TRAMA
La moglie di Vic, Melinda, è tanto libera quanto ingestibile: la scopre spesso in atteggiamenti intimi con sconosciuti. Dopo aver allontanato uno spasimante dicendogli che ha ucciso quello precedente, Vic affoga il successivo in piscina.
RECENSIONI
A distanza di quasi venti anni da L’Amore Infedele, Adrian Lyne torna, da maestro, con proposte indecenti, attrazioni fatali, lolite e 9 settimane e ½ di erotismo bollente. Zach Helm e Sam Levinson (vedere, anche, le assonanze con il suo Malcolm & Marie) adattano il romanzo di Patricia Highsmith, già filmato da Michel Deville nel 1981, e le sostanziali modifiche definiscono le coordinate del regista: non c’è alcun accordo, figlio di un matrimonio senza amore, che permetta a Melinda di avere degli amanti. I due, invece, si amano e questo innesca ambiguità perverse e amour fou, anche perché i flirt di Melinda sono appariscenti, pubblici, non conclamati (non è mai ritratta durante un atto sessuale) ma contornati da sguardi complici (poi) ostili. Il crescendo che riguarda i coniugi è sottile: da potenziale omicida, Vic lo diventa inequivocabilmente dopo una serie di passaggi intermedi (s’appropria, forse, di un delitto altrui; l’omicidio in piscina, in flashback che si confonde con l’immaginarsi il tradimento di Melinda, potrebbe non essere avvenuto); gli innocenti (?) flirt di Melinda portano alla rottura definitiva in un’escalation in cui è sempre più spudorata. Il film di Lyne non racconta la gelosia ma la fine/non fine dell’amore e diventa sorprendente nella parte finale, in cui l’imperscrutabile scintilla del legame ha la sua apoteosi e il crimine non paga. Edifica un rapporto con intesa malata, masochistica e passionale, dove Melinda è una fiamma perennemente accesa e Vic un serafico vulcano imploso. Gioca superbamente con la sensualità peccaminosa della bellissima Ana De Armas (che canta anche Paolo Conte), facendo specchiare i suoi spettatori (il pubblico, il suo compagno) fra sopportazione dolorosa, estasi beata, tensione a mille ed esplosione omicida. Se lieto fine c’è, lo incornicia la simpatica figlia di sei anni di Grace Jenkins.