontare il mito attraverso una dimensione più intima. Entrambi sono stati proposti in più giornate ottenendo risultati complessivi piuttosto buoni: Kurt batte Freddy 503 mila euro a 412 mila euro.

Ma il vero asso pigliatutto della sezione è stato Zanetti Story, il documentario che ripercorre il mito di Javier Zanetti, il calciatore straniero con più presenze in serie A italiana (618), quello con più presenze nella storia dell’Inter (858), il capitano interista con più presenze in Champions (82) e il giocatore dell’Inter con più partite giocate consecutivamente (137). Un evento che ha dominato la giornata di venerdì 27 febbraio a livello di incassi (quasi 500 mila euro), mentre come spettatori è stato battuto da Cinquanta sfumature di grigio. In ogni caso, colpisce che un singolo evento riesca a piazzarsi nel box-office del week-end (sesto posto) con un solo giorno di programmazione in 177 sale, battendo film con una distribuzione maggiore e molti più schermi e spettacoli a disposizione (Le leggi del desiderioMortdecaiIl settimo figlio).

Da segnalare, infine, il persistere di un forte interesse nei confronti dell’animazione giapponese. Ne è una riprova il primo posto conquistato in entrambe le giornate in cui è stato programmato per Lupin III contro Detective Conan.

Il problema, ma pare insolubile anche dopo le risposte ottenute direttamente dai distributori, è nel prezzo maggiorato per gli eventi. Continuiamo a ripeterlo. Vada spendere dai 12 ai 15 euro per un’opera lirica o uno spettacolo teatrale, ma per una riedizione, o un documentario, o un cartone animato, spendere minimo 10 euro è per molti un sicuro deterrente. Vedremo se cambierà qualcosa. Sarà il mercato, quindi noi, a deciderlo.

Ecco il solito elenco, come sempre tutt’altro che esaustivo, di alcuni degli eventi più significativi e più seguiti dal pubblico nel III trimestre della stagione. L’ordine è meramente cronologico, in base alla data di uscita. Dopo il titolo sono riportati i dati relativi a incasso, spettatori e, tra parentesi, la posizione nella classifica giornaliera degli incassi:

3 febbraio 2015: L’ORIANA – € 28.273 / 4.088 (10° posto)

4 febbraio 2015: ADDICTED TO LIFE – € 46.586 / 4.588 (7° posto)

10 febbraio 2015: LUPIN III VS DETECTIVE CONAN – € 110.361 / 11.972 (1° posto)

10 febbraio 2015: REMBRANDT – LA GRANDE ARTE AL CINEMA – € 89.416 / 9.971 (2° posto)

11 febbraio 2015: LUPIN III VS DETECTIVE CONAN – € 155.940 / 16.675 (1° posto)

18 febbraio 2015: IL CIELO SOPRA BERLINO – € 49.174 / 5.581 (6° posto)

23 febbraio 2015: POKEMON IL FILM – DIANCIE E IL BOZZOLO DELLA DISTRUZIONE – € 26.305 / 3.494 (8° posto)

24 febbraio 2015: POKEMON IL FILM – DIANCIE E IL BOZZOLO DELLA DISTRUZIONE – € 32.379 / 4.260 (6° posto)

25 febbraio 2015: PARIS TEXAS – € 23.236 / 2.783 (10° posto)

27 febbraio 2015: ZANETTI STORY – € 483.157 / 41.315 (1° posto)

2 marzo 2015: NON CI RESTA CHE PIANGERE – € 48.875 / 5.959 (4° posto)

3 marzo 2015: NON CI RESTA CHE PIANGERE – € 110.166 / 13.284 (3° posto)

4 marzo 2015: NON CI RESTA CHE PIANGERE – € 114.005 / 13.888 (3° posto)

11 marzo 2015: NATIONAL GALLERY – € 97.353 / 10.427 (4° posto)

