TRAMA
San Francisco, Columbia University: uno studente si unisce al gruppo d’occupazione dell’università, ma solo in quanto invaghito di una ragazza.
RECENSIONI
Insieme con Easy Rider e Zabriskie Point, è diventato uno dei film-manifesto della controcultura giovanile di quegli anni ma, a ben vedere, il messaggio dell'esordiente Hagman (gavetta in documentari e serie Tv come “Mission: Impossible”, che infatti cita) è confuso ed equivoco, indeciso fra politica, sociologia e love-story, se si esclude la potente, magnifica (che regia "d'assalto"!), cinica e violenta parte finale. In questo somiglia molto al coevo Soldato Blu: la chiusura nel sangue rifà e rilegge l’intera pellicola. Alla stregua del direttore dell'università, il regista non sembra prendere molto sul serio questi borghesucci che giocano a fare i rivoluzionari (è una "protesta delle fragole"), appendendo ai muri immagini del "Che" e Mao Tse Tung: li tratta come bambini alle prese con un gioco più grande di loro, non c'è elegia ma commedia e le arringhe virano verso il grottesco. Lo stesso rancore progressivo del personaggio di Davison pare nascere sempre da eventi personali (vedi la scena della videocamera distrutta), non si comprende mai se è in atto una sua conversione alla Causa oppure no. Da un lato Hagman fa suo il punto di vista del protagonista senza ideali se non quello dell'amore, per poi acquisire coscienza politica con lui (ma solo in virtù di un finale inatteso). Dall’altro sembra rimarcare che non c’è niente di serio, condannando solo i metodi sommari delle autorità. Tutto resta ambiguo, e i copiosi particolari significanti disseminati nella pellicola spesso cozzano tra loro. Non rimane che apprezzare la messinscena libera, anche troppo ricercata, che unisce i modi documentaristici (immagini di repertorio comprese) a quelli bizzarri da film musicale (tipo Sogni Perduti o il Richard Lester dei Beatles): fra imponenti plongée, fast forward, zoom, montaggi paralleli e macchina da presa psichedelica, l'occhio e l'associazione creativa sono mirabili. Soundtrack dei "fiori" (per lo più Crosby, Stills, Nash e Young), citazioni de Il Laureato e di (denigratoria) Gli Ammutinati del Bounty, sceneggiatura del commediografo Israel Horovitz dal romanzo di James Kunen.
