TRAMA
Greg (Owen Wilson) dopo il divorzio e il licenziamento, incontra la misteriosa Isabel (Salma Hayek), una senzatetto convinta che il mondo che li circonda sia solo una simulazione digitale. Nonostante i dubbi iniziali, Greg scopre che potrebbe esserci un fondo di verità nella folle teoria di Isabel.
RECENSIONI
SOGNO O SON DESTO?
Simulare è un'arte per pochi
Pillola rossa o pillola blu? Stavolta il regista Mike Cahill opta per la pillola gialla, la più indigesta, che ha tutto l'aspetto di una supposta. In questa terza opzione, fantascienza e dramma si mischiano a formare una poltiglia inodore e insapore che lascia la ricerca della "beatitudine" in sospeso.
L’ambiziosa e allucinata queste ontologica proposta da Bliss scade presto in un bad trip dai toni seriosi. È la storia di Greg, un disconnesso impiegato perseguitato dalla nuvola fantozziana (seppur spogliata dalle esilaranti implicazioni tragicomiche) che, dopo essere stato licenziato, diviene un latitante omicida con abilità telecinetiche.
Chi troppo vuole... troppo vuole
Incipit niente male, vero? Ma c'è dell’altro: il protagonista scava e scava nella tana del bianconiglio solo per escoriarsi le mani e scoprire che non è profonda quanto credeva. L’eccentrica premessa viene demistificata da una sceneggiatura arruffata e convoluta, firmata dallo stesso Cahill: una serie di forze centrifughe allontanano Greg dalla soluzione dei suoi deliri, e noi dall’interesse di proseguire la visione.I primi sessanta minuti scorrono a fatica, in un'estenuante raffica di brusche virate tra realtà, immaginazione e psicosi; uno screenplay disordinato che abbozza piuttosto che approfondire, frullando generi e clichés tra loro, sino a renderli irriconoscibili. La componente sci-fi colpisce tardi e in malo modo: mai dei superpoteri sono stati utilizzati in maniera così incauta e grossolana.
“Beati pauperes spiritu”
Il film tenta - invano - di suscitare le emozioni necessarie ad innescare una qualsivoglia forma di empatia verso il protagonista. L'inferno suburbano si contamina con un'utopia paradisiaca, solo per ribadire concetti narrativi troppo semplici e abusati per risultare davvero coinvolgenti. Ne rimane un guscio cavo, da cui si può udire l’eco disperato di Owen Wilson e Salma Hayek, decisamente sovraqualificati per il lavoro. Se non altro, il pathos antieroico del duo ha il merito di rendere sopportabile qualcosa di altrimenti intollerabile. Non bastano nemmeno la fotografia manichea di Markus Förderer e le eclettiche scenografie di Kasra Farahani, a sventare un goffo cul-de-sac che ha poco da dire e molto da biasimarsi.
Bliss è un Matrix che non ci ha creduto abbastanza... o forse troppo. Cahill pecca di presunzione e fallisce sia nell'offrire uno spunto di riflessione che nel confezionare dell’intrattenimento spicciolo. La strada per la beatitudine è ancora lontana.
Psicolabile.
