TRAMA
Dio esiste, vive a Bruxelles in uno squallido appartamento e il suo unico passatempo è rompere le scatole all’umanità. Sua figlia, Ea, decide che la misura è colma.
RECENSIONI
Impossibile non spoilerare: consideratevi dunque avvisati.
Chi passa per questa via irta di pericoli
si purificherà con fuoco, acqua, aria e terra;
se potrà vincere il terrore della morte,
si librerà dalla terra su in cielo.
Così illuminato, potrà allora
dedicarsi completamente ai misteri di Iside.
E. Schikaneder, Die Zauberflöte, II, 28 (traduzione: Gabriele Cervone)
Inizia come una barzelletta stiracchiata e raffreddata, che sembra trascinarsi stancamente verso la sua conclusione, cresce scena dopo scena e alla fine regala la sensazione di avere assistito a un mistero, forse non buffo, indubbiamente sacro. Un sacro che dissacra e al tempo stesso riconsacra, ridefinendo il tema della fede alla luce della storia delle religioni.
Questo nuovo Nuovo Testamento (che comprende, però, anche il Vecchio: il primo capitolo è infatti 'La Genesi') assume le sembianze di una saga pagana. Questo Dio ha caratteristiche (o meglio, difetti) squisitamente mortali: è collerico, irrispettoso, pigro (le bottiglie di anonima birra che compaiono dal nulla a un batter di sportello), trascurato, manesco e piuttosto stupido. Ea gli si ribella non (solo) per il bene degli uomini, ma in primo luogo per il proprio: desidera farla pagare al padre. Novella Prometeo, dona agli uomini il fuoco della consapevolezza, informandoli della data esatta della loro morte. In un ironico rovesciamento della parabola terrena di suo fratello JC, Ea si rivolge agli uomini non per raccontare il proprio vangelo, ma per raccogliere le loro storie, tutte segnate dalla crudeltà del destino, che le ha private del coraggio di vivere, sondando fino in fondo le varie possibilità dell'esistenza. Non solo Aurélie, ma tutti i discepoli di Ea sono in qualche misura menomati: hanno optato, più o meno consapevolmente, per una vita di ripiego, certo più comoda, ma infinitamente meno gratificante. Il pensiero della morte, più o meno vicina, ma inevitabile, conduce gli uomini a liberarsi delle maschere del quotidiano e a partire alla ricerca della propria interiorità: diventano esploratori, assassini, artisti, si abbandonano all'amore senza ritegno, inventano il destino del proprio corpo, incuranti di condizionamenti sociali o psicologici. E proprio questa deriva, apparentemente caotica, permette loro di salvarsi, facendoli rinascere a nuova (eterna?) vita. È evidente, arrivati a questo punto, con chi sia sposato Dio (il Dio patriarcale delle religioni monoteiste, quindi, indifferentemente, Yahweh/Jehovah/Allah, qui oggetto di una sarcastica Passione, fangosa, spietata, priva di trionfo e redenzione): con Iside, la Grande Madre, colei che rinnova la vita (riaccende il computer e inserisce la propria password, avviando un 'nuovo corso' per l'universo), genitrice benigna, sovrana misericordiosa, nel cui nome tutte le difficoltà (soprattutto quelle create dal marito) si dissolvono. Come nei misteri isiaci (e, di riflesso, nel Flauto magico mozartiano), le prove iniziatiche prevedono l'esperienza simbolica della morte e consentono ai fedeli di rinascere nella luce di una ritrovata consapevolezza: non a caso il film si chiude su una spiaggia, approdo del corteo degli adepti di Iside nell'Asino d'oro di Apuleio.
Traboccante di invenzioni, nella sceneggiatura e nei dialoghi come nella loro resa visiva (a prezzo di qualche deriva didascalica, ad esempio nel racconto di Aurélie e nella selezione delle musiche che Ea collega ai suoi discepoli/evangelisti), Le Tout Nouveau Testament (discutibile, al solito, l'adattamento italiano del titolo) ha grazia, intraprendenza e, dote ancora più importante, la capacità tutta wildiana di essere (o almeno sembrare) frivolo nel momento in cui si occupa di temi della massima serietà. Che non vi sia un'autentica progressione drammatica, né vero conflitto (questo Dio 'da camera' suscita soltanto disprezzo, non certo timore), non è certo un limite, nel quadro di una narrazione che procede per episodi e quadri apparentemente indipendenti, in realtà strettamente intrecciati, in un'atmosfera sempre in bilico tra sogno e allucinazione, entrambi trattati con una lucidità e un distacco che ne rafforza l'impatto (due esempi per tutti: la Creazione degli animali e la biografia dell'Assassino). Un piccolo film che dischiude smisurati orizzonti.
