TRAMA
Perduto il figlio in un incidente, un avvocato s’appresta a difendere un giovane che ha assassinato la zia ma accusa una società di psicanalisti.
RECENSIONI
Raul Ruiz e Pascal Bonitzer (sceneggiatore) aggiungono un racconto di fate letali a Tre Vite e una Sola Morte, tornando a trattare di soggettive malate, traumi infantili, psicanalisi, esistenze parallele, doppi e sogni bunueliani. Il regista cileno tende, in modo più accentuato che altrove, al formalismo "elegante" (carrelli, plongèe, colori espressivi, giochi d'ombre, quadri barocchi) come alla compiaciuta citazione letteraria, e compone una parabola più arzigogolata e lambiccata che misteriosa e sorprendente. Il quesito fondamentale è: come può un mondo popolato da paranoici sull'orlo della follia stigmatizzare la vittima o il carnefice? Lo studio su Il Ragazzo Selvaggio rivela l'insania dei suoi osservatori, ma Ruiz va oltre e inietta un dubbio più inquietante: e se fossero le storie, non le persone, ad essere assetate di sangue, a reiterarsi, a rivivere ciclicamente attraverso dei fantasmi in cerca di vendetta? Le esistenze intercambiabili, fra transfert e giochi di ruolo, vivrebbero nel segno del Determinismo. In tale panorama la psicanalisi non può che "uccidere": non solo concentra l'attenzione su di una patologia incurabile perdendo la visione d'insieme, ma può addirittura scatenare impulsi omicidi sedimentati nella psiche, come fosse la marionetta di un "quadro vivente" nelle mani del Destino. Il personaggio di Michel Piccoli crede nella messinscena terapeutica (fra orge, omicidi simulati e suicidi di massa) ma non ha il controllo della storia "primordiale" che rappresenta; la stessa casa che lo ospita, l'ex-bordello, lo strumentalizza per ripopolarsi di fantasmi: le suppellettili, esoterici custodi del passato, stregano la formazione del carattere e Ruiz scruta in modo ossessivo i dettagli dell'arredamento nel luogo dell'omicidio e della casa materna dell'avvocato. Come visioni crudeli, questi oggetti rivivono negli occhi del personaggio di Catherine Deneuve e ne ricompongono le fila di un'esistenza (di una psiche) reincarnata. Fra la follia contagiosa, gli epiteti che dirigono le azioni, i rapporti morbosi, le teorie intellettuali che manipolano l'esistente e la psicanalisi che scatena gli istinti peggiori, forse è vero che "Niente assomiglia alla virtù come un grande crimine" (Saint Just).