12 marzo 2015: LA GRANDE STAGIONE LIVE & SPECIAL 2014-2015 – € 39.835 / 6.316 (5° posto)

16 marzo 2015: QUEEN ROCK MONTREAL – € 117.506 / 12.122 (2° posto)

17 marzo 2015: QUEEN ROCK MONTREAL – € 133.324 / 13.789 (2° posto)

17 marzo 2015: ROYAL OPERA HOUSE 2014-2015 – € 56.754 / 4.367 (6° posto)

18 marzo 2015: QUEEN ROCK MONTREAL – € 146.532 / 15.042 (2° posto)

14 aprile 2015: VAN GOGH – LA GRANDE ARTE AL CINEMA – € 223.448 / 23.909 (2° posto)

15 aprile 2015: ROYAL OPERA HOUSE 2014-2015 – € 18.524 / 1.459 (8° posto)

21 aprile 2015: CATTEDRALI DELLA CULTURA 3D – € 43.584 / 4.703 (4° posto)

28 aprile 2015: COBAIN: MONTAGE OF HECK – € 240.527 / 19.209 (2° posto)

28 aprile 2015: LA GRANDE STAGIONE LIVE & SPECIAL 2014-2015 – € 18.475 / 1.695 (10° posto)

29 aprile 2015: COBAIN: MONTAGE OF HECK – € 259.798 / 20.859 (2° posto)


L’INTERVISTA

Questo trimestre gli Spietati scendono in campo per intervistare Roberto Naccari: regista (tra gli altri del documentario L’altro Fellini), direttore artistico (Bellaria Film Festival), Presidente (Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo), Socio Fondatore e Vice-Presidente (Circolo Cinematografico Dogville) e anche esercente (le due sale, Antonioni e Wenders, del Supercinema di Santarcangelo di  Romagna). Ed è proprio su questo aspetto che lo abbiamo intervistato:

•        Due sale in provincia con programmazione differenziata; ci puoi spiegare come le gestisci e il perché di questa scelta?

Santarcangelo di Romagna ha ventiduemila abitanti e un solo cinema, il Supercinema con due sale. La Antonioni, 296 posti, digitalizzata, una programmazione d’essai sette giorni su sette, dal giovedì al lunedì un film a tenitura, il lunedì, quando è disponibile, la copia in lingua originale con i sottotitoli, il martedì e il mercoledì un altro film commercialmente più debole, quando si può in presenza del regista. La domenica pomeriggio un film per famiglie. Una seconda sala, la Wenders, più piccola, 106 posti, non digitalizzata ma con un proiettore full hd e uno 35 mm e la possibilità di proiettare bluray e pellicole. Una programmazione di documentari a tenitura di tre giorni nel weekend, da venerdì a domenica, rassegne cinematografiche, didattica del cinema e incontri. La sala Antonioni, la grande, è quella che tiene in piedi economicamente la baracca, la sala Wenders è il nostro lusso, dove ci permettiamo di fare una programmazione di film di difficile visibilità, in primo luogo documentari. Una sala, dunque, che programma incontri, didattica, prodotti cinematografici di nicchia e ci permette però di allargare il giro del pubblico a un territorio più vasto di quello cittadino dando una identità precisa al nostro cinema.

•        Come avete vissuto il rivoluzionario passaggio al digitale?

Il passaggio al digitale per noi è stato quasi immediato. Abbiamo preso in gestione il cinema di proprietà comunale attraverso un bando. Abbiamo iniziato l’attività nel dicembre del 2013 e abbiamo lavorato un solo mese con la pellicola per passare dal gennaio 2014 al digitale. Siamo quindi, come gestori, quasi dei nativi digitali. Il digitale è un sistema che sta liberando molti vincoli nella gestione del cinema. Permette di fare a meno del proiezionista, permette di automatizzare completamente la proiezione, permette di inserire contenuti personalizzati prima dei film. Quando andrà a regime la distribuzione dei film attraverso il satellite, si supereranno molti dei contrattempi che il nuovo sistema ha creato. Con il passaggio al digitale si è verificata una situazione per cui i distributori cinematografici avevano un enorme vantaggio economico che consiste nel non dover più stampare e movimentare centinaia di costose copie in pellicola, mentre sugli esercenti veniva a gravare tutto il peso economico di dovere riconvertire i loro cinema con i costosi proiettori digitali.

