Drammatico, Recensione

CRIMINAL (2004)

Titolo OriginaleCriminal
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2004
Durata87'
Tratto dadalla sceneggiatura di
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Due truffatori di Los Angeles si coalizzano per mettere a segno il colpo della vita. Uno dei due finirà a sua volta truffato.

RECENSIONI

Il rifacimento, a distanza di due anni, dell’argentino Nove regine non ci regala nulla di nuovo né dal punto di vista cinematografico, né dal punto di vista narrativo. L’ennesimo teatrino mamettiano della menzogna segue la successione di scene già viste nell’originale, con due sole varianti: non sono più francobolli ad essere venduti ma una preziosa banconota e, nel finale, il coprotagonista non riesce ad intascare l’assegno non a causa del crack finanziario (con conseguente chiusura degli sportelli, del resto siamo nella “ricca”, non più a Buenos Aires) ma per un tempestivo, e a dire il vero poco credibile, intervento delle guardie che arrestano lo sventurato “in flagranza”. Il cast si difende bene e non possiamo che gioire di fronte alla meritata “promozione” del caratterista John Reilly al rango di protagonista, ruolo che condivide col neo-divo messicano Diego Luna, visto ed apprezzato nello spielberghiano The Terminal. Il finale era l’anello debole della catena di colpi di scena della precedente versione e funziona ancor meno in questa.

George Clooney e Steven Soderbergh, non contenti degli inganni orditi in "Ocean's eleven" (e nell'imminente seguito), trovano anche il tempo di produrre un remake (l'ennesimo) basato su menzogne e raggiri. Il film americanizzato è l'argentino "Nove regine", discreto successo internazionale passato molto fugacemente anche in Italia. Niente di particolarmente originale, ma un intreccio scoppiettante a base di doppi giochi, tiri mancini e colpi di scena, sulla scia delle costruzioni a incastro di Mamet e scimmiottando le strane coppie di imbroglioni composte da alunno e maestro. La prima parte ricorda infatti "Il genio della truffa" di Ridley Scott, ma la sceneggiatura è molto più convenzionale, crea le premesse per un grande inganno e per il suo svolgimento, ma non costruisce personaggi memorabili, situazioni intriganti, né battute particolarmente spassose. L'impianto è quindi solido ma tradizionale e la professionalità prevale sulla simpatia (e anche sulla coerenza, perché il ribaltamento finale ha più di un buco logico). Il cast affianca la "secretary" Maggie Gyllenhaal, ultimamente offuscata dalla celebrità del fratello Jake, il carismatico Peter Mullan, e il divo in ascesa Diego Luna, già compagno di liason di Gael Garcia Bernal nel fortunato (troppo, diciamolo) "Y tu mama tambien". Ma il protagonista, finalmente, dopo una lunga gavetta da caratterista, è John C. Reilly, perfettamente a suo agio nei panni dell'imbroglione turlupinato.