
(dal 1º novembre 2022 al 31 gennaio 2023)
Nella seconda parte del Barometro parliamo di cinema italiano, horror, flop e cinema d’essai. Ricordo che gli incassi sono calcolati al 31 gennaio 2023.
Top-10 film italiani usciti nel II trimestre della stagione 2022/2023
POS | TITOLO | INCASSO |
1 | IL GRANDE GIORNO | € 7.171.423 |
2 | LA STRANEZZA | € 5.533.397 |
3 | LE OTTO MONTAGNE | € 5.434.128 |
4 | TRE DI TROPPO | € 4.628.879 |
5 | ME CONTRO TE IL FILM – MISSIONE GIUNGLA | € 3.949.390 |
6 | GRAZIE RAGAZZI | € 2.120.367 |
7 | L’OMBRA DI CARAVAGGIO | € 2.006.389 |
8 | I MIGLIORI GIORNI | € 1.848.305 |
9 | VICINI DI CASA | € 1.574.526 |
10 | DIABOLIK – GINKO ALL’ATTACCO | € 1.222.382 |
Come abbiamo già fatto notare, migliora sensibilmente l’andamento del cinema italiano che arriva a conquistare il 42,6% della quota di mercato. Se nel trimestre precedente solo un titolo (Il colibrì) superava i 2 milioni di euro, in questo trimestre le cose vanno decisamente meglio. Il pubblico torna ad accorgersi che esiste una cinematografia nazionale, grazie a poca concorrenza (la distribuzione di film americani commerciali, come abbiamo visto, latita alquanto) e a una produzione varia che non premia solo le commedie, perché quelle, ormai lo abbiamo capito, il pubblico se le aspetta per lo più in piattaforma. Se c’è una cosa di cui si sente la mancanza è però di film dedicati ai più giovani, il target delle nostre produzioni è infatti soprattutto quello adulto e alto borghese (che in base alle statistiche è anche quello meno propenso ad andare in sala). Ben vengano quindi i Me contro te, incubo di nonni e genitori e delizia dei bambini fino agli 8/10 anni, perché per quel target di pubblico non c’è praticamente nulla. Tra gli altri, si distingue Il principe di Roma (€ 945.863), ma fuori dalla capitale è poco visto, mentre de Il primo giorno della mia vita (finora € 1.004.419) parleremo nel prossimo trimestre perché è uscito il 26 gennaio.
Non sono mancati i flop, calcolati tenendo conto delle aspettative e delle ambizioni, misurate in base al numero di copie con cui i film sono usciti. Di alcuni avevamo già parlato nel I Barometro della stagione, perché distribuiti a fine ottobre, e si conferma che nel corso del II trimestre non hanno trovato riscatto: l’action/horror Dampyr (€ 340.253) e il thriller Io sono l’abisso (€ 326.339). Altri, invece, sono arrivati tra ottobre e gennaio. A colpire è il fatto che spesso si tratta di opere che tentano strade nuove, cercano di riscoprire i generi cinematografici, in qualche modo osano, ed è un peccato che si tratti di film poco riusciti o comunque incapaci di intercettare un pubblico. Tra questi il musical The Land of Dreams (€ 45.590 in quasi 200 sale), il thriller L’uomo sulla strada (€ 134.311 in più di 200 sale) e Notte fantasma (€ 11.542 in 24 sale), l’autoriale Chiara (€ 161.186 in 166 sale), su cui incautamente si puntava per portare in sala i giovani, e l’horror Piove (€ 74.813 in 74 sale). Se, poi, risulta prevedibile l’insuccesso di un titolo come The Christmas Show (€ 38.460 in 105 sale), destinato non si capisce bene a chi, colpisce invece il rifiuto nei confronti, fin da subito, di due film con, sulla carta, buone chance: War – la guerra desiderata (€ 103.446 in 228 sale) e Profeti (€ 27.550 in 59 sale). Il primo quanto mai attuale (una guerra in Europa per un incidente diplomatico) e con attori amati come Edoardo Leo e Miriam Leone; il secondo con una superstar italiana come Jasmine Trinca e un regista come Alessio Cremonini il cui precedente Sulla mia pelle aveva fatto parecchio parlare (anche se soprattutto in streaming).
