Musicale

HEDWIG LA DIVA CON QUALCOSA IN PIÙ

Titolo OriginaleHedwig and the Angry Inch
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2000
Genere
Durata95'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Hansel, tedesco occidentale, segue negli States un soldato americano di cui si è innamorato e, cambiato sesso, divenuto Hedwig, comincia a cantare. Finita la relazione incontra un ragazzo che segnerà, nel bene e nel male, il suo destino.

RECENSIONI

Comincia bene il film che Cameron Mitchell ha tratto dal suo musical, grande successo nei teatri off di Broadway: narrazione segmentata, salti temporali, aneddoti, tanta musica e colori, persino un gradevole inserto animato, un bel patchwork di frammenti differenziati, molto calibrato e godibile, con alcune trovate argute e molto (amaro) divertimento. Ma, come spesso accade, l'esigenza narrativa diventa prepotente e la necessità di annodare le fila del racconto sopravanza tutto il resto: lentamente ma inesorabilmente, il film si qualunquizza divenendo via via convenzionale e meno interessante. Peccato per il lungo giro a vuoto della seconda parte, perché alcune sequenze (pensiamo al geniale momento di Hansel bambino che ascolta la radio con la testa nel forno), certe coreografie, un uso intelligente del videoclip erano di freschezza e carattere indubbi, soprattutto mettevano in luce una disinvoltura registica ragguardevole per un esordiente. Definito molto frettolosamente il nuovo ROCKY HORROR PICTURE SHOW (col cult del '75 condivide solo e esclusivamente la tematica del travestitismo perchè per il resto trattasi di film radicalmente diversi) HEDWIG è piuttosto un omaggio esplicito agli eroi del glam rock (citati letteralmente e musicalmente) che non si dimentica di PRISCILLA, LA REGINA DEL DESERTO, riverberando le malie di VELVET GOLDMINE. Dubitiamo che tutto l'entusiasmo che si è scatenato intorno a questo film si tradurrà in un ricordo durevole dello stesso ma sarebbe ingiusto trascurare la prova attoriale di Cameron Mitchell, l'unica che merita l'applauso incondizionato.

Dall' "off-Broadway" al grande schermo il passo puo' essere breve. Cosi', almeno, e' stato per il musical di John Cameron Mitchell, che ha seguito anche l'adattamento cinematografico interpretando il protagonista, scrivendo la sceneggiatura e curando la regia.
Una sorta di "one-man show" che racconta, attraverso un riuscito amalgama di canzoni, la vita di Hansel, bambino della Germania dell'Est, e la sua evoluzione in Hedwig, dopo una malriuscita operazione effettuata da un podologo per togliere il peso di una sessualita' subita e non sentita.
La cosa che piu' colpisce del film e' la capacita' dell'autore di raccontare una storia attraverso pagine di cinema affiancate in modo fluido e fantasioso. La narrazione procede in modo non lineare riepilogando i punti salienti della vita di Hedwig in una sorta di confessione pubblica della sua vita. Proprio come molti artisti che nelle performance live trasmettono il loro modo di essere. Ed e' quello che appunto fa Hedwig: cantare la sua rabbia attraverso canzoni rock dai testi molto poetici e diretti. Canzoni che vengono ignorate dallo scarso pubblico degli asfittici e inadeguati bar della provincia americana in cui si esibisce, ma che arrivano dritte al cuore dello spettatore. 
Indimenticabile e struggente, al riguardo, "The origin of love", che spiega, grazie anche all'ausilo di un cartone animato tanto semplice quanto efficace, la vera ragione per cui l'uomo e' costretto ad amare.
Indipendentemente dal successo che il pubblico decretera' al film, "Hedwig" trovera' accesi sostenitori e ha tutte le carte in regola per diventare oggetto di culto.