Azione, Recensione

I MERCENARI

TRAMA

Gli “Expendables” sono mercenari che fanno un sopralluogo nell’isola Vilena, vessata da un dittatore per conto di un trafficante di cocaina. Quando scoprono che il loro committente è la Cia, vorrebbero rifiutare l’incarico, ma non se la sentono di abbandonare la loro guida arrestata per tradimento.

RECENSIONI

The boys are back in town

Il nuovo corso di Stallone regista è all’insegna della nostalgia e della meta-testualità: produce opere al contempo imbarazzanti e simpatiche. Dopo aver omaggiato i personaggi che ne fecero il Re dello spettacolo nerboruto anni ottanta, moltiplica le memorabilia chiamando a raccolta tutte le icone (o quasi: Steven Seagal, Wesley Snipes e Jean-Claude Van Damme hanno declinato) del genere (anche sportivo: campioni quali Randy Couture dall’UFC, Terry Crewes dal football e Steve Austin dal wrestling), non dimenticando gli eredi (Jason Statham) e l’Altro Mondo (Jet Li, cui riserva una macchietta geniale e significante). Il soggetto di Dave Callaham che ripesca I Mastini della Guerra è trito, la messinscena scimmiotta film d’azione visti mille volte, guardando al passato e alla contemporaneità (montaggio tanto lesto quanto disordinato, che vanifica sia le coreografie di Corey Yuen per Jet Li che il coraggio di girare senza controfigure), con tripudio di deflagrazioni e scontri armati: ma è il cuore spontaneo e sprovveduto dello Sly-autore a conquistare, quello che s’intenerisce per gli ideali della bella intrepida mentre, goffamente, tenta l’elegia de Gli Spietati, dei veri-uomini attempati (rigorosamente su Harley-Davidson, tatuati e accompagnati da blues-rock anni settanta), dei guerrieri che hanno perso l’anima e tentano di recuperarla (toccante, proprio perché naif, la parte di Rourke, filosofo dell’A-Team), dei solitari schivi e/ma uniti dal dolore, dall’attaccamento laconico dell’amicizia virile. L’ironia, da un lato, mette a disagio durante le pose epiche-macho nell’azione violenta, dall’altro è esaltante quando ammicca meta-cinematograficamente (il cameo del rivale-da-sempre Schwarzenegger, il pistolotto da duro di Willis). Un giocattolo che omaggia se stesso davanti e dietro la macchina da presa, dove ogni grossolanità diventa strumentale alla rimpatriata commovente (emblematica, in questo senso, la resurrezione di Dolph Lundgren nel finale) di eroi che ci salutano e ringraziano affettuosamente andando incontro al (loro) tramonto, rigorosamente senza donne.