Recensione, Thriller

DISTRETTO 13 – LE BRIGATE DELLA MORTE

Titolo OriginaleAssault on Precinct 13
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1976
Genere
Durata91'

TRAMA

Periferia sud di Los Angeles: l’ordine pubblico è seriamente minacciato da alcune bande criminali; il 13º distretto di polizia , ubicato in una zona poco sicura, ottiene il trasferimento ma la notte prima sei criminali vengono uccisi dalla polizia e la banda degli “Street Thunder” giura vendetta. Spetterà al tenente Bishop, aiutato dal malvivente “Napoleone”, fronteggiare l’assalto al Distretto 13.

RECENSIONI

Si tratta di un film molto importante per un cineasta di grande talento come John Carpenter: infatti, dopo il mezzo esordio – a metà tra un saggio accademico ed un film a basso budget – di Dark Star, con Distretto 13 Carpenter approda al cinema che conta. Siamo ancora lontani (ma non troppo, almeno sul piano temporale) dai clamorosi successi di Halloween, la notte delle streghe e soprattutto del capolavoro La Cosa, tuttavia già da questo suo primo film “ufficiale” Carpenter inizia il suo omaggio al cinema di fantascienza e horror degli anni ’50 e soprattutto al suo autore preferito, Howard Hawks. Per molti, infatti, dietro Distretto 13 si nasconde una specie di remake del noto Un dollaro d’onore/Rio Bravo di Howard Hawks; ma il film è anche un collage di altri elementi prelevati da varie pellicole con le quali Carpenter – evidentemente – dev’essere cresciuto e non solo cinematograficamente. Oltre alla violenza esplicita – citiamo la scena dell’omicidio della bambina – Carpenter rifà il verso a George Romero ripescando delle situazioni tipiche del film La notte dei morti viventi: oltre al fatto che i protagonisti si trovano rinchiusi in un luogo claustrofobico, circondati ed assediati, vale la pena ricordare come Carpenter delinea i membri dello “Street Thunder”. A ben vedere, infatti, essi quasi non parlano, si muovono nell’ombra, muoiono sotto i colpi di fucile o bruciati proprio come nel classico film di Romero. Se aggiungiamo a tutto ciò il rispetto delle unità aristoteliche, l’eroe negativo ed un certo pessimismo di fondo (che più avanti diverrà centrale nel cinema di Carpenter) abbiamo un film sicuramente interessante, pieno zeppo di citazioni e spunti da cineasta appassionato e nostalgico, ma che allo stesso tempo diverte e prepara lo spettatore alla visione del “vero” Carpenter: quello che anche quando gira un remake, come nel caso del citato La Cosa, ottiene risultati migliori dell’originale.

Primo film professionale (il precedente Dark Star era un lavoro scolastico) a basso costo di John Carpenter: la versione thriller di Un Dollaro d’Onore (citato dalla scena del lancio del fucile e da John T. Chance, pseudonimo usato dal regista al montaggio, che era il nome del personaggio interpretato da John Wayne), come se Howard Hawks avesse preso come co-regista il George Romero de La Notte dei Morti Viventi (l'assalto implacabile all'edificio). Gli "indiani" metropolitani (o gli zombi senza cervello) cadono come birilli e non hanno volto; i fuorilegge hanno un fascino romantico (il condannato a morte si rivela uomo d’onore e dice: “Sono nato fuori dal tempo”) e gli uomini di legge sanno essere spietati, proprio come nei vecchi film western. Film violento, claustrofobico, notturno, piccolo, con corposità psicologica media da B-movie, a tratti stiracchiato (il prologo) o troppo calcato (la donna "forte" di Laurie Zimmer è tanto affascinante quanto improbabile) ma degno di nota per il talento con cui, nell'unità di tempo e luogo (un giorno), Carpenter ricama, anche con le sue musiche elettroniche (fra ‘Dirty Harry’ di Lalo Schifrin e ‘Immigrant song’ dei Led Zeppelin, dice) e certe battute (“Le ore sono come le donne, più ci tieni e più ti lasciano in fretta”) questi silenzi, le inquietanti strade deserte, la quiete prima della tempesta, il crescendo di paura. Messaggio politico: la violenza nasce dal degrado delle periferie metropolitane, è figlia di una rabbia apparentemente ingiustificata (è per questo che gli invasati si muovono come automi? O la follia nasce dalle macchie solari?). Agghiacciante quando "freddano" la bimba. Flop (poi) di culto.