TRAMA
Un poliziotto dà la caccia al terrorista che uccise suo figlio sei anni prima. Lo cattura e, per scoprire dove ha piazzato una bomba, ricorre alla chirurgia plastica per rubare il suo volto.
RECENSIONI
Ci sono almeno quattro sequenze da antologia in questa terza fatica americana di John Woo: quella d'apertura che raffigura, prima della tragedia, il personaggio di John Travolta con il figlio su di una giostra. Fotografia (quasi) in bianco e nero, ralenti e cori angelici: straziante, lirica, mistica. È seguita a ruota dalla lunga e adrenalinica scena dell'aereo in mano ai terroristi, un'architettura d'inquadrature, slow motion e montaggio semplicemente fenomenale, esaltante, mozzafiato. Poi il bambino che attraversa una pioggia di proiettili ascoltando "Over the rainbow": musical della (contro la) violenza, definitiva coreografia “sparata” di un genere sempre presente nel cinema di Woo (ne fa parte anche Cage che, in apertura e vestito da prete, si presta a piroette danzanti in mezzo ad un coro). Infine la sequenza allo specchio, che contiene tutta la tensione psicologica e morale della trama, con Cage/Travolta (in realtà Travolta/Cage) che, riflettendo(si), minacciano, con le armi, il volto che portano abusivamente. Per non parlare delle tipiche, incantate icone dell’autore: l'eroe che viene dal mare circondato dalle colombe, l'epica lotta Bene/Male in luogo sacro (la Chiesa), le doppie pistole come yin e yang. L’elenco potrebbe continuare (da citare anche l’inquadratura in cui i due antagonisti volano in aria, seguiti dal motoscafo), ma alla fine è il canovaccio, per quanto non del tutto originale (Operazione Diabolica, Prova Schiacciante, La Machine fra gli altri), a fare la differenza, a permettere a Woo di firmare un capolavoro con il complesso ed eccitante studio sulla metamorfosi, il dilemma dell’immedesimazione (fra due figure che, oltretutto, si odiano) con simbolismi, richiami mitologici (i fratelli terroristi: Castore e Polluce), psicanalitici, filosofici e religiosi sul doppio, gli specchi dell'anima e le maschere pirandelliane. Per Woo non esistono individualità separate, ma magmi materiali/spirituali di rapporti complementari: l'impostore riempie vuoti esistenziali lasciati dall'originale (Cage instaura un rapporto più diretto con la figlia di Travolta, il quale, a sua volta, colma la mancanza d'amore nella relazione con la compagna di Cage). Strappando il volto s'apre una ferita rivelatrice dell'essenza dell'uomo, mentre Woo ripassa tutta la gamma di colori dell'arcobaleno della (sua) esistenza cinematografica (caccia poliziesca, melodramma, incubo dell'orrore, opera musicale, dimensione intima e morale). Superlativi i due attori protagonisti che si scambiano le maschere e l'anima.