TRAMA
Chili Palmer, piccolo criminale della costa orientale, dopo il successo come produttore per il film Get Leo, stufo del mondo del cinema pensa di dedicarsi alla musica.
RECENSIONI
A dieci anni di distanza dal discreto successo di GET SHORTY tornano le avventure ad Hollywoodland di Chili Palmer, riscossore di debiti ed estorsore di piccola taglia di Miami. Entrambi i film sono tratti da romanzi di Elmore Leonard (il primo da La Scorciatoia ed. Interno Giallo) ma come dice lo stesso autore se Sonnenfeld aveva compreso la surreale serietà dei personaggi, le loro astuzie ed aspirazioni infantili, il regista di questo sequel, F. Gary Gray ha mancato del tutto il segno. Stando a Leonard, anche produttore esecutivo, l'insuccesso internazionale della pellicola è perfettamente meritato.
Gray non fa nulla per sollevare le sorti del film, se già quel poco di interesse per Get Shorty è scemato tempo fa, la sola presenza di John Travolta ed i camei (istantanei) di James Woods e Danny DeVito, non possono reggere: salta alla mente il fatto che il successo d'allora doveva molto alla rinascita dell'attore protagonista rilanciato da PULP FICTION. Quale idea migliore allora di inserire nel cast anche Uma Thurman? Una semplice addizione per qualunque executive, per quanto ozioso. E aggiungerci un ballo tra i due sembra ancor più una bella trovata. Ma proprio qui si nasconde (eufemismo) il funzionamento di questo come di molti altri prodotti americani degli ultimi anni, è il pay-off pubblicitario a reggere l'operazione, esattamente come avveniva nel penoso Starsky & Hutch. Gli attori e le situazioni topiche promesse al momento della vendita esistono solo in funzione gli uni dei personaggi altrove interpretati, della loro esistenza in quanto funzioni del (lo star)system, le altre, le situazioni ammiccate, svolgono solo la funzione di sintetizzanti. Ne risulta che il ballo tra la Thurman e Travolta duri pochi secondi, che quest'ultimo si limiti a vestire di nero e ad essere poco ciarliero ma molto sincero (residui dell'angelo Michael?), Thurman invece non è affatto un personaggio, è l'arredo di alcune scenette.
Gary Gray, nome già apposto all'inizio di The Italian Job ed Il Negoziatore, non ha la benché minima idea (e gira in modo pietoso), scompone il continuum filmico in sequenze/scenetta come una qualunque puntata del Saturday Night Live, il metacinema, l'incrocio referenziale leggero e sciocco di Sonnenfeld è lontanissimo, qui ci si limita a mettere in scena l'incontro di due personaggi - che sono tali solo perché c'è una qualche narrazione, altrimenti sarebbero sconosciuti alla fermata del bus. Vince Vaughn (un vuoto siderale) e The Rock, le comparsate dal mondo della musica rap, riferimenti alle guerre tra gang e tra rappers, tutti elementi che condividono la vita in un immaginario popolare e che solo per questo fanno capolino nella pellicola che se non fosse così palesemente brutta e vuota, quasi viene la tentazione di dir d'avanguardia. Ma è solo pressappochismo realizzativo.