TRAMA
1969: il Dr. Male ruba il “mai-più-moscio” di Austin Powers, la sua “virilità”. L’agente segreto torna indietro nel tempo per riprendersela.
RECENSIONI
Sempre pronto a giocare con i doppi sensi (sessuali), i rimandi cinefili o modaioli ed i cliché del genere spionistico di papà James Bond, non è forse un caso che lo sceneggiatore/produttore/interprete Mike Myers s'inventi, per la trama, un clone del Dr. Male (assoluto protagonista di questa seconda puntata): un chiaro riferimento alla natura di tutti i sequel che ricalcano l'originale sperando di bissarne il successo. Ironia della sorte il risultato d'entrambe le operazioni (il racconto e la sua produzione) è felice ma ha perso, durante il "passaggio", due componenti fondamentali: l'originalità e la grandezza (il clone è un nano…muto). "Austin Powers - La Spia che mi Amava/che ci provava(titolo italiano)/che mi scopava (fuor di metafora, il titolo originale)" ricalca, con poche varianti, tutte le idee vincenti della pellicola del 1997, fra cui le sovrapposizioni a coprire le parti intime, i nomi propri sconci, il numero musicale rap al posto dello strip di "I touch myself", il "momento di riflessione" del/sul cattivo di turno (vedi Cicciobastardo che non è felice), la terapia di gruppo per genitori e figli sostituita da un talk-show rissoso, gli incastri di parole che si aggiungono al montaggio interno per dare ulteriori segnali volgari. I ruoli per Myers stavolta sono tre, il comico è impegnato anche nei panni del grasso scozzese (in concorrenza triviale con Eddie Murphy). Cambia la bond-girl (Heather Graham) e si cita a più non posso in un calderone caleidoscopico (da Esther Williams a Ritorno al Futuro, da Guerre Stellari a Il Grande Dittatore, da Independence Day a I Gemelli, passando per la tenda d'ombre cinesi sporcaccione di Robin Hood - un uomo in Calzamaglia, per il bikini bondiano di Ursula Andress e il ricordo dei grandi "The Alan Parsons Project"). Il divertimento è assicurato ma la sensazione di formula a schema, con tanto di apertura per un seguito, non fa più gridare "Spasmico!". Salti mortali della versione nostrana per non perdere tutti gli ammiccamenti linguistici e particolaristici statunitensi.