Animazione, Recensione

ERNEST & CELESTINE

Titolo OriginaleErnest et Célestine
NazioneFrancia
Anno Produzione2012
Durata79'
Interpreti
Sceneggiatura
Tratto da2013
Fotografia

TRAMA

L’orso Ernest stringe una strana amicizia con la topolina Celestine…

RECENSIONI

Una riga blu, una morbida curva tracciata a mano libera sul candore di un foglio. 'Guarda, Ernest: ti presento l'inverno. Ernest & Celestine è esattamente come quel disegno infantile, che con un solo tratto racconta un'intera stagione innevata: essenziale eppure esaustivo, semplice ma non per questo riduttivo. Semplice, poi, non è certo la parola migliore per rendere giustizia a un piccolo miracolo di film, che nei suoi brevi 80 minuti e dietro i tratti acquerellati a tinte pastello racchiude molteplici strati e altrettanti talenti all'opera. Talento n.1: Daniel Pennac, sceneggiatore d'eccezione prescelto dal produttore Didier Brunier (talento n.2, già responsabile di recenti exploit dell'animazione francese come Appuntamento a Belleville e la saga di Kirikou) per portare su grande schermo il lavoro dell'illustratrice belga Monique Martin, al secolo il talento n.3 Gabrielle Vincent. Nei suoi libri pubblicati dai primi anni 80 fino al 2000, la Vincent ha immaginato l'inusuale legame tra la topolina Celestine e l'orso Ernest, due creature di carta che ricordano il mondo animale di Beatrix Potter: prima che protagonisti di avventure, semplicemente due figure che si tengono per mano, lei minuscola e lui enorme, senza che serva un perché. Quel perché l'ha messo per iscritto Pennac, per anni legato a Gabrielle Vincent da rapporto epistolare e qui chiamato a dar vita ai due animali inanimati, o meglio a dar loro delle vite, una per ciascuno, e un punto in cui farle incontrare. Pennac, narratore travolgente, romanziere da sempre attento al confine permeabilissimo tra infanzia ed età adulta, ex insegnante, autore di storie per bambini e di bambini (si pensi non solo alla sua produzione prettamente per ragazzi, ma anche ai formidabili piccoli membri della famiglia Malaussène o all'esemplare Signori bambini), ha composto uno script di ineffabile grazia, attingendo al suo umorismo feroce senza intaccare i contorni poetici dell'universo di Gabrielle Vincent. Rientrano così, nella 'semplice' storia di un'amicizia, temi e figure care allo scrittore: i meccanismi miopi del potere (la divisione netta fra il Sopra degli orsi e il Sotto dei topi; l'ignoranza crudele che gli adulti alimentano nei piccoli, come i genitori orsi borghesi e la Grigia all'orfanotrofio dei roditori; i grotteschi tribunali paralleli dei due popoli, pronti a battere il martello contro un'unione inaccettabile); il capro espiatorio Ernest/Benjamin Malaussène, desideroso solo di farsi i fatti suoi e immancabilmente trascinato in disastri a catena; la famiglia come agglomerato asimmetrico e indiscriminato di persone che si amano e si scelgono, senza bisogno di leggi civili o naturali (lo scandalo di Ernest e Celestine è di voler vivere insieme, contro ogni logica del pregiudizio: un messaggio squillante ma lontano dal farsi didascalico o moralistico). 

Una scrittura densa eppure stilizzata, che accomuna Pennac alla sua controparte visiva nella realizzazione del film: il talento n.4, il giovane Benjamin Renner. Nel suo curriculum un corto pluripremiato, La queue de la souris, piccolo capolavoro in tricromia che già dimostra padronanza assoluta del mezzo animazione: figure animali stilizzate come ombre cinesi, umorismo dark e un'armonia precisa tra immagine e tappeto sonoro. Dallo spigoloso topo protagonista del corto agli acquarelli morbidi di Ernest & Celestine sembra passare un abisso di stile; eppure il tocco di Renner è intatto e consapevole, l'inquadratura è solo una tela su cui tratteggiare l'essenziale. Esemplare in questo senso tutto il segmento del film che si svolge nel paesaggio innevato, un vero e proprio foglio bianco, che dà lo spunto per la sequenza, splendida, cui si accennava in apertura: Celestine tratteggia l'inverno come una curva sul foglio, Ernest col suo violino esegue le note che per lui rappresentano la stagione fredda, e sullo schermo si accende una sinfonia di suoni e colori puri, schizzati come pittura, che danzano in un'animazione astratta, omaggio alle opere geniali del precursore Oskar Fischinger. In corso d'opera all'esordiente Renner sono stati affiancati Stéphane Aubier e Vincent Patar (talenti n.5 e 6), già autori dell'anarchico stop motion Panico al villaggio, responsabili insieme a Renner della stesura dello storyboard e, probabilmente, della comicità slapstick che costituisce un altro strato della sofisticata operazione Ernest & Celestine. Stratificata e non 'semplice' anche nella lavorazione, durata oltre 4 anni e raccontata in modo esaustivo ed esilarante nel making of a fumetti sul blog di Benjamin Renner, complemento ideale alla visione del film (in francese). Anacronistico nei tratti (ma attenzione: i delicati acquarelli sono frutto di un processo lungo e complicato che coinvolge anche le tecnologie digitali), universale nei temi, Ernest & Celestine è felicemente fuori dal tempo, quasi sperimentale nella sua estraneità totale alle tendenze dell'animazione mainstream. Il tipo di oggetto che fa riesumare la polverosa indicazione per giochi di società 'per bambini da 0 a 99 anni'. Come le evoluzioni di certi ballerini classici, che sul palco si librano senza dare prova dell'immensa fatica che ogni passo nasconde, il film si dà allo schermo in tutta la sua aggraziata semplicità, quella semplicità che solo muscoli ben allenati possono rendere credibile.