Commedia, Drammatico, MUBI

I DELINQUENTI

TRAMA

L’impiegato di banca Morán elabora un piano per rubare denaro sufficiente a fuggire alla monotonia aziendale, confessare e scontare la pena mentre un suo collega nasconde il bottino.

 

RECENSIONI

Tra i tanti, un mistero: due persone con la firma identica e un assegno che non si può ritirare. Un caso irrisolvibile secondo il direttore, eppure molto semplice per gli impiegati: «c'è gente che ha la stessa grafia e gente che ha la stessa firma», ma anche «gente che ha la stessa voce e gente che ha la stessa vita».
Tra i tanti, un gioco: Moràn, Romàn, Norma, Morna, Ramón e un numero di Namor, personaggio dei fumetti della Marvel, a definire in modo ancora più lampante la serialità di impronta capitalista delle esistenze.
Tra le tante, un'evidenza: lo stesso attore, Germàn de Silva, ad interpretare i due ruoli di potere, il direttore di una banca e il boss del carcere, perché in fondo tra i due luoghi non c'è alcuna differenza e un capo resta pur sempre un capo.

A distanza di dieci anni dal suo ultimo lavoro di finzione (il quasi invisibile Réimon) e rifacendosi dichiaratamente all'esperienza di El Pampero Cine - realtà produttiva  orgogliosamente indipendente che con titoli come La Flor di Mariano Llinàs e Trenque Lauquen di Laura Citarella ha attirato su di sé le attenzioni della critica e sta scrivendo pagine importanti della storia contemporanea del cinema argentino - Rodrigo Moreno firma un film-contenitore, una matrioska di piste, segni, storie e vite possibili, una ricerca della libertà che si fa motivazione essenziale tanto per i personaggi quanto per l'autore. In questa fuga continua, I delinquenti è allora un film sul lavoro senza la messa in scena del lavoro (una pausa sigaretta è più lunga e importante di un turno), un heist movie senza alcun interesse per la rapina, un film di genere che del genere tradisce fin da subito regole e convenzioni, ribaltando le gerarchie consolidate per privilegiare quei tempi (morti) che dal cinema narrativo tradizionale sono sistematicamente esclusi; quelli della sospensione e della stasi certo, ma anche quelli del gioco fine a se stesso e del mistero («erano in tre, due polacchi e un francese», favola o indovinello? «Meglio lasciarlo così, come uno dei grandi misteri della vita»). In questo, più che alle oscure vertigini del meraviglioso Trenque Lauquen - con il quale condivide la presenza di Laura Paredes, tra i volti più riconoscibili del nuovo cinema argentino -, ha forse senso guardare anche al Wenders di Nel corso del tempo, dal quale Moreno pare riprendere, ricontestualizzandoli, sia quel girovagare esistenziale il cui senso ultimo risiede proprio nei tempi morti epurati dal cinema (statunitense) mainstream, sia quella certificazione  esibita e meta-cinematografica sullo stato delle cose. A differenza dei toni malinconici e apocalittici del 1975 però, qui ci si assesta su una giocosa e autoreferenziale manifestazione di speranza: «il cinema è morto, ma forse non del tutto».

Nella sua immediata e metaforica evidenza, I delinquenti è allora un'opera perfetta per capire il cinema argentino contemporaneo: un cinema che è fuga verso la libertà, ricerca formale (specchi e split screen a mettere in relazione vite sovrapponibili) che si fa spericolata e imprevedibile architettura narrativa, rispetto del tempo e del mistero (contro la serialità: la lunga durata non serve a fornire risposte e a definire meglio la vicenda e i personaggi, ma ad alimentare ciò che di quei personaggi resta insondabile), slancio cinefilo che accarezza il genere per poi disperderlo, riflessione serissima e faceta sullo stato di salute del cinema, calderone di possibilità narrative dove ogni storia, potenzialmente, ne contiene molte altre, tutte irrilevanti eppure importantissime. Una frammentazione questa, che è davvero figlia del nostro tempo e di quell'irrinunciabile bisogno di osservare il mosaico quotidiano delle vite degli altri per far riecheggiare in qualche modo le nostre inutili e identiche esistenze ingabbiate nel sistema. Perché in fin dei conti lo siamo, identici e sovrapponibili: cerchiamo tutti soltanto un po' d'amore.