Drammatico, Recensione

CORRENDO CON LE FORBICI IN MANO

Titolo OriginaleRunning with Scissors
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2006
Durata116'
Sceneggiatura
Tratto dadal romanzo “Running with scissors” di Augusten Burroughs
Montaggio
Scenografia
Costumi

TRAMA

Dopo il divorzio dei genitori il giovane Augusten viene abbandonato dalla madre presso la casa del suo analista.

RECENSIONI

Di come il nuovo cinema americano attinga dalla letteratura ho già detto a proposito del Il calamaro e la balena, e sempre in quell'occasione ho indicato in Irving il grande nume tutelare di questa nuova stagione (letteraria e) cinematografica. Anche questo film non si distacca dal discorso, tratto com'è dall'autobiografia-debutto di Augusten Burroughs che è, per quanto ispirata a un'esperienza di vita vissuta, una sorta di romanzata raccolta di memorie, comica ma disperatissima, molto vicina per atmosfere e situazioni ai lavori dell'autore di Garp. Anche qui disastrose figure genitoriali (un padre alcolizzato e indifferente, una madre depressa bipolare che sogna di diventare celebre con le sue poesie) immerse in un acquario strampalato in cui si dibattono (letteralmente) un bel numero di esemplari disturbati, tutti gravitanti attorno alla figura del protagonista che contempla, assorbe, riflette, somatizza ed espelle i drammi di costoro cercando di trovare un senso al proprio. Un mondo ricco, particolareggiato, bizzarro e pieno di tristezza che pulsa in un universo disgregato e incerto: l'America degli anni 70 che vive il suo momento di trapasso dalla ribellione a un nuovo conformismo da venire. Ancora una volta dunque la famiglia come culla di traumi e come appendice da tranciare e dalla quale distanziarsi; ancora il sesso consumato con cervellotica precocità (il protagonista quindicenne si scopre gay e vive la sua storia con un adulto); ancora - soprattutto - la psicoanalisi come terapia esasperata che informa il vivere della addamsiana famiglia adottiva, il trattamento freudiano devastante che oggettivizza il paziente e ne fa carne (e anima) da macello, che scavando brutalmente dietro l'apparenza si dimostra pratica fiaccata dalla tendenza a sovrainterpretare e che, quasi negando unitarietà alla personalità, sta lì a frantumarla e a disaminarne i pezzi. Di qui il corredo (che è costante di una sempre più significativa e nutrita famiglia filmica) di prammatica: nevrosi, medicinali, conflitti feroci, parossistico analizzare e analizzarsi e costante, patetico tentativo di 'attingere dall'inconscio'. E frammentato è il discorso narrativo del film che, ben assecondando il dato letterario di partenza, rimbalza da un dramma all'altro non trascurando nulla ma dando a ciascun carattere il giusto peso e anzi, assecondando bene il sottile gioco di riflessi di un personaggio nell'altro (il figlio che ricalca la madre, la madre che proietta il figlio - la relazione omosessuale - e la nevrosi di una generazione di donne insoddisfatte e costipate, le figlie di Finch che vivono accademicamente due disagi femminili paralleli e contrari etc), presenta una solida impalcatura sulla quale il regista (che viene dalla televisione) si muove sicuro e con discreto guizzo. Il quadro finale diverte e inquieta, dice del disagio di un adolescente al centro di un microcosmo caotico fatto di famiglie più che alternative, genitori interscambiabili, divinazioni fatte nel water, tentati omicidi, alberi di Natale inamovibili, una saletta chiamata 'masturbatorium' e, impellente, una voglia di normalità, di regole e limiti che non facciano vivere l'esistenza come una sequela ininterrotta di sorprese. La morale sembra essere: forse è stata dura crescere così ma come si starebbe oggi senza questa dolorosa, stravagante giovinezza? Non è proprio da quel dolore che salta fuori il disincanto e l'ironia con la quale si guarda a certi avvenimenti? Annette Bening è divina nel ritrarre la madre del protagonista: le ruota intorno un cast decisamente all'altezza (c'è anche una rediviva Jill Clayburgh) e debitamente alterato (nel finale compare anche l'autore del libro). Colonna sonora empatica: Elton John, Al Stewart (The year of the cat accompagna la sequenza-cerniera), Vince Guaraldi, Crosby Still & Nash tra gli altri.