Commedia, Drammatico, Recensione

HABEMUS PAPAM

TRAMA

Viene eletto Papa, ma al momento dell’annuncio si nega al pubblico per una crisi di nervi. Il Vaticano arranca, i fedeli sono in trepidazione. Si riprenderà?

RECENSIONI

Oddio, ci Siamo Persi il Papa c’era già stato e, per quanto immensamente più brutto, di sicuro aveva un “perché” più coerente: l’opera di Moretti, infatti, aggrada, diverte, promette crisi esistenziali e di fede che possano, ancora, fare “politica” sull’odierno ma, invece, si risolve in una bolla di sapone, con un finale che parla dell’uomo singolo e dimentica tutto il contesto. Dopo aver a lungo cantato la crisi della sinistra e aver attaccato il premier di destra, era lecito aspettarsi, se non il Pap’occhio o la solita satira anticlericale che non è più anticonformista, almeno una rispettosa finestra sul cuore del mondo cattolico, disquisendo (in qualunque modo) sulla crisi del potere della religione nei confronti della realtà. A Nanni i preti sono da sempre simpatici e bastava girasse un La Messa è Finita sulla decadenza di valori ed ideali. Niente di tutto questo, se non per accenni che si perdono in altro: Moretti rischia di diventare, paradossalmente, l’emblema di una sinistra che non sa più urlare, s’è ingentilita e, probabilmente, non sa nemmeno più cosa dire (se non dare addosso a Berlusconi). La Chiesa ne esce indenne, i cardinali del Conclave sono raffigurati come bambini ingenui, i sette nani della Biancaneve di turno. Michel Piccoli è senz’altro immenso nel raffigurare, in una pellicola popolata di macchiette, un papa con il dono dell’umiltà, una figura di spessore e in crisi esistenziale, e quando entra in scena il Nanni Moretti attore, con il solito personaggio scettico, ossessivo (sulla ex-moglie) e competitivo nello sport, è uno spasso (interpreta uno psicanalista, altra ossessione morettiana). Qualche (altra) gag è divertente, in parallelo c’è il “giallo”, da Caos Calmo, di un papa/uomo di cui è arduo stabilire il simbolismo, fra santità o allegoria emblematica della crisi di fede in tutto il mondo. Il problema è che l’autore, infine, non raccoglie il (poco) seminato, preferisce il “cazzeggio” di partite a pallavolo al ralenti, l’imbarazzante, più che buffo, sprazzo musical con “Todo cambia” di Mercedes Susa, il tema della guardia svizzera che se la spassa nelle camere pontificie, il parallelo “colto” del papa-attore che sogna Cechov e Il Gabbiano.