Baro-metro

IL BARO-METRO: SGUARDI DALLA SALA (01/2021)

(dal 1° novembre 2020 al 31 gennaio 2021)

Trimestre senza cinema in sala.
Ormai sta diventando un’abitudine, ma è il primo trimestre senza nemmeno un giorno in cui poter entrare in una sala cinematografica.
Scelta alla fine inevitabile, dato l’andamento mondiale della pandemia che ha determinato decisioni analoghe in tutto il mondo, ma peculiare nel nostro paese in cui siamo stati tra i primi a chiudere e, con tutta probabilità, saremo tra gli ultimi a riaprire.
Perché tutto ciò?

Perché le sale cinematografiche sono state considerate sacrificabili, non necessarie, rispetto ad altri beni e servizi. La decisione ha finito quindi per essere più politica che sanitaria. Nella gara a chi urla di più, nel silenzio delle associazioni di categoria e con il sostegno solo economico delle istituzioni (che non è poco e non è scontato, ma in grado di salvare solo nel breve periodo), il settore dello spettacolo ha finito per avere un peso minore di altri con caratteristiche non così dissimili, per cui, tanto per fare un esempio, chiese aperte sempre, ma cinema e teatri chiusi sempre.

Nel succedersi dei decreti la serrata delle sale è stato uno dei pochi punti fermi, una certezza inscalfibile. Ripeto, si sarebbe giunti comunque a tale situazione visto l’andamento della pandemia e il continuo aumento dei contagi, ma la scansione delle chiusure e successive riaperture (di altre tipologie di esercizi commerciali) ha dato per scontato che le sale cinematografiche fossero sempre chiuse, prima, durante e dopo quello che si suppone (e spera!) essere stato il clou della pandemia.
Tutto ciò ha inciso inevitabilmente sul percepito del pubblico rendendo scontato che le sale siano luoghi poco sicuri e “naturalmente” chiusi. Ed è su questo percepito che ora bisogna lavorare perché anche se le sale riaprissero non ci andrebbe nessuno, sia perché non si è fatto nulla per indurre al ragionamento (se posso stare otto ore al lavoro in un posto senza finestre perché non posso starne due in una sala cinematografica, dove tra l’altro non parlo?), sia perché i grandi blockbuster americani, vista la situazione poco rassicurante dei contagi oltreoceano, hanno subito continui posticipi nelle date di uscita, azzerando di fatto la stagione e rimandandola all’autunno 2021. Un’opportunità che il cinema italiano ed europeo dovrebbe sfruttare, quando le sale (a fine inverno? primavera? tarda primavera? estate?) riapriranno e avranno bisogno di film, possibilmente nuovi e non fondi di magazzino, da proporre al pubblico.
Un pubblico che nel frattempo, in assenza di cinema, ha soddisfatto la fame di film attraverso uno streaming compulsivo. Un frullato di immagini in cui sono finite serie tv e film di ogni tipo, previsti per le sale, nuovi, in anteprima, vecchi, in prima visione, alla centesima replica.
Confesso che inizialmente ho preso nota dei film che dovevano andare in sala e sono poi passati allo streaming (on demand oppure in abbonamento), ma gradualmente ho perso il conto.

Il primo è stato Cosa sarà di Francesco Bruni, in sala per due giorni, il 24 e 25 ottobre, e poi in streaming a partire dal 31 ottobre 2020.

L’ultimo Wonder Woman 1984 che dopo posticipi, e fior di ipotesi e discussioni, è andato online, bypassando le sale italiane, dal 12 febbraio 2021.

In mezzo decine di titoli tra cui Il talento del calabrone, Palm Springs, Sei minuti a mezzanotte, The Gentlemen, Il giardino segreto, Antebellum, Gli indifferenti, Weekend, 10 giorni con Babbo Natale, Shadows, Soul, The Specials, La stanza, Sound of Metal, One Night in Miami.

Analogo il discorso per le produzioni e i film distribuiti da Netflix per cui, in alcuni casi, era prevista una programmazione temporanea anche al cinema, ma che inevitabilmente sono stati resi disponibili unicamente sulla piattaforma (tra gli altri, The Prom, Pieces of a Woman, Mank, Ma Rainey’s Black Bottom, The Midnight Sky, Elegia americana).

