Commedia

DRINKING BUDDIES

Titolo OriginaleDrinking Buddies
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2013
Genere
Durata90’
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio

TRAMA

I trentenni Luke e Kate, entrambi accoppiati, lavorano nello stesso birrificio di Chicago. Solo compagni di bevute o c’è anche altro?

RECENSIONI


Il cinema indie americano, a intervalli irregolari, produce un nuovo “caso”: Joe Swanberg, che viene dal mumblecore, scrive e dirige questa commedia romantica incompiuta, appena venata di inadeguatezza, su due amici che potrebbero (potevano?) essere qualcosa di più. Luke e Kate, entrambi fidanzati, formano due coppie che si incrociano a chiasmo all’inizio del racconto: nell’archetipo weekend fuoriporta le coppie si mescolano e, in montaggio parallelo, dimostrano quali siano i veri partner delineando un’ipotesi alternativa. Quando ognuno si allontana dall’altro per le rispettive incompatibilità (un divario culturale, un’aspettativa di matrimonio), poi, Kate e Luke sono alla resa dei conti: faccia a faccia, il confronto tra i “quasi amanti” non si può rimandare. C’è il bignami dell’indie movie, dal budget minimo al totale affidamento agli interpreti (Olivia Wilde e Jake Johnson in buona intesa), dalla connotazione ai margini dell’impero (la periferia di Chicago, i personaggi “operai” del birrificio) alla colonna sonora sfacciatamente indipendente (Richard Swift, Rubblebucket, Foxygen, Plants and Animals sui titoli di coda), avvolto in una contraddizione primaria: si vuole restare fuori dal circuito ma, in fondo, con mezzi e volti minori si parafrasa la commedia hollywoodiana. I segni del rapporto sono replicati, dagli scherzi alle bevute fino al falò in spiaggia, trovando nelle curve decisive solo il simbolo grossolano: Luke e Kate svuotano casa di lei (l’inizio di qualcosa), ma lui si ferisce a una mano e non riesce a sollevare le scatole (la possibilità è svanita). Il regista prova momenti di tensione latente e quadri di studiato romanticismo (i due che dormono insieme), portando la presunta relazione al parossismo con la brutta scenata finale: c’è una rottura senza love story, si torna allora alla propria vita, poi si assiste alla “strana” riconciliazione, tutto resta sospeso. Pretestuosa anche l’idea centrale, la birra come punto in comune, che serve a insinuare un dubbio sulle azioni dei protagonisti (sono sobri o ubriachi?) mai davvero rilevante.