TRAMA
Di qua l´acciaieria che lavora ventiquattro ore al giorno e non si ferma mai. Di là, l´isola d´Elba, un paradiso a portata di mano eppure irraggiungibile. In mezzo, né di qua né di là, Anna e Francesca, piccole ma già grandi, un´amicizia potente ed esclusiva quanto l´amore. Lo stesso amore che tiene in piedi Alessio, il fratello di Anna, operaio fino al midollo che si ostina a pensare all´unica ragazza che non può avere, il sogno della sua vita, Elena. E un giorno l´amore arriva, potente e inaspettato per tutti e la vita prende un´accelerata improvvisa, finché si incrina, sanguina, si spezza.
RECENSIONI
Stefano Mordini traspone il caso letterario di Silvia Avallone, vincitore del Premio Campiello 2010 e secondo classificato al Premio Strega 2010. Centrali, nella sua visione, che sceglie una grana sporca e sonorità rock per meglio trasmettere le asperità del soggetto, sono i corpi, i luoghi, le atmosfere. I corpi sono soprattutto quelli di Anna e Francesca (Matilde Giannini e Anna Bellezza, scelte nelle scuole proprio per la loro spontaneità), due amiche affiatate e complici in quella terribile età di mezzo che separa l’infanzia dalla maturità. I luoghi optano invece per la Toscana più ruvida, quella delle acciaierie di Piombino, dei palazzi popolari costruiti per gli operai, a un passo dal sogno. L’Isola d’Elba, infatti, con le sue acque cristalline, è a un’ora di navigazione, eppure sembra lontanissima, così come qualunque ipotesi di futuro. Una periferia in cui smarrirsi può essere molto facile, dove le aspirazioni passano attraverso il setaccio della consuetudine portando il più delle volte a non scegliere, a lasciarsi andare al flusso, a ciò che fanno tutti, a non distinguersi per non creare problemi, a perdersi per sempre oppure a seguire un percorso che pare già segnato: per gli uomini la fabbrica e per le donne i salti mortali tra famiglia e il lavoro che capita.
Il legame tra le due protagoniste è di quelli viscerali, come solo l’adolescenza è in grado di stabilire, ma gli equilibri, quando sono così esclusivi e forti, rischiano facilmente di incrinarsi non appena si insinua un terzo elemento, nel caso specifico un ragazzo più grande, con cui una delle due muove i primi passi nell’amore. Mordini trasmette con efficacia il disorientamento, la solitudine, l’ansia, di giornate sempre uguali eppure in grado di smuovere sentimenti profondi, con amori che cedono il passo all’odio, e viceversa, nel giro di una battuta o di uno sguardo. Il regista riesce a far muovere i personaggi in un contesto credibile, gioca di sottrazione, lasciando spazio a non detti e silenzi, esplora i dettagli (molti i primi piani), predilige le sfumature e costruisce un’atmosfera adatta all’esplosione dei conflitti. Più sbrigativo il finale, in cui la morte sembra arrivare più che altro per dare un senso compiuto al film e dove si ricorre alle parole (la voce fuori campo che esplicita il pensiero di Anna) quando fino ad allora erano state sufficienti le immagini. Ottima la prova del cast, in particolare le due protagoniste, che regalano ad Anna e Francesca il loro splendore giovanile.