Poliziesco, Recensione, Thriller

GIUSTIZIA PRIVATA (2009)

Titolo OriginaleLaw abiding citizen
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2009
Durata108’

TRAMA

L’inventore Clyde Shelton, causa patteggiamento, dieci anni prima non ha ottenuto giustizia contro i due uomini che gli trucidarono moglie e figlia. Ora si vendica, uccidendo i criminali e i funzionari statali dalla cella di isolamento. Come?

RECENSIONI

Il titolo italiano “nudo e crudo” non mente: del solito film di vendetta personale si tratta. Con l’ambizione, però, rispetto a simili film di genere (più “western” e “di pancia”), di disquisire sull’ideologia che la giustifica, uno dei cui dettami è “La Legge non è Giustizia”. Lo script del regista Kurt Wimmer (Equilibrium), autore al contempo convenzionale e inventivo, intriga con l’idea di un protagonista che, più che cercare vendetta, tenta di rendere evidente al Sistema corrotto la propria ipocrisia: entra in campo un’altra convenzione tipica del cinema dei “giustizieri della notte”, quella del superuomo contro tutti, figura atta a raccogliere la rabbia che ogni cittadino cova verso i compromessi di un apparato più preoccupato della propria immagine che dell’etica della certezza della pena (in questo senso, è esaltante la scena del giudice che muore di superbia rispondendo al cellulare). Purtroppo, il pamphlet politico (destrorso) uccide l’intrattenimento, lavora a livello macro (dottrinale) e subdolo (micro?) per lanciare i suoi messaggi reazionari mascherandoli con gli stilemi di genere: l’eroe moralizzatore esulta nel momento in cui insegna agli statali che, per anticipare le mosse del criminale, devono negare i suoi diritti civili; ha raggiunto lo scopo quando il sindaco, con la città messa in ginocchio, decide di fermarlo con ogni mezzo, anche illegale. Morale: questi metodi vanno adottati a largo spettro. Se anche solo uno spettatore di quest’opera ne viene persuaso, il danno è fatto. Il director’s cut contiene 10’ in più di violenza, verbale e non.