TRAMA
Perduta la moglie in un incidente automobilistico, Davis dichiara, in una lettera indirizzata al servizio clienti di una società di distributori automatici, di non averla amata. Si racconta e l’impiegata lo contatta, colpita dalle sue parole.
RECENSIONI
La trama ordita da Bryan Sipe (film prediletto: The Weather Man), ex-regista indipendente in demolizione (A Million Miles), ha l’eco delle tante commedie drammatiche figliocce del cinema di Frank Capra (il muro portante: la sconosciuta che lo chiama. Uomo a terra, angelo in arrivo), con protagonista dallo status sociale ordinato che, per reazione al mondo che gli crolla addosso, si riedifica come contrario di se stesso. Il pubblico, immedesimato, si sollazza nel vederlo compiere lo straordinario nell’ordinario: diventi te stesso e trovi il vero Amore. Il cinema di Jean-Marc Vallée, però, demolisce: improvvisa e lascia improvvisare, destruttura e ribalta in sala di montaggio (senza diventare astruso), sottrae trame schematiche ed inietta onirismi. La sensazione è che, senza i suoi modi, l’architettura originale, per quanto presa a martellate dall’interno, avrebbe mantenuto oltremodo i propri elementi strutturali, fra dramma patetico di formazione (“smonta e ripara”), commedia (Davis spaccatutto) e romanticismo eretto su coincidenze straordinarie (con dinamiche note che Vallée sospende solo a livello sessuale). Lo smantellamento del regista confonde le acque, apre a stimoli diversi e ammalia nelle tecniche di (ri)costruzione: peccato che il fabbricato finale sia un ibrido instabile. Per scompaginare un percorso narrativo, bisogna anche avere le idee chiare su cosa comunicherà un passaggio sottratto, immesso o cui si dà lo stesso peso di un altro: è probabile che a Vallée, per reiterare la propria poetica fondata sui percorsi di sopravvivenza dei non-omologati, occorrano “storie vere” o in qualche modo tracciate più dagli eventi che dalle psicologie. Mentre, da un lato, il racconto mantiene le scene accattivanti (sopra-le-righe) e i blocchi tematici in convenzione (la mancata elaborazione del lutto, il Fearless di Peter Weir con l’autenticità al posto della baldanza, lo Scrivimi Fermo Posta, la “verità” che lega i protagonisti: Davis la dice, lei vorrebbe, il figlio C.R.A.Z.Y. deve capire se farlo) e li porta a termine come se fossero compiuti, dall’altro il volto del protagonista/film resta scomposto, abbraccia connotati antitetici, momentanea follia ed epifania dello spirito, amore e non amore verso la defunta, chiusura da elaborazione e apertura selettiva (la curiosità terapeutica).