TRAMA
Mike e Phoebe vivono in una cittadina di provincia. Mike, costantemente sballato, è in realtà un agente segreto, formato in passato dalla Cia e reso poi dormiente.
RECENSIONI
Al secondo film, dopo Project X, Nima Nourizadeh, nome di spicco della videomusica dell’ultimo decennio, mette in scena un eccitante assemblaggio di epoche e relative tendenze, accostando la sci-fi anni 80, con la filosofia grunge-loser dei 90, le frammentazioni cronologiche - con annesse rivelazioni e conseguenti ribaltamenti di senso - del decennio successivo, il tutto condito dall’effettistica povera e quel taglio semiveristico che sono codici di un’estetica oramai dominante del cinema attuale che vive ai margini delle major.
Mike è dunque un agente “dormiente” che viene riattivato e che, una volta operativo, comprende, e fa comprendere allo spettatore, le logiche del mondo nel quale si muoveva. Questo secondo un protocollo che è innanzitutto visivo: la prima scena, in flashforward, attraverso le istantanee mentali del protagonista, individua e anticipa alcuni punti fondamentali della narrazione che si dispiegherà di lì a poco e costituisce una sorta di indice aneddotico illustrato per feticci. La rilettura a posteriori permetterà di comprendere anche il fondamento del rapporto della coppia protagonista: così, quel tentativo iniziale di partire e andare in vacanza, che sembra fallire per colpa di Mike, è in realtà lo specchio di una situazione che, nei suoi esatti termini, verrà chiarita più avanti poiché gli attacchi di panico, le fobie, i vuoti di memoria si rivelano conseguenza dell’inconsapevole controllo cui il giovane è sottoposto (l’albero che ferma la corsa della macchina: l’elemento in movimento è Mike e l’ostacolo è invece Phoebe che, da infiltrata quale si scopre essere, costantemente lo stoppa e lo rimette a cuccia).
Ma Mike è anche un ragazzo fantasioso che crea storie e personaggi (tema ribadito nel finale, quando i titoli in animazione fanno cominciare una nuova avventura spionistica), e questo non rende peregrina l’ipotesi che tutto il film si svolga in una dimensione narrativa allucinata, punteggiata da minacce inesistenti, un incubo in cui incompetenza e arrivismo hanno preso il potere, un mondo nutrito dalle fantasie eroistiche, le ossessioni complottistiche e i disturbi paranoidi di un protagonista perennemente stoned: questo spiegherebbe come mai il Governo simuli la guerra batteriologica al virus diffuso dalle scimmie (la scimmia è, per l’appunto, l’alter ego di Mike nelle sue avventure fumettistiche) come giustificazione della task force designata a catturare e uccidere il protagonista («Se devo morire lo farò da strafatto e sorridendo nel mio letto»). E questo dà anche un senso pieno allo stesso percorso filmico - scandito da quadri successivi, veri e propri livelli - che riverbera la costruzione schematica propria di un videogioco e al tono parodico costante che stilizza e ridicolizza in chiave comic le scelte di campo fatte in sede di scrittura (così l’agnizione è abortita in sberleffo: «Sai chi sono veramente?» «Sei mia madre?» «No»).
Nima Nourizadeh si fa sentire nella crescente frenesia dell’azione (già in Project X una semplice festa si trasforma in un'apocalisse) e quello che sembra un film dominato dall’assurdità e dalla esasperazione compressa tuttainunanotte (il film è scritto da Max Landis, figlio di John) si rivela, invece, come il suo precedente, un saggio di cinema ipercontrollato, in cui la deflagrazione dei mondi creati avviene sotto uno sguardo vigile, conscio di ogni possibile conseguenza: dietro l’action fracassona, infatti, si avverte il bisbiglio delle anime tormentate, dentro i corpi martoriati batte un cuore, il sogno non è più quello americano, ma quello individuale, di riscossa, conquista di un’identità, di una dignità personale, di un legame amoroso che conti; in questo senso la scelta attoriale è azzeccata e significativa: la rinnovata coppia Jesse Eisenberg - Kristen Stewart (tra gli attori più intelligenti e imprevedibili in circolazione), idoli dell’odierno cinema indie, sfumano i personaggi alla perfezione, apportando una profondità romantica, concretamente tenera, alla logica ultraviolenta che domina apparentemente la narrazione.