TRAMA
Due coppie borghesi, dopo una cena organizzata quasi per caso, finiscono istintivamente per dare vita a una relazione erotica libera da condizionamenti morali o sociali attraverso la quale imparano a conoscersi reciprocamente, ma anche a sondare aspetti della propria personalità fino a prima nascosti e repressi. Il meccanismo tuttavia, comincia a incrinarsi man mano che i legami incrociati tra le coppie si rafforzano sempre di più.
RECENSIONI
Lo scambio delle coppie titilla da sempre la fantasia dello spettatore e il cinema ne è diventato frequente indagatore. L'ultima variante veniva dal nord (Una soluzione razionale di Jörgen Bergmark) e si perdeva tra sensi di colpa e tentativi di circoscrivere il caos delle pulsioni in un accordo attento, invano, a non ferire nessuno. Il francese Antony Cordier prova a inserire il tema nella quotidianità di due famiglie della media borghesia, appagate e serene. Nessuna voglia di scandalizzare, nulla di torbido o di pruriginoso, nonostante il sesso necessariamente esibito, ma la naturale curiosità tradotta in azione da parte di chi, superata la fase della sperimentazione e della solidità familiare (i personaggi hanno tra i trenta e i quarant'anni), continua a porsi interrogativi e a cercare risposte. Un desiderio, quindi, che non nasce dalla frustrazione di una vita diversa da come la si vorrebbe, ma da un percorso esistenziale che non si accontenta di un pur soddisfacente quieto vivere. Certo, agli occhi dello spettatore meno smaliziato la spregiudicatezza dei quattro protagonisti potrebbe apparire improbabile, così come il tanto tempo a disposizione nonostante la presenza di figli da gestire e impegni lavorativi da rispettare, ma la sceneggiatura è molto attenta nel caratterizzare i personaggi rendendoli vivi e non pedine di una tesi da esporre. L'aspetto più apprezzabile è che nulla alla fine è esattamente come sembrava, e questo non per cercare il colpo di scena a tutti i costi, ma perché i dubbi e le consapevolezze si inseguono incapaci di raggiungere punti fermi, in un moto ondivago che necessita di un approccio razionale per evitare il non ritorno. Qualche sospetto di morale spicciola c'è (quel bagno nel lago in grado di 'pulire' i corpi dallo 'sporco' lasciato dalla farina dopo la condivisione del sesso), ma il regista sembra più interessato a scandagliare l'intimo, valorizzare i non detti, evitare spiegazioni che potrebbero banalizzare, e offrire più spunti di riflessione che certezze. Molto complice il cast e attenta la sceneggiatura a prendere le distanze dai luoghi comuni.