Nel resto di Europa situazioni differenziate, ma anche dove inizialmente si pensava di non chiudere e dove il cinema è non solo ampiamente tutelato a livello istituzionale ma anche prioritario e difeso per il ruolo sociale e culturale che svolge, come in Francia, i buoni propositi si sono dovuti piegare al crescente numero di contagi e alla gravità della situazione pandemica. Situazione simile in Germania e pure in Inghilterra. In Spagna, invece, i cinema non hanno mai chiuso del tutto, attuando una politica di differenziazione in base al livello di rischio.

In America, dove la gestione del Coronavirus non è stata delle più lungimiranti, solo il 35/40% delle sale è rimasto aperto con ingressi contingentati.
Davvero complicato per i grandi blockbuster già pronti decidere di affrontare ugualmente la distribuzione in sala e infatti nell’arco del trimestre è stato un fuggi fuggi generale, con posticipi anche di un anno.
Sono solo due le distribuzioni che hanno rischiato l’uscita in sala facendo arrivare titoli nuovi nonostante il periodo.


AMERICA: IL CASO WARNER BROS

La Warner Bros è stata criticatissima perché ha deciso di proporre tutto il suo listino in contemporanea nelle sale e sulla piattaforma streaming HBO Max per un mese. Accordi ritenuti pericolosi perché con finestre, quindi giorni che separano l’uscita in sala dalla successiva distribuzione in altre piattaforme, di fatto completamente azzerate.
L’uscita natalizia di Wonder Woman 1984 in questa forma ibrida ha ricordato, a livello di enfasi con cui il film è stato proposto, quella post estate di Tenet (che però è uscito solo in sala). Diventa infatti Il film che dovrebbe riportare il pubblico americano nei cinema dopo la seconda ondata di Coronavirus. Il film di Christopher Nolan, però, nonostante un box office mondiale lusinghiero, con un incasso superiore a 360 milioni di dollari, in patria ha deluso le aspettative. Cosa che accade anche con la supereroina DC Comics, ma il dato è inquinato da numeri non comparabili perché sul riscontro dell’online esistono solo rumors, dichiarazioni fatte da chi il film lo distribuisce (quindi più operazioni di marketing che dati oggettivi) e nessuna certezza.

Intanto contro la Warner Bros e la sua decisione di pianificare una doppia distribuzione (in sala e online) per l’intero listino si sono scagliati alcuni nomi autorevoli. Il primo a esporsi pubblicamente è stato Christopher Nolan, da sempre autore di un cinema per il grande schermo, e alle sue dichiarazioni pungenti (“Alcuni dei più grandi registi del nostro settore e delle più importanti star del cinema sono andati a letto la sera prima pensando di lavorare per il migliore studio cinematografico e si sono svegliati scoprendo che stavano lavorando per il peggiore servizio di streaming”) ne sono seguite altre, sullo stesso tenore, di Denis Villeneuve e Judd Apatow.

AMERICA: IL CASO UNIVERSAL

Mentre a livello mediatico si parla quasi esclusivamente delle scelte di Warner Bros che ha deciso di affiancare alla sala cinematografica un’uscita streaming in contemporanea, e per un tempo limitato (un mese), di tutti i film del suo listino del 2021, un’altra distribuzione ha provato a elaborare strategie per affrontare la difficile situazione del mercato.
Si tratta di Universal che con minor clamore ha fatto una scelta non troppo dissimile, anche se sicuramente meno estrema e senza sbilanciarsi, con una certa lungimiranza, sull’intero listino.
Lo studio ha stretto infatti accordi senza precedenti con AMC Theatres e Cinemark, due delle più grandi catene di cinema americane, per accorciare la finestra delle sale e portare i film più rapidamente a casa.
In genere i film vengono proposti in esclusiva nelle sale per un periodo che va da 75 a 90 giorni, prima di passare ai servizi di noleggio online. In base al nuovo accordo tra Universal e AMC, però, lo studio può mettere i nuovi film su video-on-demand premium entro poche settimane dal loro debutto nelle sale. In cambio, i circuiti cinematografici ottengono una parte delle vendite digitali.
Ciò ha portato Universal e la sua etichetta specializzata Focus Features a dominare nelle classifiche statunitensi in tempo di pandemia.
Tra i titoli proposti: I Croods 2: Una nuova era (per 12 settimane sul podio del box-office U.S.A.), Notizie dal mondo, Promising Your Woman, Come Play, Half Brothers, Freaky.
E per fortuna che ci sono stati questi pochi titoli nuovi, altrimenti le sale sarebbero state in balia unicamente delle riedizioni.

