Drammatico, MUBI, Recensione

ASAKO I&II

Titolo OriginaleNetemo sametemo
NazioneGiappone
Anno Produzione2018
Durata118'
Trattodal romanzo Netemo sametemo di Tomoka Shibasaki
Fotografia
Musiche

TRAMA

Quando il suo primo grande amore scompare da un giorno all’altro, Asako rimane scioccata e lascia Osaka per cambiare vita. Due anni dopo, a Tokyo, si innamora di nuovo e si prepara a sposarsi con un uomo che somiglia molto al suo amore svanito.

RECENSIONI

Siamo a Osaka: la ventunenne Asako si innamora di Baku, ma il bel giovane sparisce improvvisamente. Qualche tempo dopo Asako pensa di ritrovarlo a Tokyo, dove si è trasferita. Ma si tratta di un’altra persona, Ryohei, un sosia dell’amato dalla personalità completamente differente. Asako ne è attratta e respinta allo stesso tempo, ma alla fine capitola e va a vivere con lui. Ma Baku qualche anno dopo ricompare…
Stilizzatissimo, il film di Hamaguchi ossequia anche nella struttura la doppiezza dell’assunto: se la storia della protagonista con Baku è resa con tutte le esagerazioni quasi fumettistiche dell’amour fou (colpo di fulmine, romanticherie spinte, ralenti enfatici, momenti visionari al limite del surreale – l’incidente in moto -), il legame con Ryohei è invece virato su un piano registro minimalista, a rendere nel dettaglio la quotidianità del legame, la sostanza sentimentale di cui è composto. A dire che Baku è la favola, il mito dell’amore, il colpo di testa che sconvolge la vita, mentre Ryohei è la realtà di una relazione adulta. Perché, come lo stesso titolo internazionale rivela, al di là della questione del sosia, è Asako la creatura doppia che oscilla tra il romanzo (fatto di imprevedibilità e batticuori) e la concretezza di una storia a due (fondata sulla condivisione e la fiducia). Ed è tra questi due poli (immagini mentali e situazioni concrete) che la protagonista dovrà compiere la sua scelta.
Nodi resi con cristallina semplicità e dialoghi prosciugatissimi – che hanno l’essenzialità di un manga –, che si rispecchiano nel calibrato registro visivo, nell’intelligente uso delle musiche che sottolineano, con modulazioni differenti, la duplicità delle dimensioni interiori della giovane. Una semplicità che però non esclude la complessità del mondo narrativo creato, che emerge nelle sue dinamiche, che porta alla luce le caratteristiche dei rapporti tra i personaggi (amori, amicizie, invidie, passioni, aspirazioni): Hamaguchi si muove in equilibrio tra un’esteriorità controllatissima e un’interiorità che non è mai squadernata, ma va ricercata nei dettagli (si pensi al ruolo simbolico del gatto), nei gesti, negli sguardi, negli stessi particolari in cui il regista nasconde l’ineffabile anima mélo del suo racconto.