I FILM (PIU’ O MENO) HORROR USCITI NEL II TRIMESTRE
TITOLO | INCASSO |
M3GAN | € 2.267.918 |
THE MENU | € 2.113.429 |
BONES AND ALL | € 1.326.113 |
GLI OCCHI DEL DIAVOLO | € 916.287 |
UNA NOTTE VIOLENTA E SILENZIOSA | € 499.166 |
PIOVE | € 80.134 |
In realtà di film puramente horror ce ne sono pochini in questa lista, gli altri sono più che altro contaminazioni di generi differenti, tra cui anche l’horror. Curioso come per Bones and All, che dà il suo meglio a livello di resa commerciale nei circuiti d’essai, sia proprio l’horror ad avere allontanato parte del pubblico, poco incline ad accettare che tenerezza e nero delle pulsioni viaggino abbracciati. La forma ibrida giova invece a The Menu, (budget di 30 milioni di dollari, incasso globale 79,5 milioni di dollari) e a Una notte violenta e silenziosa (budget 20 milioni di dollari, incasso globale 76,1 milioni di dollari) che riescono ad andare in attivo con il solo theatrical. Esempi di quel cinema medio sempre più raro. A vantaggio del genere horror due elementi: funzionano in sala, perchè la visione collettiva con schermo grande è un plus in grado di rendere l’esperienza più coinvolgente, e di solito hanno budget medio/bassi che consentono un più facile rientro dei capitali investiti. Ne sono un chiaro esempio i due horror puri usciti nel trimestre: M3gan e Gli occhi del diavolo. Il primo costa solo 12 milioni di dollari e arriva a incassarne 160, confermando l’intuito produttivo della Blumhouse, tanto che l’ok per un secondo capitolo è già arrivato; il secondo, nonostante la critica lo abbia massacrato, riesce comunque a incassare in tutto il mondo 44,6 milioni di dollari. L’Italia ci prova con l’interessante Piove, ma il côté autoriale ne limita un po’ la possibilità di arrivare a un grande pubblico.
I FLOP DEL II TRIMESTRE
TITOLO | INCASSO |
WHITNEY | € 967.998 |
BELLE E SEBASTIEN – NEXT GENERATION | € 403.126 |
RIUNIONE DI FAMIGLIA (NON SPOSATE LE MIE FIGLIE 3) | € 339.030 |
MASQUERADE – LADRI D’AMORE | € 179.406 |
BROS | € 172.199 |
ANCHE IO | € 96.054 |
SAINT OMER | € 82.058 |
THE WOMAN KING | € 79.427 |
TORI E LOKITA | € 74.813 |
UNA MAMMA CONTRO G.W. BUSH | € 16.594 |
Molti, sicuramente più del previsto, i flop del trimestre. Svetta la delusione nei confronti di Whitney che non diventa il nuovo Bohemian Rhapsody e, nonostante un budget medio di 45 milioni di dollari, incassa worldwide “solo” 56,5 milioni di dollari, con un’uscita natalizia wide negli Stati Uniti (3.625) che incamera soltanto 23,5 milioni di dollari. In Italia la prima a non crederci sembra essere la Sony che lo posiziona in orari poco complici che determinano afflussi limitati e meno curiosità del previsto. Non funziona nemmeno il reboot di Belle e Sebastien; la precedente trilogia, anche in Italia, era riuscita ad attirare il target famiglie (il primo film ha incassato circa 7 milioni di euro, l’ultimo 2,8 milioni di euro), mentre il reboot arriva in più di duecento sale ma esce quasi subito di scena. Insufficiente promozione? Poco appeal del prodotto? Abitudine a trovare opere similari direttamente in streaming? C’è da rifletterci su. Discorso affine per il simpatico Riunione di famiglia (Non sposate le mie figlie 3). Anche in questo caso i due film precedenti avevano incontrato il favore del pubblico, il primo con un incasso di circa 4 milioni di euro, il secondo con un calo notevole e un totale di 1,2 milioni di euro. Il terzo, nonostante a livello di contenuti sia in linea con i precedenti capitoli e sia il film francese più visto del 2022 (con 2,4 milioni di spettatori), da noi è passato nell’indifferenza. Anche in questo caso: non saranno le troppe commedie passate direttamente in streaming a rendere il genere ormai poco spendibile in sala? Una cosa però è certa, il riferimento nel titolo solo tra parentesi alla saga “Non sposate le mie figlie” non lo ha aiutato, tra le due era meglio invertire e magari indicare “riunione di famiglia” come sottotitolo.
A colpire è anche il disastro commerciale di Bros che in tutto il mondo incassa solo 14,7 milioni di dollari nonostante una distribuzione massiccia. Un vero e proprio autogol da parte della Universal che lo ha distribuito. La colpa è principalmente del modo in cui il film è stato proposto al pubblico. Il marketing ha puntato tutto sul fatto che si trattava della prima commedia romantica omosessuale distribuita da una major, dando l’idea che si trattasse di un film destinato soprattutto alla comunità LGBT. Risultato: il pubblico ha disertato le sale. Forse era meglio puntare più sul film e sulla sua efficacia di commedia romantica, tra l’altro molto apprezzata dalla critica, che su ciò che rappresenta, evitando di trasformare un film teoricamente inclusivo e per tutti in un’opera di nicchia.
Rifiuto totale a ogni latitudine anche per Anche io, operazione fallita a partire dal titolo poco memorizzabile (perché non “Me Too”, visto che in fondo è di questo che si parla?) e da un’aura di “manifesto politico” che ne ha limitato ovunque e fin da subito l’interesse: incasso globale di appena 13,5 milioni di dollari a fronte di un’uscita in più di duemila sale negli Stati Uniti e di un budget di 32 milioni di dollari. Anche in questo caso la prima non crederci è stata la Universal che nel nostro paese lo ha piazzato per lo più in orari (in tarda serata) poco inclini al target adulto di riferimento.
