Commedia, Recensione

CRONISTI D’ASSALTO

TRAMA

New York: due bianchi facoltosi vengono uccisi. Arrestano due ragazzi di colore innocenti. La redazione del “Sun” indaga, sollecitata da un giornalista che, per il lavoro, trascura la moglie incinta.

RECENSIONI

Prima inquadratura: un orologio. Sui titoli di testa la macchina da presa s’avventura nei suoi ingranaggi e non li lascerà per tutto il film (riprendendo anche i segnatempo mosci di Salvador Dalì o, nel finale, la lotta contro il tempo di un chirurgo in sala operatoria). L’adrenalinica corsa contro il Tempo è una delle cifre dominanti di questo spaccato di 24 ore sul mondo giornalistico: evidentemente Ron Howard ama la celebrazione dei mestieri più difficili, ma ai pompieri di Fuoco Assassino mancava l’ironia che qui sollazza e accattiva nelle caricature, rendendo al contempo più credibili le situazioni troppiste, da manicomio, in cui si ritrovano gli eroi della redazione. Valga su tutte quella ottimamente orchestrata dalla regia nel trepidante montaggio parallelo finale, dove le situazioni in co-azione sono (seguono i titoli) “Ferma la stampa!”, “Vendetta del burocrate sputtanato dal giornale!”, “Moglie incinta all’ospedale!”, “Glenn Close ferita ad una gamba!”. A Howard non sfugge che è una professione che porta a trascurare gli affetti, ma non se la sente di condannare o assecondare del tutto nessuna delle parti in gioco; allo stesso modo, parlando di etica professionale, pare non esporsi (il personaggio di Michael Keaton cerca lo scoop o insegue gli scrupoli di coscienza? Tutti e due). Tale non presa di posizione, che funziona egregiamente, sfuma e quindi allarga la prospettiva, assecondando al contempo il lato ludico dell’operazione, ottimo prodotto d’intrattenimento che imprigiona nel ritmo sostenutissimo, diverte con umori(smi) cinici alla Murphy Brown e appassiona nella tensione morale alla Lou Grant. Le due serie televisive citate dimostrano che a Hollywood il film giornalistico fa genere a sé: giocano quindi sul sicuro (ma bene) gli sceneggiatori David e Stephen Koepp (ex-redattore del “New York Times”). Gli ottimi interpreti fanno il resto, fra cameo di giornalisti veri.