
TRAMA
Il giorno dopo il loop temporale che ha bloccato Tree nel giorno del suo compleanno, Ryan si sveglia in auto, dove va a dormire quando al compagno di stanza Carter serve privacy. Questa volta è lui a ritrovarsi aggredito da un assassino mascherato e a risvegliarsi di nuovo al mattino dello stesso giorno, dopo essere stato ucciso. Toccherà a Tree rivivere ancora l’incubo e prendere in mano la situazione…
RECENSIONI
Chi non muore si rivede. E chi muore? Si rivede al cinema! C'era una volta una college-girl americana intrappolata in un loop temporale. L'unico modo per uscirne: scoprire chi si cela dietro la grottesca maschera del suo assassino, interrompendo così uno snervante (per lei) ma (per noi) godibile pluri-reset narrativo. Nel 2017, Auguri per la tua morte ci ha regalato un piacevole barlume di sperimentalismo intergenere, romantico rendez-vous tra B movie e high concept. Ma siccome ad Hollywood tutte le cose belle non finiscono, a due anni di distanza si riaccendono le candeline per il (primo) sequel sbanca-botteghino.
In Ancora auguri per la tua morte, Michael Landon, forse ancora galvanizzato dall'acclamazione del pubblico e dal consenso critico, raddoppia la posta: alla regia ci aggiunge la sceneggiatura. Apprezzabile la caparbietà, ma il multitasking non fa per tutti.
Ricominciamo da capo: sì, siamo ancora di fronte ad una piacevole risemantizzazione di "Groundhog Day" in chiave teeny. Al posto di uno sconsolato Bill Murray, la frustrazione (e gli occhioni blu) di Jessica Rothe; si sostituisce l'umorismo esistenzialista con shot di gore-comedy, qualche ammiccamento metanarrativo qua e la, un po' di sano citazionismo, et voilà! Un riciclo tematico accattivante e mai banale, impreziosito da un'estetica pop ed un montaggio sbrigliato.
Ma come sventare il rischio di auto-plagio? Semplice, riducendo drasticamente la componente horror/thirller ed imburrando il tutto con un po' di sci-fi vecchia scuola. Non ci si risparmia nulla: fisica quantistica, universi paralleli, viaggi nel tempo, algoritmi scritti sulle lavagne, bionde nerd improvvisate. Cambiano drasticamente i toni: da teen-slasher a time-loop comedy. L'alone zemeckisiano è palpabile: "Grande Giove!".
Lo script si infittisce, senza una direzione precisa: upgrade estetico, downgrade narrativo. La trama fatica a carburare, aggrovigliandosi su se stessa. La suspension of disbelief raggiunge il livello critico, mentre continui plot-holes mettono alla prova il buon senso dello spettatore. Il segreto: buttare giù un comunque piacevole boccone, non facendosi troppe domande.
Quello che davvero brilla in questo concept tremolante, sono le grandi performance del cast. Jessica Rothe è una final-girl come non si sono mai viste: avvenenza, cinismo, arguzia ed espressività facciale da lode. Una beniamina ai confini della realtà: fart jokes, parentesi liriche e riflessioni ontologiche. Cos'è che non sa fare?! A supporto della main star un florido bouquet di giovani promesse del grande schermo: la controparte maschile Israel Broussard è una presenza discreta ma puntuale. Rachel Matthews torna a vestire i panni della viziata e bisbetica ragazza ponpon: un personaggio che ami odiare! 15 minuti warholiani per Phi Vu, protagonista assoluto nelle sequenze d'apertura: quando Sheldon Cooper incontra Ben Stiller. Perfetto catalizzatore filmico usa e getta.
Ancora auguri per la tua morte è una torta mal stratificata: un titolo spassoso ed arguto per se, ma incapace di reggere il confronto con il predecessore. Landon smorza troppo la parte mistery in favore di innesti fantascientifici da discount (riprovaci quando avrai una Delorean volante!). Un'incostanza a tutto tondo, per un film dalmata in cui si alternano sequenze di puro acume ad accozzaglie di umorismo PG-13. Meno sangue e più barzellette....Ma è inutile piangere il morto. Ancora Auguri per il prossimo sequel.
Snaturato.