•        Puoi provare a spiegarci come funziona la Virtual Print Fee, una sorta di supporto per gli esercenti che sono passati al digitale, e, soprattutto, se effettivamente funziona ?

La Virtual Print Free nasce negli Stati Uniti ed è una sorta di compensazione che i distributori offrono agli esercenti. Se un esercente proietta un film per almeno un weekend, entro le quattro settimane dall’uscita del film ha diritto a una cifra variabile tra i 120 e i 480 euro, a seconda di quanti giorni lo ha tenuto i programmazione. Il VPF viene erogato fino a che non viene coperta una determinata percentuale del costo del proiettore.

Parlando con altri esercenti ho sentito più volte dire che i rapporti con la distribuzione non sono sempre facili…me lo confermi? Sono molte le imposizioni che si devono subire per ottenere il film giusto?

Il rapporto con i distributori è mediato dalle agenzie regionali. Queste sono delle plurimandatarie che trattano ognuna numerose case di distribuzione. È a loro che si chiedono i film. Quindi è con loro, spesso, che ci si trova a lottare e mediare per avere un film. Richiesta di lunghe teniture e imposizione di altri film per avere quello desiderato sono le pratiche più comuni. Noi che siamo in un piccolo comune, ma vicino a Rimini, abbiamo anche il problema di dover aspettare che il film sia uscito su quella piazza da almeno una settimana.

•        Come vivi il report settimanale degli incassi? Con ansia, fiducia, curiosità?

Il report lo guardo giornalmente o, meglio, ogni sera. Prima di aprire il file, butto un numero, provo a indovinare e poi verifico il mio scostamento/scollamento dalla realtà. 

 •        Da spettatore quali sono i film che più apprezzi?

Domanda complessa. O parlo per due ore o me la cavo con una sintesi estrema: quando riesco a provare delle emozioni. Le emozioni possono arrivare attraverso la pancia o attraverso il cervello, possono arrivare veicolate dal racconto, per mezzo della recitazione, attraverso la forma cinematografica, ma sempre cerco l’emozione.

•        Qual è stato il film che in questa prima parte della stagione ti ha dato come esercente le maggiori soddisfazioni? Secondo te per quale motivo?

Il film che mi ha sorpreso di più è stata la resa in sala del film di Wenders Il sale della terra, un documentario che abbiamo proiettato per una settimana e che ha attirato un pubblico numerosissimo e molto vario. L’altro è stato Mommy, un film bellissimo che a Rimini non usciva, ci hanno fatto aspettare fino all’ottava settimana prima di decidersi a darcelo prima dell’uscita riminese. Mommy ha avuto un buon pubblico a cui il film è piaciuto molto.

•        E il flop inaspettato?

Il flop inaspettato è recente, Foxcatcher, semplicemente si erano messi d’accordo per non venirlo a vedere.

•        Qual è l’errore che un esercente non deve mai fare?

Ripetere lo stesso errore due volte.


E anche per questo trimestre è tutto. Fiduciosi in una prosecuzione del trend positivo e in un’estate, anche, al cinema, continuo ad augurarvi buone visioni.

Ricordo che i precedenti SGUARDI DALLA SALA li potete trovare qui:

– I Trimestre stagione 2014 /2015: dal 01/08/2014 al 31/10/2014

– II Trimestre stagione 2014 /2015: dal 01/11/2014 al 31/01/2015

Come sempre, per confronti, opinioni, chiacchiere, consigli, proposte, suggerimenti, l’indirizzo è:

LUCA BARONCINI

Luca   Baroncini