TRAMA
La nuova coppia di vicini dei coniugi Parker è molto simpatica: lui è intraprendente, estroverso e propone a Richard Parker uno scambio di coppia. In un primo momento restio, quest’ultimo cede ma finisce in prigione perché…
RECENSIONI
Opera non perfetta, “in essere e in avere”, ma come thriller è appassionante e strutturato ingegnosamente: il racconto in sé, coinvolgente/sconvolgente, è un Luna di Fiele perbene ed edificante (le cattive, suadenti compagnie; la tentazione fedifraga che porta allo sfacelo) che parte con la tensione sessuale (magicamente orchestrata sui sottintesi) dello “scambio di coppia”, per poi passare alla tensione tout-court, più scontata, hitchcockiana (La Donna che Visse due Volte) nel tema dell’innocente incastrato e del singolo contro tutti. In “essere”, è presto evidente la matrice commerciale, con ricerca di effettismi e un certo schematismo di fondo: difetto efficace nel momento in cui i rodati meccanismi funzionano. In “avere”, finisce con il dimenticare lo studio psicologico, con qualche sbandata inverosimile (è davvero improbabile non sapere con chi fai l’amore), favorendo le dinamiche dell’azione che, comunque, sanno sorprendere. Merito del mestiere di Alan J. Pakula che, reduce da Presunto Innocente, cerca di bissarne il successo, accompagnando l’impegno morale allo spettacolo e confermandosi maestro del thriller. Dal canto suo, la sceneggiatura di Matthew Chapman, divisa fra risvolti azzeccati e convenzioni di genere, cattura in pieno l’attenzione dello spettatore. Impagabile il “villain” di Kevin Spacey, indovinata l’ironia finale, meno condivisibile, abbastanza “maschilistico”, il perdono incondizionato della consorte.