Diverso il discorso per The Woman King, successo negli Stati Uniti, poco visto invece altrove. In U.S.A. raccoglie infatti 67,3 milioni di dollari che rappresentano il 72,8% del totale incassato (92,4 milioni di dollari a fronte di un budget di 50 milioni di dollari). In Italia, invece, è evitato come la peste. Il primo giorno di programmazione, 1 dicembre, esordice al 17° posto, la prima domenica è addirittura al 19°, con una media di 23 euro in 157 sale. Cosa non ha funzionato? Forse l’idea che si trattasse di una storia costruita soprattutto per il pubblico americano; oppure, anche qui, l’idea di “manifesto politico” pro inclusione travestito da film storico/avventuroso. E se invece la causa del disinteresse del pubblico fosse un razzismo latente che appena visto il poster con Viola Davis in assetto di guerra ha fatto optare per altro? C’è da pensarci.
Masquerade è l’opzione d’essai delle festività e arriva in un centinaio di sale senza però decollare mai. Una mamma contro G.W. Bush viene promosso poco e senza probabilmente arrivare al pubblico giusto (il debutto è il 1° dicembre al 46° posto in 16 sale, con una media di 39 euro). Per Saint Omer e Tori e Lokita, premiati l’uno a Venezia e l’altro a Cannes e del tutto ignorati, torna il sospetto di cui sopra: non è che siamo un po’ razzisti e un poster con attori neri che non siano star finisce per allontanarci? Oppure potrebbe essere che un certo modo di trattare a senso unico l’inclusione, soprattutto in fiction televisive e serie tv, abbia dato l’idea di sapere già a cosa si potrebbe andare incontro creando poca aspettativa e interesse? Anche in questo caso, prima di lanciare strali e invettive, c’è soprattutto bisogno di pensarci su.
I FILM D’ESSAI USCITI NEL II TRIMESTRE
TITOLO | INCASSO |
TRIANGLE OF SADNESS | € 947.532 |
EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE | € 552.140 |
LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI | € 479.028 |
IL CORSETTO DELL’IMPERATRICE | € 444.428 |
CLOSE | € 408.097 |
FOREVER YOUNG | € 321.882 |
LIVING | € 248.927 |
L’INNOCENTE | € 200.977 |
MASQUERADE – LADRI D’AMORE | € 179.406 |
SI, CHEF! (LA BRIGADE) | € 134.472 |
UN BEL MATTINO | € 129.905 |
GODLAND – NELLA TERRA DI DIO | € 129.573 |
UN VIZIO DI FAMIGLIA | € 113.128 |
EO | € 106.656 |
Che fatica proporre cinema di qualità! Il cinema d’essai è sostenuto da una nicchia di appassionati, spesso disposti a tutto pur di vivere l’esperienza in sala. Un pubblico di solito non giovane o giovanissimo in cerca di spunti di riflessione e di sguardi meno omologati di quello che il cinema mainstream propone. Nel post pandemia la nicchia si è assottigliata ulteriormente, vuoi per un ricambio generazionale che evidentemente non c’è stato, vuoi per la ritrosia del target adulto a ritornare a vivere eventi in condivisione per il timore di eventuali contagi oppure perché, non vivendoli per più di un anno, ha semplicemente capito che può farne a meno. Sta di fatto che se un film d’essai raggiunge i 500 mila euro è considerato un successo. Triangle of Sadness che sfiora il milione di euro è quindi quasi un blockbuster ed è miracolosamente in linea con l’incasso di 1,1 milioni di euro di The Square, la precedente Palma d’Oro di Ruben Östlund, conquistata nel 2017. Le tre importanti nomination all’Oscar gli stanno consentendo ulteriore margine di guadagno visto che in una manciata di sale continua a essere programmato.
Il divisivo Everything Everywhere All at Once è stato inserito in questa classifica un po’ fluida, ma ha avuto distribuzione anche nei multiplex, inoltre le 11 nomination all’Oscar gli stanno dando una seconda vita nelle sale, quindi il suo percorso è ancora in divenire. Certo è che da noi ha avuto tutt’altra accoglienza rispetto all’America, dove ha incassato 72 milioni di dollari (il 67,8% del totale di 106,2 milioni di dollari). Del resto negli U.S.A. è arrivato nelle sale al momento giusto, in contemporanea con Doctor Strange e il multiverso della follia, proponendosi come alternativa indy nell’esplorazione delle dimensioni del metaverso.
Nessuno degli altri titoli d’essai fa davvero scintille, soprattutto considerando le molte sale in cui sono usciti, né La signora Harris va a Parigi (206 sale), né Il corsetto dell’imperatrice (175 sale). In proporzione vanno meglio Close (ottima la strategia di aumentare progressivamente la distribuzione, grazie al supporto di un’incoraggiante media per sala, fino a superare le 100 sale) e Forever Young (anche per questo film distribuzione in aumento progressivo fino a raggiungere 126 cinema).
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