TRAMA
La lotta dell’Uomo Pipistrello (alias il magnate Bruce Wayne) contro il crimine organizzato di Gotham City, capitanato dal Joker.
RECENSIONI
Date in mano un fumetto (di Bob Kane) già in sé sufficientemente “nero” e disperato a un regista dall’inventiva grandiosamente macabra come Tim Burton: il minimo che otterrete è un action movie che non somiglia a nessun altro (ma al quale molti film successivi hanno tentato, vanamente, di assomigliare). Burton dilata l’esasperata verticalità dell’oscura Metropoli, affida a un Keaton magnificamente “stonato” (ironico, disilluso, un filo snob) la parte dell’ambiguo eroe (creatura del Bene che sorge dalle tenebre e non può evitare di causare il Male: un personaggio “alla Tim Burton”, come ognun se ne avvede) e consegna il film a un Nicholson per il quale sarebbe fatica sprecata cercare aggettivi all’altezza. Persino la storia d’amore, necessario accessorio di ogni blockbuster in calzamaglia, non annoia più di tanto, sperduta com'è fra scherzi irresistibili (la notte al museo) e una magniloquenza iperrealista che soltanto il secondo capitolo saprà riprendere e, in parte, superare.
Blockbuster d'autore, 48 milioni di dollari (ripagati da 400 al botteghino) al servizio di uno strabordante barocco figurativo, di copiosi effetti speciali, del design potente del premio Oscar Anton Furst, con una metropoli distopica e buia figlia dell’espressionismo tedesco (Fritz Lang su tutti), dell’art Deco e di Terry Gilliam (Brazil), come se una New York criminale e incubale si fosse sviluppata senza piano regolatore. Altro effetto speciale è l’elettrizzante e parossistica prova di Jack Nicholson, sublimemente sopra le righe nella parte di questo Joker per cui il crimine è un’arte. Il direttore della fotografia Roger Pratt rinviene un taglio filmico cupo, immerso nei vapori, e il commento sonoro di Danny Elfman (con l'aggiunta di brani inediti di Prince) è magnetico. Ma tutto ciò, per quanto meraviglioso, non è fine a se stesso, bensì al servizio della visione del fumettista adulto Tim Burton, che proietta il supereroe nato (nel 1939) dalla penna di Bob Kane (consulente che ha apposto il marchio d’approvazione) in un universo tenebroso specchio del suo animo tormentato, alla Frank Miller (“Il ritorno del Cavaliere Oscuro”) e Alan Moore (“The Killing Joke”) e a sorpresa, visti i precedenti cartooneschi del regista e l’ingaggio del commediante Michael Keaton. Onore anche alla sceneggiatura di Sam Hamm, per quanto rivista da altri (non poté lavorarci a causa dello sciopero del 1988): per un gioco degli opposti, il Batman introverso è contro il Joker estroverso che, con la sua stravaganza, strappa tutte le simpatie, ai danni di un eroe che non rappresenta più il Bene, la Sanità. Lo scontro è fra persone disturbate, freak.