TRAMA
Frederick, nipote del barone Frankenstein, prosegue (vincendo l’iniziale riluttanza) gli esperimenti di famiglia.
RECENSIONI
Parodia horror oppure horror tout court? La smagliante fotografia d'epoca, l'eroina posseduta (dal demone della manicure) Madeline Kahn, le citazioni dei classici (mai pedisseque, a differenza di quanto avviene nel successivo Dracula morto e contento), la girandola di cliché (subito irresistibilmente contraddetti), invenzioni visive e verbali (malamente rese nelledizione italiana) ed estasi musicali, tutto in questo film è prossimo tanto alla farsa quanto alla tragedia. Brooks inserisce nel racconto elementi inspiegabili (lo scrigno del morto, la gobba di Aigor), spinge all'estremo la tensione, al raggiungimento dellapice emotivo sterza nel grottesco (la sfilata dei teschi) e riesce a turbare davvero, anche grazie a caratteristi stupendi (su tutti Cloris Leachman, sublime vestale dal torbido passato, e Marty Feldman, che è insieme apocalittico memento e testimonianza di beffardo disincanto: 'Mio nonno lavorava per suo nonno, ma il compenso adesso è il triplo') e a un Gene Wilder magistralmente in bilico (come chi guarda) tra l'incredulità dello scienziato e il fatale seme della follia di famiglia. Inventando senza sosta, canzonando senza limiti prestabiliti, giocando senza tregua con le aspettative dello spettatore, Brooks riprende con chirurgica precisione i temi del romanzo di Mary Shelley (dalla sposa del mostro alla crudeltà come unica reazione all'isolamento), cesellando un'opera sarcastica e inquieta(nte) come poche altre nel suo genere (qualunque esso sia).
Capolavoro.
