
TRAMA
Un piccolo villaggio di pescatori in Islanda. Gli adolescenti Thór e Christian vivono un’estate turbolenta con il primo che cerca di conquistare il cuore di una ragazza, e l’altro che scopre nuovi sentimenti nei confronti del suo migliore amico. Quando l’estate finisce e la natura aspra dell’Islanda riprende il sopravvento, è il momento di lasciare il mondo dei giochi per affrontare l’età adulta.
RECENSIONI
Il delicato e difficile passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Cammino irto di dubbi che sembra impossibile riuscire a esprimere, dove il corpo pone interrogativi che la razionalità si può limitare ad accogliere. L'argomento non è certo una novità. Le arti da sempre indagano il disagio di questa fase di transito tutt'altro che semplice, dove ogni stato d'animo sembra una condanna e ogni giudizio quello definitivo. Il pregio dell'islandese Guðmundur Arnar Guðmundsson, che si ispira alla sua esperienza di ragazzo cresciuto in un piccolo villaggio di pescatori, è quello di mettersi in ascolto e di lavorare molto sugli attori, sulla loro capacità di trasmettere in modo spontaneo il treno in corsa delle loro emozioni. Poche le parole previste dalla sceneggiatura, in linea con un'età in cui dare forma concreta al proprio sentire è quasi impossibile. I genitori sono un modello non sempre edificante, i loro errori pesano come macigni, il loro giudizio crea muri che si trascorrerà l’intera esistenza a tentare di smantellare. Gli altri familiari sono più che altro un fastidio, un obbligo con cui convivere, più propensi a fare dispetti che a cercare complicità. Con gli amici il rapporto è ambivalente, si cercano ma non si sopportano, anche perché una vera comunicazione pare impossibile e l’aggressività sembra l’unica strada per affrontare paure e pulsioni. Le istituzioni anziché prevenire, cercare ci capire, supportare, brillano per assenza e si limitano a prendere atto delle conseguenze. Intanto il corpo reclama attenzioni che non sempre si comprendono. È in mezzo a questa tempesta apparentemente placida, in realtà tumultuosa, fatta di sensazioni, slanci, rabbia, ritrosia, attimi di gioia, batticuore, che i due protagonisti scoprono un'affinità in grado di offrire consolazione dal caos del quotidiano. Il passaggio di maturazione e di graduale consapevolezza è complicato dal fatto che i due ragazzi vivono in un remoto villaggio islandese, dove ogni possibile forma di solidarietà alternativa dista decine di chilometri e regole tacite, pregiudizi ed etichette sembrano pesare ancora di più. Una sorta di provincia, o quartiere, o condominio, all'ennesima potenza. Con grande sensibilità il regista coglie l’incertezza negli sguardi, le paure nei silenzi, e dà grande risalto a una natura spesso ostile e perfetto contraltare agli stati d’animo. Straordinaria la spontaneità dei due giovani protagonisti, gli esordienti Baldur Einarsson e Blær Hinriksson.