UNA SVOLTA EPOCALE AL BOX-OFFICE MONDIALE DEL 2020

Il secondo trimestre della stagione è anche tempo di bilanci, perché include il mese di dicembre che conclude l’anno. Un 2020 particolarmente infausto a causa del Coronavirus, con tutte le percentuali in caduta libera rispetto all’anno precedente. Conseguenza inevitabile, considerando interi mesi di inattività del settore, sia nella produzione che nella distribuzione in sala.

La vera svolta, però, è a livello mondiale: nel 2020, per la prima volta, il box-office cinese ha superato quello nordamericano con 2,7 miliardi di dollari contro 2,3 miliardi di dollari.

Il sorpasso era nell’aria, considerando il perdurare della pandemia negli Stati Uniti e invece la capacità reattiva della Cina, primo mercato a chiudere, ma anche primo a riprendersi; si tratta comunque di un segnale importante che mostra dove il mercato sta andando e anche perché molte produzioni internazionali puntano a oriente.
In ogni caso anche la Cina segna un calo disastroso al box-office, intorno al 70% rispetto al 2019 (da 9 a 2,7 miliardi di dollari).
In U.S.A. le percentuali sono addirittura a picco dell’80%, con una contrazione del box-office da 11,4 a 2,3 miliardi di dollari. Del resto solo il 60/65% delle sale ha potuto operare (con riduzione degli accessi) e mercati fondamentali come New York e Los Angeles sono rimasti chiusi, quindi ottenere numeri diversi era davvero impensabile. A dominare il mercato U.S.A. è un film pre-pandemia, l’action movie Bad Boys for Life con 204,4 milioni di dollari. Tenet, uscito invece prima della seconda ondata di Coronavirus, si ferma al 14° posto, con 46,2 milioni di dollari faticosamente conquistati.

ITALIA 2020

L’Italia si allinea al risultato cinese. Rispetto al 2019, in base ai dati forniti da Cinetel, si è registrata infatti una diminuzione degli incassi e delle presenze rispettivamente del 71,30% e del 71,18%. Percentuale ovviamente tragica, ma poteva andare molto peggio se il 1° gennaio non fosse arrivato Tolo Tolo con i suoi 46,2 milioni di euro. Per capire come l’incidenza di un singolo film possa fare la differenza (e come la situazione sia nel complesso tragica), se consideriamo i dati del box-office a partire dall’8 marzo, da quando cioè si è verificato il primo lockdown, il calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è ben più sostanzioso: – 93,20% negli incassi e -92,96% nelle presenze. Una vera debacle.

La riapertura dal 15 giugno, infatti, non è stata minimamente supportata a livello di promozione, per cui i pochi esercenti che si sono esposti non avevano film nuovi da programmare (nemmeno quelli andati in streaming durante il lockdown), gli spettatori si sono trovati disorientati (continuo a parlare con persone che non si sono manco accorte che i cinema avevano riaperto!) e le uniche sale in grado di brillare sono state le arene estive (anche perché per la prima volta quest’anno incluse in numero sostanzioso in Cinetel e quindi monitorabili).

IL MAGGIORE INCASSO MONDIALE DEL 2020

È The Eight Hundred il film con il maggiore incasso al mondo del 2020 e, per la prima volta, batte bandiera cinese.
Il film è un drammone patriottico ambientato nel corso della battaglia di Shanghai, durante la seconda guerra sino-giapponese (dal 1937 al 1945). Racconta le vicende di un gruppo di soldati cinesi che difendono un magazzino dall’esercito giapponese invasore nella Shangai del 1937.
Viene considerato il corrispettivo cinese di Dunkirk.
Il suo incasso mondiale, proveniente quasi interamente dalla Cina, è stato di 461,3 milioni di dollari.

INTANTO IN GIAPPONE

A sorprenderci è anche il Giappone dove un film distribuito nelle sale ha battuto, in questo periodo infausto, ogni record di incassi.
Finora il maggiore incasso giapponese era La città incantata di Hayao Miyazaki, con 237,3 milioni di dollari. A superarlo, con un totale finora di 333,2 milioni di dollari, è un altro film di animazione: Demon Slayer The Movie: Mugen Train.
Il film è tratto dall’omonimo fumetto di Koyoharo Gotouge che si è concluso lo scorso maggio dopo quattro anni di serializzazione; il successo incredibile ottenuto nelle sale deve molto al precedente adattamento televisivo.

