Commedia, Recensione

ARIZONA DREAM

NazioneU.S.A.
Anno Produzione1991
Genere
Durata142’

TRAMA

Un ragazzo che studia i pesci va al matrimonio dello zio sessantenne con una giovane di ventitré anni. Qui conosce una donna più matura e se ne innamora. Insieme tentano di costruire un apparecchio per volare.

RECENSIONI

In America per un corso alla Columbia University, Kusturica rimane colpito dalla sceneggiatura di un suo allievo, David Atkins, e decide di trarne un film: nel prevedibile tira e molla fra le esigenze dell'autore europeo e le mire commerciali del produttore statunitense, l'ha vinta lui e innesta in territorio straniero la sua folle e visionaria sarabanda macedone, musicata dall'immancabile, magistrale Bregovic (con due brani cantati da Iggy Pop). Cerca la provincia, caratteri eccentrici, un passo onirico popolato da simbologie animali (il pesce con due occhi da un lato, segno della perdita dell'infanzia, le tartarughe amate da Lili Taylor, il volo d'uccello di Faye Dunaway, il gatto nel finale). La pellicola ha dovuto attendere il 1993 per uscire sugli schermi in U.S.A. e il 1998 in Italia: nel frattempo è morto il padre del regista (a lui la pellicola è dedicata) ed è morto definitivamente il sogno americano (il titolo originale era "Il valzer del pescefreccia"), attraverso l'agonia dell'idealismo e della speranza negli occhi del fanciullo che ripone i suoi miti infantili (il personaggio di Johnny Depp è l'alter ego di Kusturica che, da piccolo, adorava Jerry Lewis). L'autore mescola il melodramma familiare alle gag da comica muta, l’approccio "dada" con bizzarrie gratuite (Depp imita un pollo, Lewis un pesce ed un eschimese) al trip acido stile Gus Van Sant. Si rincorrono anche le citazioni: Dunaway si chiama Stalker, appare un poster di Terminator, l'irresistibile personaggio interpretato da Vincent Gallo imita Toro Scatenato, Intrigo Internazionale e Il Padrino, Kusturica inserisce alcuni dialoghi dal Mago Di Oz e fa una comparsata hitchcockiana al bar. Se è ammaliante la partenza nel suo tono surreale e grottesco alla Terry Gilliam, quindi, in seguito la carne al fuoco diventa troppa, l'umorismo si fa lieve, il ritmo sgangherato, dilaga il patetismo (quando si parla del suicidio) e si dilatano i tempi.