TRAMA
William Blake uccide il geloso e violento figlio d’un ricco possidente ed è ricercato da tutto il paese. Un indiano lo aiuterà nel suo “cammino”.
RECENSIONI
"Nascono alcuni ad infinita notte": uno di questi è William Blake, essere gentile e delicato (in estasi davanti ai fiori, pudico), fuori posto nel selvaggio e macho West di cui Jim Jarmusch demistifica il mito (è il cuore leggendario dell'America violenta) per costruirne un altro, ancora più potente ed epico, imperniato sul "viaggio spirituale" dell'uomo, prendendo come nume tutelare l'omonimo poeta (Blake) ed i suoi stilemi visionari, esoterici, facendosi accompagnare da un omerico "Nessuno" indiano, vale a dire un'altra vittima del cruento "sogno americano" (insieme alla donna, non a caso il solo altro personaggio che accoglie in seno il protagonista). Lo humour nero, ai limiti del demenziale (il killer che dorme con l'orsacchiotto, quello cannibale), vuole dissacrare capisaldi come la famiglia (rappresentata con ferocia bunueliana da tre pederasti assassini, fra cui un Iggy Pop en travesti), il capitalismo (il crudele figuro di Robert Mitchum, al suo ultimo film) e l'ipocrisia del cristianesimo, che pare aver recepito dalla Bibbia solo i passi brutali, vendicativi (simbolica la scena in cui Lance Henriksen schiaccia la testa dello sceriffo morto che assomiglia ad un'icona sacra). Il resto è magia di un cammino iniziatico dell’anima e del cinema: l'indimenticabile bianco e nero della fotografia di Muller, la poesia estasiante (Depp accanto al capriolo morto, in un plongée), il connubio delle immagini dissolte in nero con la chitarra elettrica di Neil Young, insieme grintosa e lirica, specchio dell'amara perdita d'innocenza del protagonista che va di pari passo con la liberatoria acquisizione d'esperienza attraverso la Morte (è tutta una soggettiva di un morente). È un'allegoria superlativa, capace di avvolgere e sprofondare in un sogno da cui non ci si vorrebbe più svegliare. Il finale in canoa, pittorico e rigoroso, ricorda certo cinema giapponese (Mizoguchi, Kurosawa).