TRAMA
A Londra scorrazza un folle che violenta e strangola le donne con la cravatta. La polizia ricerca un innocente, suo amico, solo perché una delle vittime è la sua ex-moglie.
RECENSIONI
Hitchcock torna in Inghilterra per girare questo thriller violento e al contempo ricco di umorismo nero. Nel cambio di costume che ha permesso opere come Arancia Meccanica, anche il maestro del brivido (occhio al suo cameo fra la folla in apertura, nella beffarda scena in cui un politico osanna la pulizia del Tamigi e viene rinvenuto un cadavere) può mostrare iperrealisticamente violenza, perversioni e nudità che prima si limitava a suggerire. Il plot di Anthony Shaffer, pur permettendo al regista di ripassare alcuni temi preferiti (l'innocente incastrato; le beffe del Caso), è più rigido di un cadavere e percorso dagli stessi fremiti: la vera frenesia (frenzy) è quella di Hitchcock, che non connota negativamente lo Psycopatico (altro legame morboso con la figura materna), denigra la mentalità bigotta che genera mostri e al “Le donne sono tutte puttane” del serial killer fa eco con la forte componente misogina (compagne autoritarie, segretarie frigide, acide mogli dei commissari, battute del tipo “Le donne oggi rinunciano all'onore ma non al guardaroba”) e da contraltare nell'ironia della schizzata galleria di personaggi minori e dei doppi sensi sessuali. Nelle lunghe e (dis)gustose digressioni sul cibo, Hitchcock si diverte ad eleggere a propria Musa il sublime cattivo gusto, per rappresentare l'appetito sessuale (la quaglia squartata, il mostriciattolo in salsa viscida) o fomentare il ribrezzo (il commento sonoro di grissini rotti in correlazione con il racconto sulle dita spezzate della vittima). Se è tecnicamente memorabile, quanto esibito, il piano sequenza con carrello all'indietro che parte dalle scale sulla strada per arrivare negli interni, la scena che più restituisce lo spirito dell'opera è quella, magnifica, con l'assassino che lotta con il cadavere in mezzo alle patate: talmente macabra da sfiorare il grottesco e restituire lo sguardo impietoso e amorale di un autore che non si ferma neppure di fronte al rigor mortis. Altri tocchi di classe: la barista che si immobilizza in Primo Piano, assieme al sonoro, e appare all’improvviso l’assassino; l’innocente (ma nessuno lo è: ha un passato da depravato) che sta per scoprire la verità aprendo i cassetti ma viene arrestato.