INTANTO È SUCCESSO ANCHE CHE:

–  Sono passate le festività natalizie, periodo d’oro per i cinema di tutto il mondo e anche in Italia appuntamento immancabile per gli spettatori, con i cinema chiusi e un senso di vuoto, diciamo pure di desolazione, tangibile.

– Gli Oscar sono stati spostati al 25 aprile 2021.

– I candidati ai Golden Globe hanno tracciato la strada del 2021, all’insegna di integrazione e inclusione, e Nomadland pare avere la strada spianata come film più premiato dell’anno.

Notturno di Gianfranco Rosi è stato scelto come candidato italiano agli Oscar 2021 ma non è rientrato nella shortlist dei 15 semifinalisti, però è in quella dei documentari.

– Il Festival di Berlino si è sdoppiato in due: una edizione online dall’1 al 5 marzo per gli addetti ai lavori e una invece in giugno, in presenza, per il pubblico.

– Il festival di Cannes è stato spostato dal consueto periodo primaverile all’estate, dal 6 al 17 luglio 2021.

E ADESSO?

Superati i 100 giorni di chiusura continuativa, senza che sia ben chiaro quando le sale potranno riaprire, a dominare sono le domande:

– Quando si riaprirà?

– Con che film?

– Riuscirà il mercato italiano a consolidare la buona quota di mercato del 2020, pari al 56,56% (nel 2019 era del 21,24%), conquistata in questo periodo di assenza di blockbuster americani?

– Dopo questi mesi di streaming compulsivo il pubblico avrà voglia di rientrare ancora in una sala cinematografica?

– Tornerà tutto come prima?

– I film usciranno anche in Italia in contemporanea sia in sala che in streaming?

– Le “finestre” tra uscita in sala e successivi canali di sfruttamento in altri mercati sono cambiate: è una strada senza ritorno? Come influenzerà tutto ciò la sala cinematografica?

– È ormai cambiato tutto per sempre?

– Lo streaming è davvero nemico della sala o allarga semplicemente il bacino di utenza?

– Si andrà ancora al cinema a vedere film piccoli, indipendenti e d’essai o la loro strada sarà esclusivamente lo streaming?

– La sala sarà frequentata solo per i film spettacolari e d’azione?

– Quanti esercenti riusciranno a sopravvivere?

Difficile fare previsioni. La mancanza del cinema si sente, resta da capire se solo una nicchia di appassionati crede ancora nell’esperienza condivisa o se se il grande pubblico, quello che fa quadrare i numeri, tornerà in sala in massa come in passato.

Pessimisti e ottimisti sono equamente divisi.

Cosa accadrà?

L’unica certezza è che quando sarà consentito riaprire occorre una campagna promozionale massiccia che faccia non solo capire come i cinema sono luoghi con le stesse caratteristiche di altri normalmente frequentati anche in periodo di pandemia (chiese, supermercati, uffici), ma che punti sul valore aggiunto dell’esperienza cinematografica. Ridurla alla sola visione di un film è un limite. Sia che si scelga di andare da soli o che si preferisca in compagnia, il cinema in sala è comunque un momento in cui ci si mette tra parentesi per dedicarsi ad altro, il mondo è fuori, dietro le tende che separano la realtà dalla fantasia e per due ore si è dentro allo schermo, nella visione di qualcuno. Poi ci si deve vestire, uscire di casa, mescolarsi agli altri, osservarli, captare se il film è piaciuto o no, camminare e rimettere in ordine i pensieri dopo che il film è finito, magari mangiare pure qualcosa o bersi una birra. Tutta un’altra cosa rispetto a una visione casalinga, inevitabilmente più distratta e soggetta a sollecitazioni altre, che sia l’acqua sul fuoco che bolle, la capatina in bagno tanto metto in pausa un attimo, quel messaggio a cui non posso proprio non rispondere. E non è questione di cosa sia meglio o più comodo o più bello, ma che si tratta di due cose diverse, di cui il film è, appunto, solo uno degli elementi. Perché i film, per fortuna, si possono vedere ovunque, ma il cinema è solo in sala. E se davvero si vuole ripartire con il piede giusto è su questo che bisogna puntare.