
TRAMA
1994, Rwanda: manager di un prestigioso hotel, Paul Rusesabagina, Hutu sposato ad una Tutsi, è testimone del genocidio dei secondi da parte dei primi e salva molte vite.
RECENSIONI
“Io odio i Tutsi. Noi siamo gli Hutu”. La radio portavoce delle milizie Hutu individua La Polveriera nel crescente odio razziale. Testimonierà anche i vergognosi balbettii dei paesi dell’Onu, inerti e/o frustrati di fronte all’eccidio. La sua funzione rientra nella scelta estetica di George di lasciare fuori campo gran parte della violenza, per rimarcare il ruolo di “oasi felice” dell’Hotel e per non cadere nella trappola del reportage scioccante che, come il giornalista di Phoenix sottolinea, strappa solo qualche “Oh!” fra una forchettata e l’altra dei paesi “sviluppati(?)”. Per suscitare l’indignazione, meglio fare con lo spettatore ciò che Rusesabagina, da ingegnoso negoziante/negoziatore qual è, fa con l’unico contatto influente che gli resta in occidente (il Reno della catena belga di alberghi): lasciarlo appeso al “filo” fino a farlo arrossire di vergogna, né più né meno di quanto è arrossito il protagonista nel momento in cui, da prototipo dell’acculturato occidentale, si rende conto di non essere mai stato considerato un Pari. Smette gli abiti del neo-borghese individualista e compila da prode la propria Schindler’s List. “Prendeteli. Tutti.”. Sale l’intolleranza fanatica e George insinua le sue denunce: furono i belgi colonizzatori a creare le due inesistenti etnie. Sono i francesi ad armare gli Hutu. Sono i governanti occidentali i veri razzisti (“Per loro siete immondizia”; “Sono dei codardi”, dicono Nolte e Reno). L’odore sempre più acre del sangue “là fuori” infuria lo sconforto che accompagna l’ingiustizia, aumentano i “colpi al cuore” che George, insieme con Jim Sheridan, brevettò ai tempi de Nel Nome del Padre: il grido d’aiuto delle vittime resta stampato nei loro sguardi spaesati in due scene speculari (i Tutsi nascosti in casa, gli orfani nella stanza d’albergo). In una magistrale sequenza, George rivela, come in tutto il film, la carneficina nella nebbia, moltiplicandone la potenza. “Eliminate chi aiuta gli scarafaggi”: l’atroce Storia contro l’Amore e il Coraggio della coppia protagonista, fino al paradosso (la tesissima sequenza dell’imboscata al convoglio, la palpitante scena del suicidio pianificato).
